Maestro di atmosfere, abbinò una grande abilità narrativa all'approfondimento dei periodi storici trattati, il tutto accompagnato da un senso grafico fuori dal comune.
"Alto, slanciato, atletico, con una sicura baldanza nell'incedere, il passato avventuroso, Attilio Micheluzzi entra nel mondo del fumetto in modo stranamente timido. Inizia infatti con lo pseudonimo di Igor Artz Bajeff, non certo facile da indossare né da pronunciare, in omaggio ad una nonna di Belgrado. Il suo passato più prossimo (gli anni '70) è quello di architetto di aeroporti, ospedali e ambasciate in Africa, tra Senegal, Tunisia, Nigeria, Marocco e, infine, la Libia, da dove viene rimpatriato assieme con molti italiani residenti dopo la caduta della monarchia di quel paese a opera di Gheddafi. Mal d'Africa a parte, per vari motivi di varia natura abbandona il suo vecchio mestiere e si dà al fumetto, vecchia passione affastellata nei cassetti fin da ragazzo. Dopo un po' di pubblicazioni realizzate "in incognito" sul "Corriere dei ragazzi", arriva poi a firmare con nome e cognome le sue storie e finalmente a "dichiararsi" come autore. E' il 1974, e da allora, a cascata, quasi come diga senza argine, è un continuo apparire in questa o in quella edizione, di questo o quel personaggio. La sua matita ha creato almeno otto personaggi di rilievo: "Arthur Travis", "Johnny Focus", "Petra Chérie", "L'Uomo del Tanganika", "L'Uomo del Kyber", "Simon Flash", "Marcel Labrume", "Rosso Stenton" e altre serie per lettori di tutte le età. Una valanga produttiva e di idee che pare non avere cedimenti; Micheluzzi, puntiglioso e preciso, riesce a pensare e disegnare storie affascinanti in un tempo che sembra sempre il più breve possibile, riuscendo poi sempre ad ottenere, attraverso un'inquadratura, il segno e la metrica narrativa, risultati davvero stupefacenti. Nelle sue storie non ci sono troppe concessioni a prologhi o presentazioni: ci si cala dentro fin dalla prima vignetta e le si vive d'un fiato fino in fondo, queste avventure fatte di bianchi e neri purissimi, solari ed eleganti". (dall'introduzione a "Marcel Labrume: A la recherche du temps perdu così come me l'ha raccontata" - Milano Libri Edizioni - 1985)
Attilio Micheluzzi nasce l'11 agosto 1930 a Umago, in Istria, all'epoca territorio italiano (oggi fa parte della Croazia). Grazie a suo padre, che è comandante di squadriglia della Regia Aeronautica, da ragazzo si appassiona al volo, un interesse che conserverà per sempre, come si può facilmente riscontrare in molti suoi fumetti. Si laurea in architettura a Napoli ma esercita la sua professione prevalentemente in Africa, ed è sul punto di essere nominato Architetto della Casa Reale a Tripoli (anche se, come architetto, Micheluzzi spesso si ritenne fallito), quando, nel 1969, Muhamar Gheddafi innesca un colpo di stato che obbliga molti italiani a rientrare in patria. Tornato in Italia si stabilisce a Napoli con la sua famiglia e, giunto ormai all'età di quarantadue anni e non trovando più le opportunità (come neanche le motivazioni) per riprendere il lavoro di architetto, decide di dedicarsi totalmente ad un'altra sua grande passione: il fumetto.
Dopo aver inviato alcune tavole al "Corriere dei Ragazzi" di Giancarlo Francesconi, al quale piacciono, inizia a percorrere la via che lo porterà a diventare nel giro di pochissimo tempo uno dei migliori e più originali fumettisti italiani. Il suo debutto artistico avviene dunque sulle pagine del "Corriere dei Ragazzi", firmando le sue tavole con lo pseudonimo di Igor Artz Bajeff, una scelta che abbandonerà presto. La prima storia pubblicata è un'avventura della serie "Dal nostro inviato nel tempo Mino Milani" dove, ovviamente su testi di Guglielmo "Mino" Milani (uno dei pilastri di quella pubblicazione), disegna "Il pilota che morì due volte" ("Corriere dei Ragazzi" n.11, 1972). La storia gli consente di trattare, neanche a farlo apposta, il tema dell'aviazione, e segna l'inizio di una proficua collaborazione con quella rivista, che proseguirà fino al 1976 con una serie di racconti scritti sempre da Milani (ma firmati dallo scrittore anche con molti dei suoi pseudonimi, tra cui Stelio Martelli, Piero Selva ed Eugenio Ventura). Nonostante un esordio non proprio precoce, l'autore nella sua carriera arriva a realizzare una vasta produzione di fumetti e personaggi differenti (collaborando alle moltissime riviste allora presenti sul mercato, dal "Corriere dei Ragazzi", come detto, a "Il Giornalino", oppure "Comic Art", "Orient Express", "L'Eternauta", "Skorpio", "Supergulp", "Più"), mantenendo sempre la massima attenzione alla narrazione per immagini e alla costruzione delle tavole. Micheluzzi mostra sin da subito una forte predilezione per le storie d'avventura solitamente caratterizzate da un'ambientazione che si potrebbe definire d'epoca, in un passato più o meno recente e molto spesso incastonata in periodi di grandi conflitti e grandi cambiamenti.
Ovviamente non mancano fumetti ambientati nel presente, come "Johnny Focus" (il suo primo personaggio seriale, creato nel 1974 e realizzato fino al '76 per il "Corriere dei Ragazzi"), un fotoreporter sempre in giro per il mondo che si trova coinvolto in situazioni ad alto rischio e nelle cui storie non mancano anche risvolti sociali (successivamente il personaggio verrà ripreso sulle pagine di "Orient Express", nel 1982), oppure una storia di Dylan Dog, la sua prima collaborazione con Tiziano Sclavi (sceneggiatore che ritroverà poi in "Roy Mann").
Nel 1976 esordisce sulle pagine de "Il Giornalino" il personaggio di Capitan Erik, realizzato su testi di Claudio Nizzi:
Nel 1977, sempre per "Il Giornalino" Micheluzzi crea il personaggio di Petra Chérie, uno dei suoi più riusciti e importanti, oltre che famosi, che verrà poi ripreso nel 1982 sulle pagine della rivista "Alter Alter" (e anche in questa occasione l'autore riesce a sfogare in molte storie tutta la sua passione per gli aerei). Con la serie "Petra Chérie" si entra nel vivo, forse per la prima volta, della piena poetica narrativa e grafica di questo autore: Petra de Karlowitz è un'affascinante ragazza di origine polacca che ha vissuto a lungo in Cina, che parla correttamente cinque o sei lingue e vive le sue avventure negli anni della Prima Guerra Mondiale. Abita in una grande casa a Sluis, in Olanda (nazione rimasta neutrale al conflitto), dove amministra la società commerciale della famiglia. Da vera anticonformista qual è, nutre una certa simpatia per gli alleati franco-inglesi (verso cui offrirà i suoi servigi come spia), osteggiando invece le forze tedesche. E' un'abile (e spericolata) pilota d'aereo, e pronta a sfidare la sorte a testa alta fa sempre quel che le pare senza aspettare l'approvazione di nessuno e senza dover essere considerata per questo un'antesignana del femminismo. Anzi, l'autore considerava il suo personaggio per certi versi quasi una sorta di risposta "…ad un tipo femminile che andava allora di moda, abbastanza sguaiato, blindato in altre chiusure mentali pensate per essere in contrapposizione con quelle maschili, e che credeva di realizzarsi ed emanciparsi semplicemente dicendo cazzo ad ogni istante".
Nel 1980 nasce invece Marcel Labrume, in assoluto uno dei migliori personaggi di Micheluzzi, un soldato francese (il cognome significa letteralmente "la nebbia", per sottolineare alcune caratteristiche del carattere del personaggio) di stanza in Africa nel 1942, che si contraddistingue per essere molto credibile e umano, cinico e disilluso, ricco di difetti e di contraddizioni. La serie venne pubblicata in due cicli di storie sulla rivista "alter alter" dall'ottobre del 1980 al gennaio 1981, e poi da ottobre 1982 a giugno 1983. Un programmato terzo ciclo di storie non venne mai realizzato. Nel 2017 l'intera serie è stata raccolta in un volume omonimo, edito in Italia dalla Nicola Pesce Editore. Sul numero del novembre 1980 di "alter alter", successivo a quello dell'esordio del personaggio, Luca Boschi scrisse: "Caro Alter, sono rimasto molto impressionato dalla prima puntata di Marcel Labrume di Attilio Micheluzzi. Si tratta certo di conoscere il seguito […] ma già da ora mi pare ottimo. È, infatti, un vero romanzo, come solo un altro autore italiano sa farlo, ovvero Hugo Pratt. E in più ha un bel disegno, da grande storia. Chi è Attilio Micheluzzi?".
Le straordinarie capacità di Micheluzzi non sfuggono all'attenzione di Sergio Bonelli, che gli chiede di realizzare due albi della splendida collana "Un uomo un'avventura", pubblicata tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 dalla casa editrice Cepim (futura Sergio Bonelli Editore), che richiama al lavoro una generazione di autori di fumetti (principalmente italiani ma non solo) che rappresentano uno dei più alti livelli di qualità narrativa e grafica mai visti in Italia. Escono quindi "L'Uomo del Tanganyka", del 1978, ambientato durante la guerra del 1914-18 con la contrapposizione di tedeschi ed inglesi in territorio africano, e "L'Uomo del Khyber", nel 1980, ambientato in Afghanistan nel 1979, che in vece narra le gesta di Reginald Winkie e la sua difficile condizione a cavallo tra cultura europea ed indiana, che rappresentano il meraviglioso contributo dato da Micheluzzi alla collana.
Nell'82 crea poi il personaggio di Molly Manderling (ritrovando Mino Milani ai testi). La storia è ambientata sul finire dell'ottocento nel Granducato di Mecklenburgo, nella Germania nord-orientale, e ancora una volta i due autori riescono a creare uno splendido affresco di un'epoca, che vede la giovane dottoressa Molly Manderling suo malgrado coinvolta in complessi giochi di potere e intrighi di palazzo volti ad impedire la naturale successione del principe Gustavo V di Mecklenburgo. Nello stesso anno inizia a collaborare con un'altra rivista di fumetti d'autore, "L'Eternauta", per la quale crea la serie "Rosso Stenton": l'ambientazione questa volta è a ridosso della Seconda Guerra Mondiale, e "Rosso" (soprannome datogli per il colore dei suoi capelli) è un marinaio di prima classe a bordo del Cincinnati, una nave da guerra americana, ma le sue avventure lo vedranno impegnato in giro per il mondo, tra la Manciuria e la Russia. Più o meno dello stesso periodo è poi la serie "Air Mail", il cui primo episodio viene pubblicato a puntate sulla rivista "Orient Express". Qui Micheluzzi torna di nuovo al suo tema prediletto, quello dell'aviazione, raccontando le avventure di un corriere postale e anticipando di qualche anno un'altra opera su questo stesso tema: nel 1986 pubblica infatti il primo episodio di Jean Mermoz (sulla rivista "Corto Maltese"), la biografia dell'omonimo pilota francese pioniere dell'aviazione postale del secolo '900, fumetto che troverà pubblicazione completa soltanto in volume da parte dell'editore Lizard. Rispetto alle opere precedenti, la principale novità formale delle serie di "Air Mail" e "Rosso Stenton" riguarda sostanzialmente l’introduzione del colore, realizzato sempre dall'autore con toni piuttosto tenui (utilizzando anche dei pastelli) e mai coprenti.
Nel 1987, spiazzando i suoi lettori, esordisce con un nuovo stile, una personale linea chiara che si adatta alla perfezione alle avventure scanzonate e ipercitazionistiche del già citato Roy Mann di Tiziano Sclavi. La serie vede la luce sulla rivista "Comic Art" a partire dal giugno 1987, e racconta le peripezie di uno sceneggiatore di fumetti degli anni '30 che, in una serie continua di rimandi e sovrapposizioni tra realtà e finzione, confonde la sua vita privata con le fantascientifiche avventure che lui stesso inventa. Nato come albo autoconclusivo, Roy Mann si è trasformato in personaggio seriale grazie al favore dimostrato dai lettori. In tutto Micheluzzi ne disegnerà tre avventure, la terza pubblicata postuma, sempre da "Comic Art", nel 1991. La collaborazione di Micheluzzi con Sclavi era iniziata poco prima con "Gli orrori di Altroquando" (uscito sempre nell'87), il secondo albo speciale di Dylan Dog, una storia fatta di tante microstorie surreali, granguignolesche, commoventi e decisamente spiazzanti.
Nelle pagine di "Comic Art", l'autore pubblicherà poi anche "Titanic" (1988), una narrazione romanzata e ricca di umanissimi personaggi del viaggio inaugurale del famoso transatlantico. Una storia più consueta sulle vicende del Titanic era stata già affrontata dall'autore nel 1972 sulle pagine del "Corriere dei Ragazzi" con la storia breve "La tragedia del Titanic" per la serie "Dal nostro inviato nel tempo Mino Milani" (con testi ovviamente di Milani).
Su "Comic Art" troveranno inoltre spazio l'episodio "Articolo 7", per la serie "I diritti umani" (realizzato con uno stile caricaturale e grottesco, lontano da quello solito dell'autore) e soprattutto la storia che può essere considerata il suo testamento: "Afghanistan", una lucida riflessione sulla difficile situazione politica e sociale di quel paese. Quest'opera non è stata mai portata a termine, ma la sua pubblicazione (su "Comic Art" n. 75, del gennaio 1991) ha consentito di apprezzare il metodo di lavoro dell'autore; le tavole pubblicate dalla rivista infatti alternano vignette appena abbozzate ad altre ben rifinite ad altre ancora complete ed inchiostrate. In "Siberia" (pubblicata su "Corto Maltese" nel 1989) invece vengono narrate le vicende umane di Gabriel Belosselsky Kovalensky, aristocratico russo che in seguito ad un fallito attentato alla vita dello Zar Nicola II Romanov viene condannato ai lavori forzati in Siberia, punto di partenza di una vita intensa e dolorosa.
Se già conoscete il lavoro di Attilio Micheluzzi, magari questo post vi farà venire la voglia (spero) di rileggere alcune sue cose, ma se è la prima volta che sentite fare il suo nome, beh, allora avete l'occasione di poter scoprire la splendida opera di uno dei più grandi fumettisti italiani, che ha saputo coniugare una grande e sentita abilità narrativa ad uno scrupoloso approfondimento dei periodi storici trattati, il tutto accompagnato da un senso grafico fuori dal comune, figlio di illustri riferimenti (tra cui spiccano senz'altro Milton Caniff, Alex Raymond e Hugo Pratt), capace di creare, tavola dopo tavola, pregnanti atmosfere in cui immergere le sue storie, i suoi personaggi e, non ultimi, i suoi lettori. Famose restano, in questo senso, le sue ambientazioni notturne, dense di massicci neri su oggetti e personaggi in contrasto con luminosissimi cieli.
Seguendo il suo lavoro, si nota che lo stile di Micheluzzi cresce di storia in storia, affinandosi sempre più e puntando sugli elementi verso cui l'autore si sente portato, tra cui le ambientazioni (sempre molto curate, anche se rappresentate con un tratto quasi impressionista) e le inquadrature (alcune decisamente anomale, ma frutto di un senso estetico straordinario), e invece "nascondendo" nelle vignette, con abilità e molta ironia (a volte soprapponendo semplicemente i balloon addosso a dei dettagli), le cose che nel disegno lo affaticavano maggiormente.
Attilio Micheluzzi muore prematuramente il 20 settembre del 1990. Pochi mesi prima aveva accettato la proposta arrivatagli da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo di collaborare al progetto del "Ken Parker magazine", e quindi alla realizzazione delle nuove avventure di Ken Parker. Purtroppo non potremo mai vedere cosa questo grande autore avrebbe fatto alle prese con uno dei più significativi personaggi del fumetto italiano e con il genere western.
Su di lui sono stati realizzati molti volumi, e qui segnalo almeno "Attilio Micheluzzi" (ed. Del Grifo - 1986), di Mauro Paganelli e Vincenzo Mollica, "Micheluzzi" (Little Nemo Editore - 2010) a cura di Santo Alligo con interventi di Vincenzo Mollica e Loris Cantarelli, "I Maestri del fumetto: Attilio Micheluzzi", presentato nel primo numero della collana "Avventura magazine" (Sergio Bonelli Editore - 2015), e "Attilio Micheluzzi, architetto d'avventure" (Black Velvet Editrice - 2008), realizzato dal Napoli Comicon, che possono essere dettagliate guide per arrivare ad apprezzare e capire meglio il lavoro compiuto da Micheluzzi, una figura che forse in questi ultimi anni è stato un po' troppo dimenticata (in favore di chi o cosa non si capisce bene, visto che da tempo si sente l'assenza di autori con questa preparazione, capacità e peso).
Tra i più importanti riconoscimenti ottenuti dall'autore spiccano lo Yellow Kid nel 1980 a Lucca comics, e il Prix Alfred nel 1984 ad Angoulême (la più grande manifestazione fumettistica francese).
Esiste anche un premio a lui intestato: ogni anno, infatti, nell'ambito della rassegna Napoli Comicon, vengono assegnati i Premi Attilio Micheluzzi alle opere, sia italiane che internazionali, che si distinguono nelle varie categorie prese in esame.
Buone (ri)letture!
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