Personaggio nato dalla fantasia di Stan Lee e Steve Ditko, fu poi gestito da molti altri autori, che hanno lasciato un profondo segno nella saga dell'arrampicamuri.
"Da un grande potere derivano grandi responsabilità." (frase apparsa nella prima storia dell'Uomo ragno e poi attribuita a Ben Parker, zio di Peter)
Una delle affermazioni più celebri del mondo dei supereroi è stata scritta da Stanley Martin Lieber - in arte Stan Lee - nel 1962, per quella che è forse la sua creatura a fumetti più famosa e amata, quell'Uomo ragno nato quasi in sordina su una rivista in chiusura ("Amazing fantasy") e diventato invece la bandiera della casa editrice Marvel.
Nel 1961, Stan Lee (1922-2018) e Jack Kirby (1917-1994) fanno uscire "Fantastici quattro", una serie che pone le basi per una rivoluzione del fumetto americano nel nuovo corso inaugurato dalla Timely Comics, appena ribattezzata Marvel Comics. I personaggi della Marvel risultano diversi, imprevedibili e pieni di dubbi, comunicando un concetto di eroi più tormentati, trovando maggiore affinità con l'attualità statunitense di allora e terreno fertile in fasce di lettori ancora inedite, tra cui gli studenti dei college, quindi più maturi del normale pubblico a cui quelle testate sono normalmente destinate; generazioni che, investite dalla rivoluzione del Rock 'n Roll e della Beat Generation, diedero i natali alla cultura giovanile, affamata di novità, stimoli e riferimenti in cui identificarsi. Stan Lee, incontenibile sul piano creativo, a quel punto è deciso nel realizzare un fumetto diretto principalmente a loro, creando un protagonista, Peter Parker (il giovane alter-ego dell'Uomo ragno), che si confronta con tutti tipici problemi che un ragazzo si trova davanti ad una certa età ma che è anche costretto a fare precocemente i conti con un mondo aspro e violento (per quanto fantasioso), facendo di conseguenza diventare il progetto della nuova serie una sorta di romanzo di formazione. Dopo aver buttato giù una prima idea, Lee la sottopone a Kirby - allora il suo più prezioso collaboratore e co-creatore insieme a lui di buona parte del cosiddetto Universo Marvel - ma, dopo i primi bozzetti, in cui Kirby propone anche un costume riutilizzando alcune vecchie idee poi scartate e che ricorda un po' troppo quello di un altro suo personaggio, Capitan America, è chiaro a tutti che non è lui il disegnatore più adatto per raccontare le gesta del nuovo eroe, perché lo ritrae con i tipici tratti del suo disegno, molto epico e muscolare, cosa che l'Uomo ragno non deve né può essere.
Il tutto passa nelle mani di Steve Ditko, un autore meno solare e spettacolare di Kirby (volendo anche meno abile) ma che però propone uno stile molto diretto e "semplice" e che nel suo lavoro presta una particolare attenzione nel rendere plausibili e identificabili i mondi in cui inserisce i suoi personaggi. Ditko si rivela essere la scelta giusta: il disegnatore delinea in maniera chiara tutte le caratteristiche sia del protagonista che dei maggiori comprimari e anche l'originale costume dell'Uomo ragno è da attribuire a lui: "Una delle prime cose che feci fu di elaborare un costume. La parte visiva, quindi vitale del personaggio. Considerai le sue caratteristiche e poi buttai giù alcuni schizzi. Per esempio: con un potere adesivo non poteva avere scarpe o stivali, e poi un agile lanciaragnatele da polso nascosto dal guanto piuttosto che una pistola spara-ragnatele con eventuale fondina, come mi era stato indicato. Non ero sicuro che a Stan sarebbe piaciuta l'idea di coprire interamente il volto con la maschera, ma lo feci, perché nascondeva un viso ovviamente fanciullesco. Inoltre avrebbe aggiunto mistero al nostro personaggio". Ditko interverrà poi anche in maniera attiva come soggettista e sceneggiatore nei primi anni di vita della collana, dimostrando un'inventiva non comune, a volte mettendo nettamente secondo piano le vicende legate all'Uomo ragno e concentrandosi in particolar modo su Peter Parker, sui suoi problemi e sulle dinamiche che regolano la vita del ragazzo con i tanti comprimari ideati ("The amazing Spider-Man" diventò un fumetto davvero corale, come non si era mai visto nel genere dei supereroi), cosa, questa, che gli creerà non pochi contrasti proprio con Lee, che a quel punto si dedicava ormai solamente ai dialoghi. I rapporti tra i due si incrinarono presto, e dopo il n. 20 arrivarono a comunicare lasciandosi solo note a margine sui lavori in corso; avevano del tutto smesso di parlarsi.
Figlio di emigrati ucraini stabilitisi in Pennsylvania, Stephen "Steve" Ditko nasce a Johnstown il 2 novembre del 1927. Si appassiona presto ai fumetti presenti sui quotidiani, ma cerca di procurarsi tutti i comic book che intercetta, restando affascinato in particolare dalle opere di Will Eisner. Si diploma alla Johnstown High School nel 1945 e durante il periodo di servizio militare passato nella Germania del secondo dopoguerra inizia a manifestare la sua propensione per il disegno mandando lettere alla sua famiglia sotto forma di fumetti. Dopo alcune collaborazioni con case editrici diverse, arriva alla Marvel, dove realizza i suoi personaggi più noti, L'Uomo ragno e il Dottor Strange, per poi cercare altrove nuovi spazi lavorativi e tentare di raggiungere una maggiore libertà creativa. Ditko fu sempre una persona estremamente riservata, anche dal carattere difficile, e durante la sua esperienza professionale si avvicinò alla corrente filosofica dell'Oggettivismo, in particolar modo a quello delineato dalla scrittrice Ayn Rand negli anni '20 e '30; in quell'ottica, l'autore poteva quindi arrivare a realizzarsi solo attraverso quello che faceva: "Non parlo mai di me stesso. Io sono il mio lavoro. Faccio del mio meglio, e se piace a me, spero che piaccia anche a qualcun altro", ebbe a dire. L'oggettivista è pura forza di volontà, venera il lavoro, agisce in maniera coraggiosa e con animo nobile, non è disposto a rinunciare ai propri valori ed è dicotomico nel definire il bene e il male: un'interpretazione della vita in cui non esistono zone grigie. Seguendo quei concetti arrivò a creare la serie di "Mr. A", dove il protagonista è un vigilante animato da una fortissima sete di giustizia e che incarna in maniera ortodossa i valori dell'Oggettivismo. Tra le varie opere e personaggi trattati da Ditko nella sua particolare carriera, andrebbe segnalato anche il periodo trascorso alla Charlton Comics, dove ideò la serie "The Question", che insieme ad altri personaggi di quella casa editrice ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo di "Watchmen" (1986) di Alan Moore e Dave Gibbons, una delle opere più importanti della storia del fumetto americano. Ditko non rilasciò interviste ufficiali per decenni (ma in generale quelle da lui concesse sono state pochissime e si conoscono solo un paio di sue foto pubbliche) e curò fino all'estremo la sua privacy, rifiutandosi di apparire in pubblico, di autografare i suoi lavori o di lasciarsi fotografare con i fan.
Nella sua carriera non mancarono contrasti con molti editori e colleghi, tra cui i dirigenti della Marvel, da lui accusati di non avergli fatto avere le royalties stabilite per Spider-Man e con Stan Lee chiuse ogni contatto nel 1999 a causa di una lettera aperta dove Lee diceva che "considerava Ditko come co-creatore di Spider-Man".
Ditko fu in disaccordo con la parola "considerava", che non riuscì ad accettare, e per lui fu sufficiente.
A quanto raccontato dallo stesso Ditko, neanche dai film tratti dalla sua creazione percepì nulla e in una occasione dove il "Post" cercò di intervistarlo in proposito, rifiutò categoricamente di parlarne: "Non ho più niente a che fare con Spider-Man dagli anni '60". Un atteggiamento che portò avanti fino al giorno della sua scomparsa, avvenuta il 27 giugno del 2018. Morì come visse, lontano dai riflettori, probabilmente lavorando; era così isolato da tutto e tutti che della sua morte se ne accorsero solo dopo diversi giorni. Ma Ditko non sembrò mai particolarmente interessato ai soldi. Greg Theakston, editore di molti libri di Ditko, raccontò che in un incontro avuto con lui nel suo studio nei primi anni '90, vide moltissime tavole originali dell'Uomo ragno appoggiate ovunque, senza nessuna cura. Materiale che poteva avere quotazioni considerevoli e che invece, in alcuni casi, veniva usato persino come tagliere. Per l'autore erano solo disegni, e soprattutto erano cose sue.
Una volta ricevuta la proposta per l'ideazione dell'Uomo ragno, Martin Goodman, l'allora capo della Marvel Comics, non è però molto convinto della bontà del progetto e nega a Lee e a Ditko la possibilità di dedicare da subito una nuova pubblicazione al personaggio, confinandone la prima storia in una testata antologica in via di chiusura, convinto che nessuno l'avrebbe notata, con quel protagonista dal suo punto di vista così respingente (una delle frasi che Goodman disse a Lee fu: "Andiamo, Stan, a chi vuoi che interessi leggere le storie su uno sfigato a cui va tutto male? Che eroe è? E poi, insomma... i ragni... non piacciono a nessuno! Possibile che non ti venga in mente nessun'altra idea?"). Goodman si ricrederà immediatamente: dall'uscita del n.15 di "Amazing fantasy" (nell'agosto del 1962), l'albo che contiene "Spider-Man", il primissimo episodio dell'Uomo ragno, tutto cambia.
Nella prima pagina non viene mostrato l'eroe in qualche posa solenne, come di consueto, ma solo un gruppo di liceali che ne deride un altro e una didascalia che si chiude così: "Pensiamo che troverete il nostro Uomo ragno un poco… differente”.
E quella breve storia che racconta le origini dell'"arrampicamuri" (come poi venne confidenzialmente ribattezzato il personaggio), differente lo è senz'altro: vediamo il giovane protagonista vivere in casa degli amorevoli zii, Ben e May, che lo hanno adottato dopo la scomparsa dei suoi genitori; le angherie subite a scuola dai compagni più estrosi, così diversi da lui, che è invece timido e impacciato; poi assistiamo al morso del ragno radioattivo sulla sua mano mentre è presente ad un esperimento scientifico; alla morte dello zio - in parte causata dallo stesso Peter per non aver voluto fermare il malvivente che poi ucciderà Ben Parker - e il conseguente e lancinante senso di colpa che darà la retta via alle gesta dell'Uomo ragno... da lì a poco la redazione viene letteralmente inondata delle lettere di lettori che vogliono vedere di nuovo in azione quello strano eroe.
Nasce cosi, quasi un anno dopo, "The amazing Spider-Man" (nel marzo 1963), cosi fortemente cercata e voluta dalla coppia Lee/Ditko. La serie ha un successo immediato e diventa quasi da subito il simbolo della Marvel Comics, superando altre testate Marvel già molto affermate come "Fantastici Quattro" o "L'incredibile Hulk". L'identificazione dei ragazzi con quell'eroe problematico è totale.
Dopo il periodo curato da Steve Ditko (in parte anche ai testi, come già detto), dove sia il mondo dell'Uomo ragno (con moltissimi dei suoi più acerrimi e famosi nemici) che quello che ritrae Peter Parker nel suo quotidiano (con la vita a scuola, il lavoro, gli amici, le ragazze e l'affetto verso l'indifesa zia May, sua unica parente rimasta dopo la morte dello zio Ben) sono stati ormai abilmente cesellati, a occuparsi dei disegni della serie arriva John Romita sr, probabilmente il miglior disegnatore che l'Uomo ragno abbia mai avuto (nonostante i moltissimi talenti che si sono espressi sulla collana). La persona giusta nel posto giusto, come si suol dire, e non solo perché è molto abile, proponendo un segno morbido e davvero accattivante, ma perché nelle sue mani l'universo dell'Uomo ragno assume una maturità definitiva a livello grafico.
Anche se in cuor suo avrebbe voluto rimanere a disegnare "Devil" ("Daredevil"), personaggio che sentiva più nelle sue corde, Romita si dimostra essere l'autore perfetto per descrivere sulla carta il personaggio che Stan Lee aveva sempre avuto in mente, perché il suo disegno risulta essere dinamico e spettacolare ma anche fortemente realistico e capace di far recitare in maniera funzionale tutti i personaggi, sia nei panni umani che nei loro sgargianti costumi (riuscendo comunque a non far perdere alla serie un certo tono psichedelico tipico dei comics di quegli anni e dello stile di Ditko, che non a caso fu l'autore, come detto, anche del Dottor Strange) .
John Romita (1930) si fa portatore di una ventata di freschezza e di un gusto estetico moderno, unendo una maggiore cura del disegno anatomico ad un generale lifting dei personaggi; pur senza mai snaturare le caratterizzazioni originarie di Ditko, l'aspetto di Peter Parker diviene molto più gradevole e il suo fisico un po' più prestante (giustificando meglio le mille acrobazie dell'Uomo ragno).
Lo stesso si può dire per tutti gli altri personaggi, con una cura particolare per quelli femminili, che grazie alla sua lunga esperienza maturata su serie a fumetti rosa, Romita rende molto più glamorous e assolutamente indimenticabili, esaltando la bellezza anglosassone di Gwen Stacy, l'allora fidanzata di Peter Parker, e dando un volto alla vitale Mary Jane Watson, destinata a diventare la futura moglie del supereroe.
Romita delineò anche molti nuovi personaggi, le cui fattezze spesso ricordavano quelle di famosi attori del cinema; particolarmente evidente è la somiglianza tra il capo-redattore del Daily Bugle, Joe Robertson, e l'attore afroamericano Sidney Poitier.
Va ricordato poi che fu proprio Romita a introdurre nelle storie dell'Uomo ragno alcuni personaggi di colore, fino ad allora del tutto assenti, come Prowler, un nuovo supercriminale peraltro subito redento, e il già citato Robertson con la sua famiglia. Nel 1972 il disegnatore definisce graficamente anche il personaggio di Luke Cage, uno degli eroi di colore di maggior rilievo della Marvel, che quell'anno apparirà in una sua testata e l'anno successivo anche in una celebre storia dell'Uomo ragno.
Tra i nemici dell'Uomo Ragno da lui creati si ricordano invece Shocker ma soprattutto WIlson "Kingpin" Fisk, che negli anni è diventato uno dei personaggi cardine del Marvel Universe.
In breve tempo, va formandosi nello staff della testata un gruppo di abilissimi autori, tra sceneggiatori e disegnatori, che portano "The amazing Spider-Man" ad essere riconosciuta come una delle migliori serie a fumetti di tutti gli anni '70 e '80. E qui cito almeno Gerry Conway, Roy Thomas, Gil Kane e Ross Andru. Gerard F. "Gerry" Conway (1952) è conosciuto principalmente per le sue storie dell'Uomo ragno (tra le altre cose, è l'autore, insieme a Gil Kane, del ciclo sulla morte di Gwen Stacy) e per aver creato, sempre sulle pagine di "The amazing Spider-Man", il personaggio del Punitore con il disegnatore Ross Andru. A Conway si deve la sceneggiatura anche di "Superman contro l'Uomo Ragno" (1976) il primo crossover ufficiale fra editori (nell'occasione DC e Marvel), a cui ne seguiranno molti altri, soprattutto negli anni '80 e '90.
Nel mondo del fumetto esordisce giovanissimo, intorno ai quindici anni, con una breve storia su "House of Secrets" n. 81 (1969) della DC Comics, casa editrice per cui collabora anche ad altre testate, ma è alla Marvel che trova il suo posto definitivo scrivendo storie per molte pubblicazioni, tra cui: "Astonishing Tales", "Daredevil", "Iron Man", "L'Incredible Hulk", "Inumani", "Vedova Nera", "Amazing Adventures". Per la Marvel, con Stan Lee e Roy Thomas condivide la creazione dell'Uomo Cosa, sceneggiandone la prima storia nel 1971, mentre nel 1972 crea Licantropus insieme a Roy Thomas, Jean Thomas (nome d'arte di Robert Rogers) e al disegnatore Mike Ploog, ed è inoltre l'autore dei testi del primo numero di "La tomba di Dracula", che introduce nel mondo della Marvel il celebre personaggio di Bram Stoker. Roy William Thomas Jr. (1940) è uno dei nomi più influenti del fumetto statunitense.
Scrittore abilissimo e di grande preparazione culturale, oltre che brillante curatore editoriale - incarico che ha rivestito ai massimi livelli diventando il successore di Stan Lee alla Marvel -, è noto principalmente per aver introdotto il personaggio di Conan il barbaro nei fumetti con la serie da lui scritta e basata sull'opera di Robert E. Howard, contribuendo sostanzialmente al lancio del genere sword and sorcery in quel settore, ma Thomas ha collaborato anche a "The amazing Spider-Man", a lunghi cicli di "X-Men", "Thor" e dei "Vendicatori" per la Marvel, e a storie della "Justice Society of America" e dello "All-Star Squadron" per la DC Comics. Il suo ultimo lavoro per la Marvel Comics è "Mystic Arcana", una miniserie di quattro numeri dedicata al personaggio del Cavaliere Nero.
Considerato l'esperto per antonomasia della continuity della DC Comics, contribuì alla realizzazione di "Crisi sulle Terre infinite", la più spettacolare e celebre riorganizzazione dell'universo DC. Gil Kane (all'anagrafe Eli Katz), è stato uno dei maggiori disegnatori di comics di tutti i tempi, e negli anni '50, '60 e '70 a lui si devono le ideazioni grafiche di personaggi come Morbius, Adam Warlock e Pugno d'acciaio per la Marvel Comics, oltre che di Lanterna Verde (con l'alter ego di Hal Jordan) e la versione degli anni '60 di Atomo per la DC Comics.
Nasce a Riga, in Lettonia, il 6 aprile del 1926, ma nel 1929 i suoi genitori decidono di trasferirsi a New York. Appassionato di fumetti, da ragazzino legge avidamente gli albi di "Buck Rogers" di Dick Calkin, il Tarzan di Hal Foster e Burne Hogarth, le serie di "Dick Tracy" di Chester Gould, "Terry & i pirati" di Milton Caniff, e "Flash Gordon" di Alex Raymond.
Nel 1942, all'età di 16 anni, diventa apprendista presso lo studio di Jack Binder, e nello stesso anno viene assunto alla MLJ Comics (l'attuale Archie Comics), dove disegna diverse serie sotto lo pseudonimo di Pen Star, collaborando anche come freelance con altri editori. Poco prima di essere arruolato, inizia a lavorare con Joe Simon e Jack Kirby per la National (poi DC Comics).
Tornato in patria nel 1945, comincia a collaborare con molte case editrici, fra cui la Fox Feature Syndicate, la Fawcett Comics, l'Avon Publications, la Hillman Periodicals e l'Atlas Comics, usando pseudonimi come Scott Edward, Gil Stack, Al Kame e, infine, Gil Kane. Si specializza in alcuni generi, soprattutto western e fantascienza, ma raggiunge la popolarità con le storie di due supereroi: "Lanterna Verde" (1959) e "Atomo" (1961).
Lavora poi per la Dell, la Tower Comics, la King e infine arriva alla Marvel Comics sulla testata di "Hulk". Nel 1968 fonda una propria casa editrice, la Adventure House, ma è una breve parentesi e nel 1970 Kane torna alla Marvel collaborando praticamente a tutti i personaggi della casa editrice ma legando il suo nome soprattutto all'Uomo ragno, per cui disegna, come detto, anche la famosa storia della morte di Gwen Stacy.
Dal 1977 al 1981 realizza "Star Hawks", una striscia fantapoliziesca per i quotidiani scritta da Ron Goulart e Archie Goodwin. Negli anni '80 e '90 lavora per molte case editrici, tra cui la DC, la Marvel, la Topps Comics e la Bravura (un'etichetta dedicata ad affermati autori di fumetti della defunta Malibu Comics).
Per diversi anni collabora anche con gli studi di animazione di Ruby-Spears e Hanna-Barbera, facendo studi di personaggi e storyboard di serie come "Superman", "Tarzan" e "Captain Planet".
Moltissimi i riconoscimenti a lui assegnati durante la sua carriera: nel 1971, 1972 e 1975 riceve il premio "Best Story Comic Book" (in sostanza il miglior fumetto realistico), e nel 1977 il "Story Comic Strip Award" (miglior striscia a fumetti realistica) dalla National Cartoonists Society, inoltre uno speciale riconoscimento agli Shazam Award nel 1971 per "Blackmark", una delle prime graphic novel, mentre nel 1997 viene inserito nella Hall of Fame degli Eisner Award e nella Jack Kirby Hall of Fame degli Harvey Award. Gil Kane muore il 31 gennaio del 2000 a Miami.
Ross Andru (Rostislav Androuchkevitch) è stato un fumettista ed editore americano, con una carriera caratterizzata da una notevole durata. È noto soprattutto per il lavoro svolto in "The amazing Spider-Man", "Wonder Woman", "The Flash", "The Metal Men" e per aver creato graficamente il personaggio del Punitore.
Con uno dei suoi collaboratori più frequenti, l'inchiostratore Mike Esposito, ha anche fondato tre società di fumetti: Mr. Publications (1951), MikeRoss (1953) e Klevart Enterprises (1970). Ross Andru nasce a Highland Park, nel Michigan, il 15 giugno 1927, da genitori emigrati dalla Russia e giunti negli Stati Uniti nel 1926, ma cresce a Cleveland, in Ohio.
Si diploma alla High School of Music & Art di New York (dove conosce Esposito). Si arruola nel 1945, viene congedato l'anno successivo e nel 1947 frequenta la Cartoonists and Illustrators School studiando con Burne Hogarth. Ancora una volta, Esposito è un suo compagno di classe.
Il suo primo lavoro lo trova per uno studio di animazione a Manhattan, disegnando materiale anche per spot pubblicitari. Diventa poi un collaboratore fisso della DC Comics, per cui disegna moltissimi personaggi, fino ad arrivare alla Marvel Comics, dove lascia un profondo solco nella storia editoriale dell'Uomo ragno. Ross Andru viene a mancare il 9 novembre del 1993
Nel 2007 è stato inserito nella Will Eisner Comic Book Hall of Fame.
Ben prima dell'arrivo dell'Uomo ragno nelle edicole, nel 1954, sotto la spinta del libro "Seduction of the Innocent" dello psichiatra Fredric Wertham, venne creato e imposto il Comics Code Authority (CCA), un organo di censura per il fumetto statunitense.
Negli anni '50 Wertham mise in moto una pesantissima critica nei confronti dei fumetti gialli, horror e supereroici, evidenziando aspetti come figure femminili poco vestite o la violenza di certe situazioni, ed elaborando il concetto del "Complesso di Superman", ovvero il piacere che si prova nel vedere praticare la violenza sugli altri.
Per rispondere a queste critiche, arrivate persino dal Congresso degli Stati Uniti, gli editori accettarono il CCA, sotto cui dovevano passare tutti gli albi per essere esaminati prima della pubblicazione.
Pur non avendo nessuna autorità legale, molti negozi iniziarono a rifiutare la vendita dei fumetti sprovvisti del marchio di approvazione, facendo così fallire non pochi editori e chiudere le carriere di molti autori.
A complicare ulteriormente le cose arrivò la guerra del Vietnam (1955-1975), che mise profondamente in crisi la coscienza degli americani ma argomento da cui i comics si tenevano alla larga, nonostante le ripetute richieste da parte di una fascia di lettori di vedere gli eroi che si erano impegnati durante la Seconda Guerra Mondiale (quindi Superman, Batman e altri personaggi della DC, oltre che ovviamente il Capitan America della Marvel) partecipare anche nella guerra in corso al fianco delle truppe a stelle e strisce.
Nessun autore si sentì pronto per realizzare qualcosa a proposito e la questione del Vietnam arrivò nei fumetti solo tempo dopo, a conflitto finito.
Parallelamente alla guerra, negli Stati Uniti alcune città come New York furono inondate massicciamente dalla droga, che riempì case e strade di morti, con l'esplicita ammissione anche del presidente Richard Nixon.
Dalla fine degli anni '60 e per parte dei '70, la rete del traffico di droga che riguardava New York si legò a doppio filo con la guerra, ed è rimasta nota l'intesa stabilita con i produttori d'eroina del Sud-est asiatico dal trafficante Frank Lucas, che la importava in quella città mediante alcuni suoi agganci nelle forze armate statunitensi, utilizzando come corrieri le bare dei militari americani uccisi in guerra (una storia raccontata anche dal cinema, in film come "American Gangster" di Ridley Scott o "Carlito's Way - Scalata al potere" di Michael Bregman).
In quella situazione, la realtà, quella con la R maiuscola, bandita per almeno un decennio dal CCA, ritorna di colpo nelle pagine dei fumetti, e così è anche nel colorato universo degli eroi mascherati.
Per tentare di sensibilizzare i più giovani, nel 1971 dal ministero dell'Educazione e salute degli Stati Uniti arriva alla Marvel la richiesta di realizzare una storia ambientata a New York che accenni al problema della droga.
Con Stan Lee ai testi e Gil Kane ai disegni (coadiuvato da John Romita sr e Frank Giacoia alle chine), vengono prodotti due albi per la serie dell'Uomo ragno ("The amazing Spider-Man" n. 96/97), allora la testata di maggior successo della Marvel e dove si era già cominciato a parlare dei disagi sociali presenti in America, in cui si vede il miglior amico di Peter Parker e altri personaggi fare uso di sostanze stupefacenti.
Pur se non veniva specificato di che tipo di droghe si trattasse, le regole del CCA non ammettevano in nessun modo di menzionarle e quindi l'approvazione alla pubblicazione viene negata, ma Stan Lee e Martin Goodman, convinti della validità del lavoro svolto, decidono comunque di andare in stampa, anche senza il marchio di approvazione e sfidando apertamente i censori.
La battaglia è vinta dalla casa editrice e quegli albi diventano un riferimento nella storia dei comics in fatto di equilibrio tra le esigenze spettacolari di un fumetto di questo genere e l'impegno da parte degli autori di raccontare anche altro, non ultime le problematiche più pressanti della società che li circonda.
Il grande riscontro avuto da quegli albi, anche sui mezzi di informazione, portò come conseguenza la prima revisione del CCA, che nel tempo divenne sempre meno limitante.
Immediatamente dopo, i fan dell'Uomo ragno si trovano ad affrontare anche un altro evento epocale che consiste in un particolare lutto, cioè la morte della dolce Gwen Stacy: un avvenimento che segnerà in maniera profonda l'immaginario del mondo dei supereroi. La tematica della morte era già apparsa, a cominciare ovviamente da quella dello zio Ben o anche quella del capitano Stacy, il padre di Gwen, ma quella della giovane ha un effetto diverso e più profondo sui lettori - tanto si era radicata nell'immaginario degli appassionati della serie - che arrivano a disprezzare o addirittura minacciare Gerry Conway, lo sceneggiatore di quelle storie. In quegli albi vediamo la ragazza rapita dal mefistofelico Goblin, uno dei più riusciti e complessi antagonisti dell'eroe (che è in realtà Norman Osborn, che è a conoscenza dell'identità segreta dell'Uomo ragno ed è il padre di Harry, uno dei più cari amici di Peter Parker). Lo scontro finale avverrà sul ponte di Brooklyn, dove l'Uomo ragno arriva giusto in tempo per vedere Goblin che getta nel vuoto Gwen priva di sensi. L'eroe tenta di fermarne in qualche modo la vertiginosa caduta, ma il corpo della ragazza, una volta recuperato, si rivelerà senza vita (Conway, aumentando in maniera esponenziale la dimensione tragica della vicenda, fa sottilmente supporre al lettore che sia stato in realtà lo stesso Uomo ragno ad ucciderla inconsapevolmente, fermandola troppo bruscamente con la sua ragnatela e rompendole, cosi facendo, l'osso del collo).
La "Morte di Gwen" diventa comunque (e a buon diritto) un classico del fumetto americano, e non è esagerato dire che quel momento segna un vero spartiacque nella storia dei comics di stampo supereroico: una nuova linea narrativa che porterà alla nascita di personaggi più oscuri, come Wolverine o Elektra e allo sviluppo di serie dedicate al Punitore, per poi arrivare a produzioni dove la dimensione drammatica del mondo sei supereroi toccherà i massimi vertici con titoli come il già citato "Watchmen" e "Il ritorno del Cavaliere oscuro" (sempre dell'86) di Frank Miller, coadiuvato dalla chine di Klaus Janson e dai colori di Lynn Varley.
La popolarità dell'Uomo ragno ormai non conosce più confini e il suo sgargiante costume rosso/blu comincia a fare capolino ovunque, sfruttato da merchandising di ogni genere e forma. In televisione esordisce con una serie di cartoni animati che negli anni '60 diventeranno famosissimi, e poi videogiochi e film ne confermano la fama (celebre è la versione firmata da Sam Raimi nel 2002, che ha avuto un enorme successo al botteghino, ma il supereroe di Lee e Ditko aveva avuto già una precedente versione live-action sia in TV che al cinema e, in questi ultimi anni, si sono visti ben due reboot cinematografici dell'intero franchising).
Il personaggio comincia a perdere smalto solo negli anni '90, nonostante sia il protagonista di più testate mensili, con una serie di cicli narrativi molto contestati dai lettori (a cominciare dalla famigerata "Saga del clone"). Nascono nuove collane a lui dedicate, ma il successo è condizionato dalla bolla speculativa che colpì il mondo del fumetto americano di quel periodo e il fenomeno si esaurisce presto. Gli autori dell'epoca sembrano un po' in empasse, e alla lunga le gesta dell'Uomo ragno cominciano a non soddisfare più le aspettative del pubblico: vecchi e nuovi lettori gli preferiscono di gran lunga altre serie, come ad esempio gli "X-Men".
Ci sono comunque alcune scelte coraggiose, come il ciclo del "costume nero" (graficamente bellissimo), che in realtà è un essere alieno che risponde ai comandi mentali di Peter (ma i lettori non digeriscono la scelta, e di conseguenza il costume verrà poi tramutato nell'infernale Venom, uno degli avversari più interessanti di questi anni), e sulle varie collane dedicate a Spidey esordisce anche "L'ultima caccia di Kraven" ("Kraven's last hunt", del 1987), storia-capolavoro divisa originariamente in 6 parti e firmata da John M. DeMatteis e Mike Zeck, dove tutti i personaggi coinvolti sono gettati in un tour de force che lascia davvero senza respiro. Ma è un'eccezione, e anche di recente le cose non vanno meglio, con il personaggio che è coinvolto in capitomboli narrativi sempre più irricevibili, come il clamoroso smascheramento in pubblico nella serie "Civil war", rinnegato poco dopo con l'improbabile "Soltanto un altro giorno" ("One more day"), del 2007.
In ogni caso, l'Uomo ragno resta un'icona assoluta del mondo del fumetto mondiale, riconoscibile da chiunque, anche da quelle persone che per questioni generazionali o semplicemente di gusto non si sono mai avvicinati ad un albo a fumetti che lo ha come protagonista. Un personaggio che è stato (e in parte lo è ancora) capace di catturare l'attenzione dei media come pochi altri, e che ha raccolto l'affetto e la passione (spesso incondizionata) di milioni di lettori in tutto il mondo. In qualche modo, per chi, come me, ha seguito da ragazzo le sue acrobatiche vicende, l'"affezionato Uomo ragno di quartiere" avrà sempre un posto speciale nel cuore.
Chiudo con questo interessante speciale dedicato al lavoro di Steve Ditko e al suo celebre eroe (trovate QUI le restanti parti):
e con questo video dedicato invece a John Romita sr:
Buone letture!
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