top of page
Cerca

Attraversando il deserto dei Tartari

  • Immagine del redattore: Pasquale Frisenda
    Pasquale Frisenda
  • 1 gen
  • Tempo di lettura: 11 min

Aggiornamento: 7 gen

Album dedicato alla lavorazione del volume a fumetti tratto dal capolavoro di Dino Buzzati.

"Così una pagina lentamente si volta, si distende dalla parte opposta, aggiungendosi alle altre già finite. Per ora è solamente uno strato sottile, quelle che rimangono da leggere sono in confronto un mucchio inesauribile, ma è pur sempre un'altra pagina consumata, signor tenente, una porzione di vita." (da "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati) "Trascorreranno quindici anni prima che egli inizi a rendersi conto che il tempo è fuggito, prima che riesca ad individuare, a ritroso, perfino l'attimo esatto in cui la giovinezza gli è sfuggita di mano. La prima sera che fece le scale a un gradino per volta."

(da "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati) "Anche nel più saggio degli uomini la speranza della gloria è l'ultima a estinguersi." (da "HIstoriae" - Libro IV - 6 - di Publio Cornelio Tacito) Il 17 maggio è arrivata in tutte le librerie e fumetterie la versione a fumetti de "Il deserto dei Tartari", un volume a cui mi sono dedicato negli ultimi anni, scritto da Michele Medda, edito dalla Sergio Bonelli Editore e ovviamente tratto dal romanzo di Dino Buzzati uscito nel 1940.

Ufficialmente il lavoro è iniziato verso la metà del 2019, ma l'idea è nata precedentemente e un po' per caso, scaturita dai quei post (evidentemente non pochi) da me dedicati a Buzzati in Facebook e che sono stati poi notati in redazione. Stabilita l'intenzione di sviluppare un progetto simile, bisognava però individuare uno sceneggiatore adatto: non sono poi molti quelli a cui proporre un lavoro di questa portata ma Michele Medda poteva essere la persona giusta, anche perché, per pura coincidenza, poco tempo prima mi aveva parlato proprio di quel libro di Buzzati da utilizzare come spunto per una storia breve (di fantascienza) da fare insieme in uno spazio editoriale che si era appena aperto. Dopo l'inevitabile periodo di tempo passato per l'acquisizione dei diritti, la sceneggiatura de "Il deserto dei Tartari" viene consegnata alla fine dell'estate del 2019, ma, per ragioni varie, sarà poi modificata in alcune parti e in diversi momenti, cosa che imporrà allo sceneggiatore un non semplice lavoro di supervisione. Nonostante questi ulteriori interventi, il corpo del racconto rimane compatto e include delle varianti rispetto al materiale originale che personalmente ho trovato sempre centrate, oltre che interessanti da sviluppare graficamente, come la rielaborazione del sogno di Giovanni Drogo, il giovane tenente protagonista della storia (un paio di questi spunti sono rimasti infine esclusi, con rammarico di entrambi). In tal senso, Michele ha qui dato prova di possedere un suo preciso concetto di narrazione, oltre che aver manifestato una disponibilità nel confrontarsi con il disegnatore decisamente rara in questo ambiente, valutando continuamente le idee che gli proponevo, sia per aggiungere singole vignette (non poche) o persino inedite sequenze (spesso mute, che sentivo necessarie per dilatare i tempi), ma anche per particolari dettagli narrativi, tipo un libro messo in mano al protagonista in tante vignette e di cui si scoprirà il titolo solo nella sequenza conclusiva (titolo che fa riferimento ad uno dei passaggi per me più toccanti del testo buzzatiano e che non volevo mancasse nel volume a fumetti). E' capitato naturalmente di avere opinioni diverse, anche opposte su alcuni passaggi, ma siamo sempre riusciti a mantenere un equilibrio tra le rispettive visioni, in un rapporto professionale schietto e aperto. Di regola il livello di scrittura nelle sceneggiature di un fumetto risulta essere molto lineare o anche un po' statico per diverse esigenze (ma la rigidità di pensiero che esprimono alcuni sceneggiatori a me sembra che rasenti però l'ottusità), ed è difficile, per quanto possa sembrare strano, trovare scrittori di fumetti davvero in grado di capire e addirittura di valorizzare il disegno, e ancora meno sono quelli che "scrivono con il disegno", ovvero in funzione della narrazione visiva, limitando o a volte anche rinunciando alle parole, cosa che Michele, in questo particolare progetto, dimostra invece di voler fare, sia per scelte sue che assecondando e dando spazio a diverse mie iniziative. So bene che in pubblicazioni che hanno impostazioni precise e scadenze inderogabili la produzione del materiale ha priorità stabilite in partenza, ma qui Michele ha manifestato di avere anche altre esigenze. Concretamente io le tavole le ho realizzate dalla fine del 2019, poi in alcuni mesi del 2021, e nel 2022 e 2023, concludendo la revisione del lavoro nei primissimi mesi di quest'anno. L'interruzione del 2020 e di parte del 2021 è stata determinata da un impegno lavorativo preso precedentemente e che dovevo consegnare e da questioni personali. Mettendo insieme il tempo che mi è stato necessario per completare tutte le tavole, compresi gli immancabili rifacimenti e cambi di rotta (previsti o meno), direi che può essere sommato in circa 2 anni e 10 mesi.

Di cose da dire su questo lavoro ne avrei tante (proprio tante), perché l'ho elaborato attraverso una lunga ricerca iconografica di vario materiale (di cui trovate QUI i dettagli), cosa che per me era assolutamente indispensabile per arrivare ad una stratificazione delle immagini in grado di contenere più elementi narrativi insieme, e che mi ha anche spinto verso una sintesi maggiore del segno che uso abitualmente, qui scelto per tentare di suggerire delle atmosfere più rarefatte, ma, per una serie di questioni che sarebbe troppo lungo da riassumere, mi limiterò a questo post, senza rilasciare nessun tipo di intervista, almeno per ora. In futuro si vedrà e, se ci sarà modo, racconterò il mio punto di vista sugli aspetti che hanno caratterizzato questo impegno, da quelli più positivi a, magari, quelli che non lo sono stati.

Diversi anni fa, un affermato sceneggiatore, rispondendo ad un collega che aveva fatto una battuta sul sottoscritto, allora quasi esordiente nel settore, disse: "Pasquale parla attraverso i suoi disegni", chiudendo di netto il discorso.

Quelle parole mi fecero riflettere e non le ho più dimenticate.

Anche adesso è così, e le cose più importanti che avevo da dire in questo anomalo lavoro (anomalo per me, intendo) sono nelle 163 tavole presenti nel volume.

Di tavole in realtà io ne ho fatte molte di più, ma buona parte di queste sono finite irrimediabilmente nel cestino (nel volume era prevista una corposa sezione di extra dedicata a una selezione di questo materiale oltre che ai tanti studi preparatori, che credo poteva essere di qualche interesse per i lettori e stimolare diverse chiavi di lettura, ma è stata invece omessa per ragioni che ignoro. Anche nel video che segue, elaborato più di un anno fa da Alex Dante e ora completato con l'inserimento della copertina, sono presenti alcune vignette che sono state poi scartate nella versione finale).

C'è quindi solo questo libro, per chi vorrà leggerlo e guardarlo, dove sono racchiuse le tavole che mi hanno "tenuto compagnia" in un periodo, quest'ultimo, che non è stato affatto lieve sotto molti aspetti (per me come immagino per tante altre persone):

"Il deserto dei Tartari" (di cui trovate QUI un audiolibro) è di sicuro uno dei lavori per cui Dino Buzzati viene giustamente ricordato tra i maggiori scrittori italiani del '900. E' il suo terzo romanzo, pubblicato mentre l'Europa è sotto i colpi di una delle peggiori guerre affrontate dall'Uomo. Il tema centrale della vicenda è quello della fuga del tempo e di come le illusioni possono diventare delle prigioni per l'esistenza di un individuo. Una storia che si fa universale, per come ognuno di noi può riuscire a sentire proprie quel tipo di angosce o mancanze, questioni che le parole scelte dall'autore rendono precise e taglienti come dei bisturi. Nel 1976, il regista Valerio Zurlini ne trasse un film, che pur se si concentra solo su alcune parti del romanzo, tralasciando quelle più oniriche, risulta ancora oggi essere comunque una pellicola interessante, trovando nella sua regia asciutta, quasi teatrale, e nell'interpretazione del ricco cast di attori, il suo punto di forza. Da segnalare è anche la bellissima e ispirata colonna sonora eseguita da Ennio Morricone (il brano qui riportato, che nel film accompagna Giovanni Drogo nel suo iniziale viaggio verso la Fortezza Bastiani e che può essere anche il commento sonoro per questo album, si intitola "Il deserto come estasi"):

In un'intervista, lo scrittore, giornalista, pittore e in qualche forma anche fumettista bellunese affermò che lo spunto per il romanzo nacque "dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi al Corriere della Sera. In me si era radicata l'idea che quel tran tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita. Fu un periodo pesante e monotono. I mesi passavano, passavano gli anni, e io mi chiedevo se le speranze, i sogni inevitabili di quando si è giovani, si sarebbero atrofizzati a poco a poco, se la grande occasione sarebbe arrivata o meno. È un sentimento comune, io penso, alla maggioranza degli uomini, soprattutto se incasellati nell'esistenza ad orario delle città. La trasposizione di questa idea in un mondo militare fantastico è stata per me quasi istintiva".

E' nel 1933 che Buzzati inizia il lavoro redazionale notturno nella sede del Corriere della Sera, ed è in quella dimensione che comincia quindi a elaborare l'idea e a scrivere "Il deserto dei Tartari". Questo disegno, realizzato nel 2019 e intitolato "1933 - Omaggio a Dino Buzzati", è una dedica a quel preciso momento:

Il post è invece aperto da "Verso Bastiani", in assoluto il primo disegno fatto per questa iniziativa, poi utilizzato dalla casa editrice per presentarla all'edizione di Lucca Comics & Games del 2019.


Qui di seguito trovate altre immagini dal tavolo da disegno e alcune tavole, vignette e studi preparatori in anteprima. Se mi è consentito un suggerimento, dico solo che, pur se sono cosciente che un albo o un volume a fumetti viene letto di solito piuttosto in fretta per la curiosità di vedere come finisce la storia, in questo caso il finale "è noto", nel senso che è una cosa di cui tutti siamo consapevoli e che, prima o poi, arriverà. Non c'è davvero nessun bisogno di correre per arrivare alla fine. Come scrisse lo stesso Buzzati: "Ciascuno di noi forse porta scritta in una recondita particella del corpo, la propria finale condanna. Ma perché andare determinatamente a disseppellirla?".

Considerando questo, mi piacerebbe che la lettura procedesse quindi con un ritmo diverso, cercando magari di farla soffermare su dei dettagli (a volte anomali) presenti in molte tavole, che vanno ad arricchire la narrazione di significati ulteriori ma sempre strettamente legati ai momenti dove appaiono; sono vari elementi, che a volte riguardano la vita e il lavoro di Dino Buzzati (tra romanzi, racconti, disegni e dipinti), altre volte delle opere d'arte (incisioni, sculture o quadri, questi ultimi spesso abbinati alle varie personalità dei personaggi a cui sono affiancati), oppure i tanti elementi simbolici (alcuni più evidenti, altri forse più enigmatici, da approfondire in un secondo momento), o ancora solo delle suggestioni arrivate da altri autori (come, giusto per scegliere un singolo esempio, una striscia visualizzata graficamente seguendo un passaggio di una lettera scritta da Primo Levi a Mario Rigoni Stern, dove parlava di "una lenta nevicata dei giorni"), in modo da restare il più vicino possibile a Giovanni Drogo nella sua lunghissima permanenza in quella remota fortezza ai limiti di un ampio deserto, in attesa di un qualcosa che dia senso alla sua vita.

Anche la questione del tempo che passa, centrale da un punto di vista narrativo ma non comune nei fumetti, dove, di regola, l'età dei personaggi rimane "congelata" per sempre, viene sottolineata in diversi modi nelle tavole, da quelli più evidenti (gli orologi presenti in molteplici momenti, dove le lancette scorrono implacabilmente), ad altri più sfumati.

Per far capire meglio cosa intendo per la questione dei dettagli e dei riferimenti, questa tavola in particolare può essere utile in tal senso: - Nella prima vignetta è presente uno scorcio di una strada di Milano, via S. Marco, all'epoca in cui i navigli erano ancora tutti aperti. In via S. Marco abitarono a lungo i genitori di Dino Buzzati.

- Nella seconda vignetta, i nomi leggibili sull'insegna del negozio fanno riferimento ai soprannomi che Buzzati e il suo miglior amico durante l'adolescenza, Arturo Brambilla, si erano dati a vicenda in un periodo dove avevano sviluppato una passione per l'antico Egitto.

- Nella terza vignetta, il nome della strada è un rimando ad un luogo di "Poema a fumetti", sperimentale lavoro di Buzzati pubblicato nel 1969 e considerato uno dei primi esempi di graphic novel al mondo:

Parlando di fumetti, nelle tavole non mancano anche diversi omaggi - evidenti o solo velati - ad autori che per la mia formazione sono stati e continuano ad essere molto importanti, come Hugo Pratt, Gianni De Luca, Dino Battaglia o Ivo Milazzo. Aggiungo in conclusione che vorrei che questo libro non fosse definito un graphic novel - termine che può avere senso giusto negli Stati Uniti, per come si è sviluppato il fumetto in quel Paese -, ma proprio come libro a fumetti. In Europa (o in Sudamerica, per dire) la storia del fumetto ha avuto un percorso ben preciso, molto importante, e produzioni non destinate esclusivamente al pubblico più giovane, per complessità e profondità dei temi trattati, sono state sempre presenti e sono arrivate ad influenzare anche altri media. Tra i tanti modi in cui viene chiamato il fumetto nel mondo, la parola scelta qui in Italia a me sembra la più adatta. Fumetto è una parola bellissima, che indica con precisione il genere narrativo a cui si riferisce e senza svilirlo, conservando anzi anche una natura decisamente poetica. Non sacrifichiamola per altre che lasciano un po' il tempo che trovano.

 

Ah, dimenticavo: tutte le tavole de "Il deserto dei Tartari" sono state realizzate a mano e con tecniche tradizionali.

In almeno due occasioni ho richiesto che la cosa, per me da sempre importante - oggi più che mai, in tempi di IA imperanti -, fosse indicata in qualche modo nel volume, ma non c'è stato proprio niente da fare. La specifico dunque almeno qui. A tutti quelli che vorranno concedere un'opportunità a questo libro (a fumetti), auguro una buona lettura!

Tavole e vignette:












Alcuni degli oltre 30 studi utilizzati per presentare il progetto agli eredi Buzzati:

Proposte di inchiostrazione:

Due parole in più vanno poi spese per la descrizione della fortezza Bastiani, preparata come prima definizione di quel determinante luogo del racconto e da me poi utilizzata per far muovere i personaggi in maniera coerente al suo interno in tutte le tavole, attenendomi sempre ai vari spazi qui elencati. Il suo elemento più identificabile, visibile anche dall'esterno delle mura, ovvero la torre centrale, ha però delle caratteristiche particolari: la sua forma subisce piccole variazioni durante lo svolgersi della storia, ma anche alcuni corridoi o stanze dell'avamposto a volte contengono cose tra loro incongruenti (scale di legno e di pietra) o che dovrebbero essere all'esterno, tipo una meridiana (che ha però un significato preciso); il tutto punta a suggerire che quella costruzione sia un personaggio vero e proprio, che cambia il suo aspetto nel tempo e che non svela mai del tutto la sua natura. Sarebbe stata un'immagine preziosa nel volume, credo anche per i lettori, ma, per misteriosissime scelte editoriali, non è stata inclusa:

P.S. Il libro io l'ho dedicato a due persone che, per motivi estremamente diversi e in maniera del tutto inconsapevole, hanno contribuito al progetto: una di queste è una mia cara amica, e gli ha dato in qualche modo proprio origine, più di dieci anni fa, invitandomi a rileggere il romanzo di Dino Buzzati perché me lo sentiva affine (e da lì poi le cose hanno avuto un loro percorso, come in un effetto domino, con i post in Facebook destinati allo scrittore, proprio quelli notati in redazione e che diedero il via al tutto, arrivando fino ad oggi), l'altra, che gli ha dato una forma, è mia madre, o meglio, lo hanno fatto parte delle sensazioni causatemi dalla sua scomparsa.

Nonostante il mondo del fumetto le sia rimasto sempre estraneo, si era invece curiosamente interessata a questo insolito impegno chiedendo tante cose sul tipo di racconto, sullo scrittore e guardando il film, che aveva seguito anche grazie alla presenza di attori che le erano familiari, come Vittorio Gassman e Giuliano Gemma.

Oltre disegnare e cercare documentazione di vario genere, in questi ultimi anni ho anche letto diverse cose che mi hanno aiutato a capire e placare un po' quei pesanti pensieri che si fanno strada davanti a particolari perdite, e non poche di queste considerazioni sono poi arrivate nelle tavole, riformulate attraverso dei simboli o vere e proprie citazioni.

Mi sarebbe piaciuto molto poterle mostrare il risultato ma non posso più farlo, però, per quelle strane cose della vita, proprio il 17 maggio, il giorno dell'uscita del volume in libreria, avrebbe compiuto gli anni e quindi questo sarà una sorta di mio regalo "a distanza", se così si può dire.


 
 
 

Comments


© 2023 by The Artifact. Proudly created with Wix.com

bottom of page