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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Sergio Toppi - Il superbo cantastorie

Aggiornamento: 1 dic 2023

Un talento straordinario che si abbina ad una elaborata tecnica, una vitalità ed una potenza grafica che hanno pochi eguali al mondo.

"Ogni mattina spargo una manciata di riso sul davanzale della finestra dove lavoro. Mi piace, dietro le tende, vedere svolazzare i miei abituali, voracissimi "clienti". Ipotesi immediata: un Toppi di buoni sentimenti, dedito ai riti di gentilezza quotidiana come provvedere alle necessità dei piccoli popoli dell'aria. Se qualcuno poi gettasse uno sguardo sulle tavole che il detto Toppi va delineando, la musica cambierebbe bruscamente: passeri pochi, ma più spesso un'inquietante fioritura di elmi a bigoncia, kriss malesi, archibugi a ruota, maglie di ferro... Un Jekill sedentario all'inchiostro di china? Troppo, forse. Più semplicemente un fenomeno normale per ogni disegnatore che frequenti d'abitudine la Signora Avventura, che dai suoi adepti esige competenze specifiche in materia. A tutto questo va aggiunto il fascino indubbio che da sempre esercitano le armi con il loro immaginario tanto ricco di suggestioni: si pensi ai colpi di luce sopra una corazza o alla curva perfetta e letale di una lama giapponese. Cosi si possono spiegare le tante tavole 'armate' della mia produzione e l'impressione giustificata che mi diverta di più a disegnare il moschetto a pietra focaia di un granatiere di Pomerania piuttosto che il rasoio trilama della toeletta mattutina..." (Sergio Toppi dall'introduzione del fascicolo "Storia di uomini e di armi nei disegni di Sergio Toppi" del 2002). "Quando gli storici dell’arte si accorgeranno che è esistito anche il fumetto come forma d’arte, a Toppi verrà assegnato un capitolo fondamentale. Noi che lo abbiamo amato possiamo solo ringraziarlo, per le storie e i disegni che ci ha lasciato con passione, umiltà e libertà." (Vincenzo Mollica dal TG1 del 20 agosto 2012)

Potrà sembrare strano, ma è davvero difficile parlare di Sergio Toppi, o meglio è difficile aggiungere qualcosa a quello che è già stato detto su di lui in questi anni. Per molti versi è anche inutile spendere troppe parole; basterebbe guardare i suoi disegni e non ci sarebbe davvero bisogno di altro. Perché l'arte (sì, di questo si tratta) che Toppi ha infuso nei suoi lavori è a dei livelli eccezionali: tutti gli aspetti del disegno raggiungono, nelle sue opere, delle vette assolute. Inevitabilmente.

Sergio Toppi possedeva un talento straordinario che si è abbinato ad una elaborata tecnica, e nell'esecuzione delle sue illustrazioni o tavole a fumetti tutto questo è emerso con una vitalità e una potenza grafica che hanno avuto - e hanno ancora - pochi eguali al mondo.  Tavole e illustrazioni che straripano di neri densi e severi, di fittissimi tratteggi che sono tanto istintivi quanto armoniosi e precisi nel ricreare forme e volumi, di un uso assolutamente originale dei negative space, di una rara capacità di ritrarre con acume e sapienza i vari popoli del mondo rendendoli sempre perfettamente riconoscibili e, infine, di un'enorme cura (direi amore) per la rappresentazione dei costumi, dei tanti dettagli che compongono gli ambienti e di certo dell'atmosfera dei periodi storici che ha affrontato e messo in scena.

Così Giorgio Pellegrini descrisse il lavoro di Toppi nell'introduzione di un albo a lui dedicato: "...il nero di Sergio Toppi è il principe di tutti i suoi colori, è l'anima dura del suo immaginario, il suono cupo dietro il racconto. Nel suo nero si impastano il tempo e le favole vere dell'uomo. Nero è il cavallo di questo superbo cantastorie, capace di attraversare i millenni, razziando, instancabile, un copioso bottino di immagini". La vitale e anche rude energia che il tratto di questo artista esprime sembra entrare in contrasto con il Sergio Toppi uomo dal carattere gentile (anche se è stato rigoroso maestro di se stesso), ma è invece solo il frutto di un'estrema sensibilità, intelligenza, preparazione culturale, oltre che, ovviamente, di una sua visione delle cose del mondo filtrata attraverso un puro talento. A questo va aggiunta anche una fortissima passione verso tutto quello che è la Storia e il passato dell'Uomo, da quello più recente a quello più remoto, anche quello più barbarico, come ebbe a dire durante un'intervista che rilasciò alla fine degli anni '80 nel programma Rai intitolato "Matite d'Italia".

Nato l'11 ottobre del 1932 a Milano, dopo il Liceo Ginnasio Giovanni Berchet si iscrive alla Facoltà di medicina e chirurgia ma si dedica alla carriera artistica esordendo negli anni '50 realizzando illustrazioni per l'"Enciclopedia dei Ragazzi" della UTET e collaborando a una serie di filmati pubblicitari animati con gli studi Pagot. Lavora anche come vignettista alla rivista satirica "Candido". Toppi è contemporaneo di altri giganti del fumetto italiano, come Hugo Pratt, Attilio Micheluzzi, Gianni De Luca, Aldo Di Gennaro, Gino D'antonio e Dino Battaglia, solo per citarne alcuni. Con Battaglia condivise anche diversi interessi comuni al di fuori del disegno oltre che un percorso professionale piuttosto simile, perché, proprio come Battaglia, anche Sergio Toppi ha esordito e lavorato a lungo con riviste storiche come il "Corriere dei Piccoli" (dal 1966), "Il Corriere dei Ragazzi", "Il Messaggero dei ragazzi", "Linus", "Il Giornalino", "Corto Maltese", "Comic Art", "Sgt. Kirk", "Alter Alter" e molte altre. Durante la collaborazione a "Il Messaggero dei ragazzi" (nei primi anni '70), lo stile di Toppi comincia a personalizzarsi: il disegno si riempie di raffinati tratteggi e l'autore inizia a scardinare la gabbia dei fumetti di stile classico, anticipando di molto delle innovazioni grafiche che si imporranno solo anni dopo (sia in Europa che in America). In piu, Toppi, sempre come Battaglia, sembra figlio di una tradizione di disegno e illustrazione che affonda le sue radici nell'800 (o anche prima), dove gli illustratori avevano un peso ben diverso nella società rispetto a quella odierna, e dove il loro ruolo era quello di impegnarsi a interpretare tanto la realtà quanto la fantasia, decifrandole per primi ed essere poi, di conseguenza, dei riferimenti assoluti nella costruzione di nuovi immaginari.

Sergio Toppi è riuscito a farlo anche nel nostro tempo, con una costanza e un impegno mirabili che gli hanno permesso di diventare uno dei disegnatori più celebri e ammirati al mondo.

La sua produzione è davvero vasta, ed è impossibile, soprattutto in uno spazio limitato come questo, elencare tutto quello che questo autore, tra illustrazioni e fumetti, ha realizzato dall'inizio della sua carriera fino ad oggi, ma ci terrei a segnalare almeno opere come "Sharaz-de" e "Sacsahuaman", scritte e disegnate interamente da lui e che contengono storie davvero emozionanti e tavole di assoluta bellezza; il volume "Myetzko", dove sono presenti altre splendide storie accompagnate da splendide tavole; oppure i racconti disegnati su testi di Mino Milani, raccolti poi in vari albi dalla Ivaldi Editore ("I Grandi nel giallo", "Samurai e altre storie", "Cronache d'armi"), o ancora i tre meravigliosi volumi elaborati per la bellissima collana "Un uomo un'avventura", pubblicata dalla Cepim di Sergio Bonelli dalla fine degli anni '70 fino ai primi anni '80, collana che esordì in edicola proprio con un volume di Toppi (su testi di Decio Canzio), "L'Uomo del Nilo" (gli altri due sono "L'Uomo del Messico", sempre su testi di Canzio, e "L'Uomo delle Paludi", questo firmato interamente da Toppi. Alla Sergio Bonelli Editore tornerà negli anni '90 realizzando alcuni albi delle serie "Nick Raider", "Julia", "Martin Mystère" e alcuni racconti per il "Ken Parker Magazine"). Da segnalare sono anche i volumi "Un giorno per caso" e "I racconti della vita", che raccolgono alcune meravigliose storie brevi scritte e disegnate dall'autore milanese per "Il Giornalino".

Nei primi anni '80 Sergio Toppi dà vita all'unico personaggio seriale della sua carriera: lo chiama il Collezionista, ed è un misterioso e affascinante avventuriero, figlio del suo tempo - la fine dell'800 -, un uomo dai modi eleganti ma che si muove in ogni angolo del mondo spinto dall'irrefrenabile desiderio di trovare e accaparrarsi oggetti tanto rari quanto enigmatici.

Il personaggio appare per la prima volta nella storia intitolata "Il calumet di pietra rossa", ambientata nel vecchio West e serializzata sulla rivista "L'Eternauta" nei numeri 7, 8, 9 usciti dal settembre al novembre del 1982, per poi essere presentata in un volume brossurato nella collana "I Protagonisti", pubblicazione collegata a un'altra delle riviste a fumetti più significative tra quelle pubblicate in quel periodo in Italia, vale a dire "Orient Express", edita dalle Edizioni l'Isola Trovata. La collana "I Protagonisti" comprendeva, oltre a quella di Toppi, anche altre serie create appositamente da nomi come Dino Battaglia ("L'ispettore Coke"), Attilio Micheluzzi ("Rosso Stanton"), Gino D'Antonio e Ferdinando Tacconi ("Mac lo straniero").


Le storie scritte e disegnate da Toppi per il personaggio saranno 5 in tutto:

- "Il calumet di pietra rossa" (presentato, come detto, prima su "L'Eternauta" e poi in volume nel n. 2 della collana "I Protagonisti", uscito nel 1984)

- "L'obelisco della terra di Punt" (anche questa storia è serializzata prima su "L'Eternauta" nel 1983 e poi pubblicata in volume nel n. 8 della collana "I Protagonisti", uscito nel 1985)

- "La lacrima di Timur Leng" (serializzata su "L'Eternauta" nel 1984 e poi pubblicata in volume nel n. 15 della collana "I Protagonisti", uscito nel 1986)

- "Lo scettro di Muirdeagh" (serializzata prima su "Sulle rotte dell'immaginario" delle Edizioni San Paolo nel 1986, e poi pubblicata in volume dalle edizioni King Comics nel 2000)

- "La collana di Padmasumbawa" (pubblicata in volume dalle Edizioni Di nel 2006)


Sergio Toppi non ha mai fatto mistero di non amare troppo i personaggi seriali, e sono davvero poche le collaborazioni da lui avute in tal senso, come ad esempio quelle per alcune serie già citate della Sergio Bonelli Editore.

Nonostante gli inviti di Sergio Bonelli, non accettò mai la proposta di disegnare un texone, ad esempio (ma sarebbe stato sicuramente meraviglioso).


Il suo primo personaggio seriale è quindi il Collezionista, e non è un personaggio qualunque: il protagonista è un uomo che ha dedicato la sua vita alla ricerca di oggetti particolarissimi, quasi mistici, e che lui rintraccia attraverso ricerche e percorsi altrettanto inconsueti in diverse zone del pianeta.

Di certo non corrisponde al concetto canonico dell'eroe, perché per venire in possesso di quei cimeli è disposto a usare qualunque mezzo, dando prova di non farsi molti scrupoli.

Può essere quindi un uomo molto pericoloso, ma anche terribilmente affascinante, in grado di esprimere un’eleganza innata come una certa cortesia di altri tempi, e la sua figura, per quanto eccentrica, sembra quella di un autentico signore.

L'incontenibile (e forse insana) passione per oggetti talmente rari da sembrare pure invenzioni, non è però motivata da questioni economiche, anzi: non è il denaro che gli manca e per lui quelle estenuanti ricerche sono mosse da un vera smania di collezionismo, peccando magari di superbia e vanità per l'aspirazione di essere considerato il migliore in quel settore.


Toppi elabora suggestive storie per il suo antieroe, facendolo arrivare anche in remoti angoli della Terra, e, da sempre attento nella descrizione di luoghi e popoli diversi, nelle tavole de "Il Collezionista" crea un mondo perfettamente riconoscibile ma che risulta quasi irreale, per certi versi magico, come se la linea di confine che separa la nostra dimensione da possibili altre sia la strada prediletta dal personaggio, che la percorre con grande naturalezza.

In scena ci sono luoghi lontani da noi geograficamente ma vicinissimi come immaginario, e Toppi definisce nuove mappe con cui inoltrarsi nel mondo della fantasia, in territori sconosciuti, a volte persino primordiali, di sicuro intriganti ma anche inquietanti, trattando vari momenti della Storia (anche italiana, come nell’episodio intitolato "L'obelisco della terra di Punt", in cui si racconta la disfatta durante il primo tentativo di colonizzare l’Etiopia), rielaborandola attraverso la propria ottica e sensibilità espressiva.


Le tavole che compongono la saga de "Il Collezionista" sono di rara bellezza, una continua festa per gli occhi, difficili da descrivere a parole.

I disegni di Toppi prendono letteralmente vita e cominciano a muoversi tra i suoi mille e incantati segni e i soffusi colori da lui scelti, con vignette ricche di particolari e disposte nelle tavole in modo completamente libero, dando ampio spazio a quelle che lo necessitano e chiudendone altre in piccoli riquadri, ma sempre con ammirevole armonia.

Pochi altri disegnatori riescono in tal modo a comunicare una sensazione così netta delle cose rappresentate, ma nei suoi disegni tutto è vivido, soprattutto i volti e gli sguardi dei personaggi, a dire poco penetranti e "indagatori".

Da consigliare è senz'altro anche il volume "Sergio Toppi - Narratore d'immagini" (1997) di Pietro Alligo, Angelo Nencetti e Giuseppe Pollicelli, dedicato alla figura e al lavoro di questo grande disegnatore. Nel 1986, insieme ad altri importanti disegnatori partecipa alla realizzazione del bel volume "Immagini di Sicilia" edito dal consorzio Grafema per conto della Regione Siciliana e dell'Ente Provinciale del Turismo di Messina.


La fama di Toppi arriva ovviamente anche oltre i confini nazionali, e nei primi anni '80 lavora nel mercato francese con la Larousse per "L'Histoire de France en Bande Dessinées" e "La Découverte du Monde en Bandes Dessinées", mentre negli anni '90 la casa editrice Mosquito pubblica una lunga serie di sue opere (quasi 40 volumi). Ammirato da molti suoi colleghi d'oltreoceano, come Walt Simonson, Ashley Wood, Frank Miller o Dave McKean, nel 2005 realizza per la Marvel Comics quattro copertine per la serie "Marvel 1602".


Come illustratore collabora con molte case editrici, tra cui Lo Scarabeo, le edizioni GEMA o le edizioni Crapapelada (Spazio Papel) di Milano, per cui, dal 2003, produce oltre un centinaio di grandi illustrazioni a colori abbinate a diversi testi (talvolta scritti dal disegnatore stesso, talvolta suggeriti dall'editore) e raccolte in vari portfolio: "Leggende senza tempo" (2003), "Altre leggende" (2004), "Hayku" (2005), "I Quattro Elementi" (2005 – con Ivo Milazzo e Josè Muñoz), "Ticonderoga" (2006), "Tomahawk" (2007), "Racconti giapponesi" (2007), "Il ritorno del Samurai" (2007), "Io sono l'erba" e "Divertissement" (entrambi del 2009). Sempre per Crapapelada, dal 2008 al 2012 pubblica diversi volumi che contengono disegni e racconti dello stesso Toppi, come "Leggende", "Questa è terra nostra" e "Luce dell'Est".


Da tempo malato, Sergio Toppi viene a mancare il 21 agosto 2012 all'età di 79 anni. Come ho detto all'inizio, (mi) è difficile parlare dell'arte di questo autore, sarebbe molto meglio (e anche più semplice) vedere i suoi lavori, che sono enormemente più eloquenti rispetto a qualunque discorso. In questo mi faccio aiutare da queste due interessanti video interviste (la prima è molto lunga, e la trovate integralmente su YouTube), e da altri due video dedicati alla sua carriera e opera, lasciandovi direttamente alle immagini e alle parole di Sergio Toppi:

Buone letture e buona visione!





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