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Immagine del redattorePasquale Frisenda

Gianni De Luca - Nato con la matita in mano

Aggiornamento: 5 nov 2022

Un autore originalissimo, che ha introdotto nel linguaggio del fumetto alcune innovazioni ancora oggi sorprendenti, con un'abilità, una dedizione e una preparazione rara.

"Un buio assoluto, totale, simile a quello che avrà assillato l'ignoto autore dei bisonti ad Altamira quando, in qualche notte senza luna, avrà messo il naso fuori della sua caverna… solo chi ha visto quel buio (intendo quel vuoto assoluto di forme, di spiragli, di chiarori) può presumibilmente davvero capire il Disegno." (Gianni De Luca)


Gianni De Luca nasce a Gagliato, in provincia di Catanzaro, il 27 gennaio del 1927, e anche se con la sua famiglia si trasferisce presto a Roma, dei primi anni della sua infanzia passati in Calabria gli restano ricordi così indelebili che lo accompagneranno per tutta la vita e che, in qualche modo, gli formeranno il carattere e la sua visione del mondo (il "buio" citato all'inizio è quello raccontato da De Luca in una lunghissima conversazione con la figlia Laura - pubblicata nel 3° volume della ristampa integrale de "Il commissario Spada" edita dalla casa editrice Black Velvet e dalle edizioni BD tra il 2003 e il 2006 -, ed è quello delle immense notti calabresi, piene di quella "nera vedovanza", come la definì). Il percorso che lo porterà a diventare uno dei massimi fumettisti, illustratori, pittori e incisori italiani inizia negli anni '40, durante la guerra, quando si iscrive ad un istituto aeronautico, che abbandona in fretta per poter iniziare a frequentare il liceo artistico. Nel 1945 riceve il suo primo impegno come disegnatore illustrando per la ELS (Editrice Libraria Siciliana) il romanzo "Senza famiglia" di Hector Malot, ma già desidera dedicarsi completamente ad una delle sue grandi passioni: il fumetto. Nel mondo delle nuvole parlanti esordisce nel marzo del 1946, collaborando a varie riviste tra cui "Tam-Tam" e gli "Albi Roma", con storie relativamente brevi come "Il guercio sconfitto", "Anac il distruttore" e "La meravigliosa invenzione", su testi di Danilo Forina, mentre nel 1947 esce con l'albo intitolato "L'oasi di Kamrasi".


Sull'importante settimanale "Il Vittorioso", De Luca debutta alla fine del 1947 con la storia intitolata "Il mago Da Vinci", ma l'anno precedente alcuni suoi disegni erano apparsi su quella rivista a corredo di diverse rubriche. Nel 1948 escono alcune storie brevi: "Il nemico nell'ombra" (per la serie "Ted") e "Il fiore della morte", "Il re della montagna" (per la serie "Jim Brady"). Sempre su "Il Vittorioso" illustra poi due racconti, fra i quali "Battaglia ai ciuffi bianchi" scritto da Alberto Malfatti, che suscitò grande entusiasmo fra i giovani lettori. Sempre nel '48 esce il primo "Diario Vitt" (serie di pubblicazioni dedicate principalmente a Benito Jacovitti, uno dei disegnatori di punta de "Il Vittorioso": il nome del diario è la sintesi del titolo della rivista e del cognome dell'autore), di cui De Luca realizza la copertina e le illustrazioni interne. Tra il 1949 e il 1950 vengono pubblicate diverse sue storie: "I naufraghi del Mc. Person", "Prora vichinga", "L'impero del sole", "La sfinge nera" e "Il tempio delle genti", ambientate in un tempo passato in parte realistico in parte di fantasia, nell'ambito delle quali De Luca dimostra una forte capacità di immedesimarsi nelle trame e d'interpretare i personaggi con una decisa caratterizzazione personale.


Il suo disegno si fa sempre più elaborato, distaccandosi velocemente dall'influenza dei disegnatori a cui aveva fatto chiaro riferimento fino ad allora, come Hal Foster e Alex Raymond. Nel 1951, ne "Gli ultimi della Terra", una storia futuribile disegnata con una inconsueta stilizzazione, mette in chiara evidenza la sua capacità di cambiare registro a seconda del soggetto e delle esigenze narrative dei vari racconti che gli vengono affidati. Un segno delle grandi doti grafiche dell'autore e che la tecnica, per lui, è sempre al servizio della narrazione, fine principale del disegnatore di fumetti. Seguiranno "Il cantico dell'arco" su testi di Danilo Forina, e "Le braccia di pietra" di Eros Belloni, dove De Luca continua la sua inarrestabile sperimentazione nel disegno, con uno stile teso all'uso espressivo del tratto scelto e decisamente documentaristico nella scenografia. Nel 1953 inizia la lunga e proficua collaborazione con le Edizioni Paoline per la testata "Il Giornalino", che da lì a poco diventerà una delle più rilevanti riviste a fumetti italiane. La prima storia è "La leggenda della montagna", composta da grandi tavole a colori piatti e realizzate con una tecnica molto elaborata basata sui chiaroscuri, che danno un'idea di realismo quasi fotografico. Parallelamente alla collaborazione per "Il Giornalino", De Luca prosegue anche quella con "Il Vittorioso", per il quale, nel 1957, disegna "Giallo alla 14ª strada" su testi di Mario Basari, e in quel caso, calato nella contemporaneità del genere poliziesco, si avvale di un segno che richiama alla mente certe stilizzazioni formali di disegnatori americani coevi, specialmente nella caratterizzazione dei volti dei personaggi. Nel 1958, sempre su "Il Vittorioso", realizza a puntate il racconto "Ragazzi di Ungheria" di Lino Monchieri, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale: in quella occasione De Luca si avvale di un uso particolare del pennino e del pennello, puntando a ottenere effetti espressionistici (un'influenza gli è probabilmente arrivata dal "Gott mit uns" di Renato Guttuso, serie di disegni in bianco e nero e a colori prodotti nel 1944). Tra il 1955 e il 1959, su "Il Giornalino" esce la serie "La più grande storia mai raccontata" (una serie di racconti a striscia tratti dalla Bibbia), nel 1960 viene pubblicata la storia "Larry Yuma", ancora su testi di Basari, e "Non fumare la dinamite", un giallo ambientato a Londra e dintorni dai toni fortemente caricaturali, e poi, fino al 1968, disegna "I dodici in cammino", una storia a fumetti della chiesa cattolica.


Tutti questi lavori sono la continua dimostrazione della grande capacità dell'artista di entrare pienamente nelle atmosfere delle storie che disegna e di coglierne tutte le peculiarità e potenzialità, per poi restituirle su carta con un'identità sempre inedita, interessante e personalissima, e ogni racconto di cui si occupa diventa innegabilmente "di De Luca".

Dopo alcuni anni che dedicata solo all'illustrazione, il 1967 è l'anno che segna per lui un iniziale ritorno al fumetto e ancora su "Il Giornalino", dove realizza "L'ultima Atlantide" e il western "Bob Jason". Ma è il 1969 la data determinante nella sua carriera, perché è in quel periodo che inizia a lavorare alle storie del commissario Eugenio Spada, elaborate dal giornalista e scrittore Gian Luigi Gonano, che esordiranno nelle edicole l'anno successivo. I due autori vengono presentati da Gino Tomaselli, redattore della testata "Il Giornalino" nonché ispiratore della serie (e persona che De Luca utilizzò come modello per la prima versione di Spada): il protagonista de "Il commissario Spada" si rivelerà essere sia classico che assolutamente innovativo sotto molti aspetti, determinando una svolta non solo nella carriera degli autori ma anche nella concezione del fumetto a larga diffusione di quegli anni. Per capire cosa significò decidere di pubblicare quella serie basta pensare alle caratteristiche de "Il Giornalino", una rivista da sempre rivolta principalmente ai ragazzi e che a quel tempo era distribuita soprattutto nelle parrocchie, che anche se già aveva presentato fumetti con un taglio più maturo (nelle pagine del giornale furono ospitati i lavori di alcuni dei maggiori maestri del fumetto italiano), non erano mai stati racconti legati alla cronaca, per di più nera, cosa che accadeva invece in "Il commissario Spada", che, per scelta e necessità narrativa, era molto aderente alla realtà di tutti i giorni e dove venivano presi in esame i molti e violenti fatti di delinquenza riportati dai giornali, in particolare quelli legati alla città di Milano. Ma Gonano e De Luca ricevettero comunque l'appoggio della redazione (non sempre scontato né facile, va detto, per via proprio dei temi trattati, spesso scottanti) che, soprattutto, quello dei lettori, potendo quindi continuare nel loro lavoro a lungo (la serie durò ben 12 anni). Se i testi di Gonano avevano un taglio legato all'attualità dei tempi (e tra le indagini poliziesche classiche che comprendevano rapine, furti e criminalità organizzata, si sono poi inserite storie che parlavano di sette sataniche, terroristi, crudeli assassini e, non ultima, la problematica della droga), abbinate comunque ad altri toni e situazioni (grazie all'utilizzo del figlio di Spada, Mario, personaggio che permette anche ai lettori più giovani di entrare in sintonia con la serie), nei disegni di De Luca vengono presentati personaggi sempre fortemente caratterizzati (sia in stile grottesco che realistico, ritraendo a volte gente comune incrociata in strada oppure, in alcune storie, i compagni di scuola di sua figlia) e ambientazioni decisamente espressive e straordinariamente evocative.

Nelle tavole de "Il commissario Spada", l'artista comincia a proporre tavole graficamente sempre più elaborate, e non solo come stili di disegno ma anche concettualmente; un'intenzione e una ricerca che verrà poi portata ai massimi livelli da De Luca quando si cimenterà nella versione a fumetti di tre celebri opere shakespeariane: "Amleto", "La tempesta" e "Romeo e Giulietta".

È il 1975, e De Luca si prende una pausa da "Il commissario Spada" per affrontare, insieme a Sigma (Raul Traverso), abile sceneggiatore esperto nelle trasposizioni fumettistiche dei classici della letteratura, il cosiddetto "ciclo shakespeariano". In esso il disegnatore riversa tutta l'esperienza accumulata in tanti anni di lavoro e mette in pratica quanto già teorizzato da un altro grande nome del fumetto italiano, Guido Buzzelli, secondo il quale "il fumetto altro non è se non teatro". Pensando che i fogli di carta su cui lavora siano il palcoscenico più adatto per elaborare graficamente quelle storie, De Luca decide quindi di far muovere i suoi personaggi all'interno di una vera e propria dimensione teatrale, trasformando le tavole in ambienti dove i movimenti e le azioni dei protagonisti sono rappresentate senza essere divise in singole vignette. Strabordante di raffinatissime e colte elaborazioni grafiche che esaltano in maniera eccezionale i vari passaggi narrativi e la psicologia dei personaggi, oltre a composizioni tanto complesse quanto geniali (alcune rimandano chiaramente ai lavori di Maurits Cornelis Escher), la "trilogia shakesperiana" è un autentico e luminoso capolavoro tecnico ed espressivo, che vede il suo culmine proprio nel dramma dei due innamorati di Verona, resi fedeli alla loro versione classica e al tempo stesso estremamente attuali, proprio grazie al tratto di De Luca, che si rivela sempre nuovo, sempre moderno e in continua evoluzione.

Chiuso, nel 1982, il ciclo de "Il commissario Spada", che diede ad entrambi gli autori grandi soddisfazioni e per cui De Luca vinse il premio Yellow Kid nel 1971, l'artista si dedica ad un'opera dai toni sicuramente più leggeri ma non meno studiati come messa in scena: "Il giornalino di Gian Burrasca", la versione a fumetti dell'omonimo romanzo di Vamba (Luigi Bertelli), questa volta su testi di Claudio Nizzi. Arrivano poi, e in rapida successione, "Avventura sull'Orinoco", per i testi di Roberto Dal Prà, e le biografie di Totò e Marilyn Monroe, su testi di Marco Di Tillo. Un altro significativo lavoro di De Luca è sicuramente "Paulus", che narra in versione fantascientifica la storia di san Paolo. Questo fumetto è caratterizzato da una doppia formula grafica; realizzazione con pennini a inchiostro per le scene ambientate nel futuro, utilizzo di tempere e pennelli per le proiezioni dei filmati di san Paolo, una tecnica che forse non ha precedenti. Nel 1988 esce "La freccia nera", la versione a fumetti del celebre romanzo di Robert Luis Stevenson (1883) a cura di Paola Ferrarini. Nello stesso periodo inizia il suo ultimo, ambizioso lavoro, "I giorni dell'Impero", che resterà incompiuto a causa dell'improvvisa morte dell'autore, avvenuta nel 1991. Nessun altro disegnatore lo ultimerà, non sentendosi all'altezza del grande maestro. L'opera però viene ugualmente edita dalla San Paolo, inserendo nell'ultima puntata le tavole non ancora inchiostrate ma già perfettamente rifinite, rimaste nel cassetto dello studio di De Luca.


Molte delle opere di Gianni De Luca sono regolarmente ristampate e si trovano per fortuna con facilità nelle librerie specializzate (è appena uscito un volume della Mondadori che ripropone integralmente la serie de "Il commissario Spada" e una nuova iniziativa editoriale su di lui è in programma a breve per le edizioni NPE), ma al lavoro di questo immenso autore sono stati dedicati anche diversi saggi, come "Gianni De Luca - un grande maestro della letteratura disegnata" e "Gianni De Luca, dall'illustrazione al fumetto", entrambi editi negli anni '90 dalla Comic Art, e poi "Gianni De Luca - Il disegno pensiero", il catalogo della splendida mostra realizzata in una edizione del Festival Internazionale del fumetto Bilbolbul di Bologna, dove vennero esposte circa 250 tavole originali in rigoroso ordine cronologico, dagli esordi del 1947 sulle pagine del "Vittorioso" fino a "I giorni dell'Impero".


Gianni De Luca è stato un autore unico per le molte e peculiari caratteristiche dimostrate nel suo lavoro, e ha contribuito fortemente a rivoluzionare e allargare gli orizzonti al mondo del fumetto, con un'abilità, una dedizione e una preparazione (tecnica e culturale) rara, introducendo alcune innovazioni che risultano ancora oggi sorprendenti e modernissime: un nuovo modo di rappresentare sia il movimento che la scansione temporale abolendo le vignette tradizionali e ricorrendo alla reiterazione della medesima figura sulla tavola, un'intuizione che ha referenti figurativi e concettuali sia nel Futurismo che negli esperimenti fotografici di Etienne-Jules Marey o di Eadweard Muybridge, e pur se nel fumetto si erano viste cose simili nel lavoro di Rodolphe Töpffer, Winsor McCay o Will Eisner, la visione di De Luca ha segnato comunque uno dei vertici espressivi in tal senso, diventando forse quella visivamente più affascinante e completa nell'abbinare testo e disegno. Da tempo la fama e il riconoscimento del valore dell'opera di Gianni De Luca hanno varcato i confini italiani, tanto che maestri internazionali del calibro di Frank Miller (che utilizzò soluzioni grafiche tratte in maniera evidente dal lavoro di De Luca nel volume "Elektra vive ancora"), Dave McKean o Bill Sienkiewicz lo citano come uno dei loro artisti di riferimento.


In questa pagina potete trovare la già citata intervista fattagli da sua figlia Laura, dove, in un confronto anche generazionale, emerge pienamente la complessa personalità dell'autore; un uomo colto, profondamente innamorato del suo lavoro e fermo su alcune posizioni ma che dimostra di essere tanto intelligente da saper sempre e comunque valutare nuovi e diversi punti di vista.


Mentre QUI trovate il sito web e QUI la pagina Facebook dedicata all'autore.


Chiudo con questo piccolo video, che anche se propone solo una rapida carrellata su alcuni dei maggiori lavori di De Luca anche in questo caso emergono comunque in maniera evidente le caratteristiche del suo stile:

Buona visione e buone letture!






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2 Comments


tpturchi
Jul 30, 2020

Su Gianni de Luca negli ultimi anni si sono intensificate le ristampe, ora anche con l'entrata in lizza dell'editore Nicola Pesce. Purtroppo questo editore sembra non prendere sempre in considerazione che Gianni de Luca generalmente disegnava le sue tavole tenendo ben conto che sarebbero state colorate, spesso anche da lui stesso.

La storia "I Giorni dell'Impero" è proprio fra queste, risalante al 1991 rimase incompiuta per la morte dell'artista.

Io la ricordo pubblicata nel 1993, quindi postuma, su "Il "Giornalino" a colori, con un uso tonale dello stesso. L'Attuale ristampa dell'editore Pesce la presenta nel solo bianco e nero. L'effetto , forse perché ho il ricordo del colore, mi appare dominato da una distribuzione del contrasto fra bianco e nero…

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Pasquale Frisenda
Pasquale Frisenda
Aug 26, 2021
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Posso ben capire cosa intende dire, ma per un autore del calibro di De Luca, che ha sempre fatto un lavoro enorme sul segno, traendolo da infiniti richiami grafici e rendendolo nel tempo raffinatissimo e personale, vedere le sue tavole edite in bianco e nero per me è un valore aggiunto e motivo di nuovo interesse. L'ideale sarebbe avere a disposizione entrambe le versioni, ma non siamo in un mondo perfetto, purtroppo.

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