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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Jack Kirby - The King of comics

Aggiornamento: 30 ago 2022

Dotato di una fantasia incontenibile e di un segno grafico potente e deciso, ha inciso un profondissimo solco nella storia del fumetto americano.

"Non c'è stato quasi nessuno sviluppo significativo nella storia degli Stati Uniti del 20° secolo che in qualche modo non sia stato reinterpretato attraverso la sensibilità di Jack Kirby o che lui non abbia in qualche modo vissuto. C'era il fervore patriottico che vince la guerra contro il nazismo (Capitan America); l'immigrato nelle affollate case popolari di New York (Codice street); il ragazzo del ghetto, luogo che lo ha preparato a lottare nella vita (Boy commandos); il veterano di guerra che cerca la pace e il comfort della vita domestica (Young romance); il paranoico spaventato dal comunismo (Fighting american); la corsa allo spazio e la promessa della scienza di un mondo migliore (Sky Masters, Fantastici Quattro); la figura della donna, che anche se intelligente e di carattere rimane intrappolata in cliché imposti dalla società e costretta ad assumere ruoli di sottomissione (Sue Storm, la donna invisibile); la paura per una scienza fuori controllo, dal fallout nucleare alle radiazioni (Hulk); il movimento per i diritti civili e la liberazione del Terzo Mondo (Pantera nera); il solitario, emarginato dalla società, che cerca una sua strada senza per forza adeguarsi ai modelli imposti (Silver Surfer); tutto il complesso militare-industriale (Nick Fury); gli hippies che hanno respinto la Guerra Fredda e creato una propria controcultura (Forever people); l'artista che cerca di sfuggire a una degradante realtà (Mister Miracle); il movimento femminista (Big Barda); Nixon e la destra religiosa (Darkseid); il vecchio soldato stanco di una vita fatta di combattimenti (Captain Victory). Jack Kirby è stato il 20° secolo americano". (Jeet Heer da "Hands of fire: The comics art of Jack Kirby" di Charles Hatfield - 2012)


"E' stato un onore averlo conosciuto: Jack Kirby rimane, ancora oggi, il più grande autore nella storia dei fumetti americani." (Stan Lee)


"Jack Kirby è stato uno dei primi artisti che ho inteso come diverso da tutti gli altri. Era così audace ed espressivo, con un senso unico del disegno e della potenza che può emanare. Più vado avanti nel mondo dei fumetti e più sono stupito dalla produttività, la creatività e la genialità di quell'uomo." (Dan Jurgens)


"I fumetti ti spezzeranno il cuore." (Jack Kirby)


Soprannominato The King (il Re), Jack Kirby è stato uno dei più celebri e influenti autori nella storia dei fumetti americani. Prolifico in una maniera incredibile, tanto che è praticamente impossibile qui segnalare in maniera esaustiva tutti i suoi lavori (una stima attesta circa 25.000 tavole a fumetti, oltre a centinaia di strisce, illustrazioni e bozzetti), fu anche pittore e lavorò al design di film e cartoni animati. Ai suoi esordi parte con l'intenzione di impadronirsi della lezione di disegno realista imposta nel fumetto soprattutto da maestri come Hal Foster e Alex Raymond, ma anche dallo stile di Milton Caniff, più sintetico ma caratterizzato da un'inchiostrazione fatta di contrasti impeccabili di bianchi e neri, ma poi decide di percorrere un'altra strada, arrivando a sviluppare un segno personale, tendente al grottesco ma molto efficace e comunicativo (mascherando con abilità alcune sue lacune), che gli permette di lavorare in fretta, facendosi prima notare per il dinamismo e l'epicità che riesce a esprimere e, tempo dopo, per l'evidente timbro psichedelico delle sue tavole (restando in linea con i tempi che passano), diventando un modello per generazioni di autori successivi (perlopiù americani, ma non solo) e creando una sorta di moderno vocabolario dei comics a cui ogni professionista arrivato dopo di lui a lavorare in quel settore - tra disegnatori, inchiostratori, scrittori, coloristi, letteristi o redattori -, fa ancora riferimento (consapevolmente o meno). Un genio creativo, incontenibile ed esuberante, questo fu Jack Kirby.


Jacob Kurtzberg (questo il suo vero nome) nasce il 28 agosto 1917 a New York, in una casa popolare nel Lower East Side di Manhattan. I suoi genitori, Benjamin e Rosemary Kurtzberg, emigrarono negli Stati Uniti dall'Austria verso la fine dell'800 (il motivo che li spinse a lasciare il loro Paese fu una questione abbastanza drammatica, ovvero l'evitare un duello che poteva significare la morte quasi certa per Benjamin, considerando che aveva insultato un membro dell'aristocrazia tedesca, anche esperto tiratore. Se questo racconto sia vero o sia stato "gonfiato" dal vecchio Kurtzberg, rimane un mistero, ma fece una grande impressione su suo figlio). La famiglia ha seri problemi a sbarcare il lunario e per questo motivo il ragazzo inizia a lavorare appena possibile, adattandosi ad ogni tipo di impiego. Il suo stipendio viene consegnato ai genitori, e quei pochi soldi che gli rimangono in tasca li investe in riviste di racconti pulp, giornali, cinema e, ovviamente, fumetti: "I racconti che leggevo erano la mia scuola di scrittura, mentre i film e i fumetti erano la mia scuola di disegno", raccontò Kirby in un'intervista. Adolescente irrequieto, arriva a immischiarsi con i piccoli delinquenti della sua zona, in un'epoca in cui, nel Lower East Side di New York, ogni strada aveva una banda (la gang di Yancy Street, citata in una famosa storia dei "Fantastici Quattro", era un preciso riferimento a questa parte della sua vita).

Il tempo che non utilizza per lavorare, leggere o fare a botte, Kirby lo impiega disegnando (su qualsiasi cosa, e anche questo gli creò non pochi problemi, sia in giro che a scuola). I genitori individuano quella sua passione e, nonostante le ristrettezze economiche, iniziano ad acquistargli dei veri fogli da disegno, ma li consuma così velocemente che sono costretti a razionarglieli. Nella primavera del 1935, ad appena 19 anni, Jack Kirby ottiene il suo primo, vero lavoro da disegnatore rispondendo all'annuncio su un giornale ed entrando addirittura nel celebre studio di animazione dei fratelli Fleischer ("Braccio di Ferro", "Betty Boop", "Superman"). La paga non è un granchè, e in più non va d'accordo con i suoi datori di lavoro, che lo vedono come uno troppo ansioso di far carriera. Nel 1937 trova un nuovo impiego al Lincoln Newspaper Syndicate (i Syndicate erano agenzie che vendevano, fra l'altro, i diritti per la pubblicazione delle strisce a fumetti). Lavora per loro un solo anno ma produce una quantità impressionante di materiale e persino in diversi stili, disegnando davvero di tutto, da vignette politiche a quelle di genere western o strisce umoristiche (lavori che gli vennero pubblicati sotto molti pseudonimi). Le vignette costano meno delle foto, e per questo motivo i giornali le usano in gran quantità, ma la paga è così bassa che è difficile per lui sopravvivere e cercare di portare qualcosa a casa.

Inizia quindi a cercare un nuovo lavoro, trovandolo finalmente nel mondo dei fumetti: viene assunto nientemeno che da Will Eisner e Jerry Iger all'Eisner & Iger Studio, per cui lavora intensamente per un certo periodo (pare che Eisner manifestò sia lodi che critiche per Kirby: le prime per la determinazione da lui mostrata, le seconde per il suo stile, nel senso che per l'autore di "Spirit", Kirby mancava di vero intento artistico e la sua volontà era solo quella di arrivare a produrre moltissimo, con lo scopo di poter mantenere la sua famiglia). Dopo quell'esperienza Kirby trova nuovo lavoro per la Fox Features Syndicate, casa editrice di fumetti attiva nel periodo noto come Golden Age, fondata da Victor S. Fox e produttrice di titoli come "Blue Beetle", "Fantastic Comics" e "Mystery Men Comics", dove conosce lo sceneggiatore Joe Simon. Il disegnatore si dà molto da fare impegnandosi come freelance per vari editori (ed è in quegli anni che inizia a firmare i suoi lavori con il nome Kirby, cosa che poi manterrà per tutto il resto della sua carriera). Kirby e Simon (allora neanche trentenni) cominciano a proporre nuovi progetti per serie a fumetti e, nel 1941, esordiscono sugli scaffali delle edicole con un nuovo personaggio, l'eroe patriottico per eccellenza: Capitan America, pubblicato dalla casa editrice di Martin Goodman, la Timely Comics (futura Marvel Comics). In quegli anni Kirby incontra per la prima volta anche Stanley Lieber, che diventerà famoso con lo pseudonimo di Stan Lee. In un'intervista rilasciata nel 1988, Kirby descrisse così la nascita di Capitan America: "L'idea venne fuori dai tanti discorsi che facevamo io e Joe Simon, e ci sembrò naturale che un personaggio simile venisse alla luce. Era adatto a quel tempo. In quel periodo tutti si sentivano patriottici, e non passava giorno che sui giornali non si parlasse della libertà in pericolo e della minaccia costituita dal nazismo. Capitan America sarebbe comunque venuto fuori. Il nostro compito era fare fumetti, e vendere fumetti, quindi ci mettemmo al lavoro per farlo prima di tutti".

Pensata per i giovanissimi e per allietare i soldati al fronte, la serie di "Capitan America" ha un immediato successo (si parla di milioni di copie di venduto), e la prima copertina, dove lo si vede tirare un pugno ad Adolf Hitler in persona, è entrata di diritto nella storia dei comics americani (era una delle prime volte dove i coloratissimi personaggi in costume uscivano dalla loro dimensione di pura fantasia e affrontavano le problematiche del mondo reale). Lo stile di Kirby, anche se ancora grezzo e immaturo, colpisce l'immaginazione dei lettori per l'uso molto dinamico delle inquadrature e il profondo senso dell'azione, elementi che fecero la fortuna del personaggio e riscrissero le regole della composizione delle tavole nei fumetti (la coppia di autori divenne quasi subito sinonimo di storie divertenti e avvincenti).

La fama del personaggio sconfina ben presto oltre la carta stampata e nel 1944 arriva "Captain America", il tipico serial cinematografico di quegli anni prodotto dalla Republic Pictures e ridistribuito nei cinema statunitensi anche nel 1953 come "Return of Captain America". Nel 1979 appare in Tv e nel 1990 torna sul grande schermo, in due film mediocri e senza pretese. Per poterne vedere una versione cinematografica apprezzabile bisogna aspettare il 2011, quando nelle sale esordisce "Captain America - Il primo vendicatore", diretto da Joe Johnston e interpretato da Chris Evans, film che introduce l'eroe di Simon e Kirby nel Marvel Cinematic Universe. Segno che l'importanza del personaggio non è mai venuta meno:

Gli autori collaborano anche con la DC Comics, inizialmente sulle pagine di "Sandman" e "Manhunter", pubblicate in "Adventure Comics", per poi ideare le serie "Boy Commandos" (1940) e "Newsboy Legion" (1942). All'inizio del 1943 Kirby è a disagio a livello personale e, oltre alla preoccupazione perenne di sostenere la sua famiglia, sente il bisogno di arruolarsi. Aveva ricevuto un avviso di arruolamento, ottenendo però un differimento proprio per il fatto che offriva un concreto aiuto economico ai genitori. L'unico modo per risolvere il dilemma era quello di produrre tavole a sufficienza prima dell'inizio dell'impegno militare, in modo da soddisfare le esigenze dei suoi familiari. Kirby lavora a ritmi frenetici (condizione che restò una sorta di marchio di fabbrica nella sua carriera), e commentò in questo modo quel periodo: "Il nostro obiettivo era quello di produrre abbastanza lavoro prima della partenza, arruolarci, uccidere Hitler, e tornare prima che nelle mani dei lettori arrivasse l'ultimo numero disponibile."


Simon e Kirby si arruolano nel 1943, e il disegnatore vede con i propri occhi cosa è la guerra; un'esperienza che incise profondamente nella sua percezione delle cose, influenzando gran parte del suo lavoro successivo nel campo dei comics. Fu per lui un'esperienza davvero drammatica, e per cui soffrì di frequenti incubi per il resto della vita. Molti anni più tardi, nel 1964, alcune di quelle sensazioni le trasferì nelle tavole realizzate per la storia pubblicata dalla Marvel nel n. 4 di "Avengers" ("I Vendicatori" in Italia), con l'introduzione in quel gruppo del rinato personaggio di Capitan America, una scelta voluta da Stan Lee, il nuovo e vulcanico collaboratore di Kirby. Ora Jack Kirby aveva di nuovo in mano l'eroe che aveva contribuito a creare ma con cui, in più, poteva condividere un suo personale problema: disturbo post traumatico da stress. Steve Rogers, il personaggio che si nasconde dietro la maschera di Capitan America, risponde al suo reinserimento nella società moderna dopo anni di ibernazione con non pochi rimorsi, sensi di colpa e incubi, praticamente gli stessi sintomi accusati da Kirby al suo rientro dalla guerra. In ogni caso, con quel numero l'universo Marvel poteva dirsi nato e ogni personaggio lì inserito doveva avere strati emotivi evidenti su cui far crescere ed elaborargli sia il passato che il futuro.


Ma prima di quel momento, con il declino della popolarità dei fumetti - soprattutto quelli dei supereroi - avvenuto dopo la Seconda Guerra Mondiale, Jack Kirby e Joe Simon tentarono di stare a galla alla meno peggio, realizzando storie di ogni genere: sono accreditati per aver creato la prima testata di fumetti romantici, "Young romance", del 1947, come anche racconti polizieschi, horror, western ed umoristici.  

I due riuscivano a reggere tempi e ritmi, ma stavano per arrivare seri guai: la crociata contro i comics pensata dallo psichiatra Fredric Wertham era iniziata. Quando, nel 1954, il severo Comics Code Autority fu imposto alle pubblicazioni a fumetti, tutti gli editori e gli autori furono costretti ad accettarlo, ma non bastò. Il connubio Kirby & Simon si concluse infatti proprio nel '54 a causa della pressione esercitata dalla censura e dall'effetto che generava nella qualità delle storie.

Kirby comunque non si fermò, continuando a realizzare fumetti, reinventando per la DC la serie di "Freccia verde" e creando nel 1957 i "Challengers of Unknown", un gruppo di amici che sfidano l'ignoto (a tutti gli effetti il prototipo dei "Fantastici Quattro").

Come sempre inquieto, ritorna alla Timely, ora diventata Marvel, dove realizza per un lungo periodo una sequela di monotone storie horror o di fantascienza, per i molti titoli antologici della casa editrice. Ma lo stile di Kirby va oltre le anonime collane a cui collabora e si segnala comunque agli occhi dei lettori; con il benestare dell'editore Martin Goodman e del direttore artistico e scrittore capo Stan Lee, dal 1961 il disegnatore inizia a lavorare su nuovi fumetti di stampo supereroico. Partecipando alla creazione di quasi tutti i personaggi Marvel di quegli anni, Jack Kirby diventa di fatto il co-creatore del cosiddetto Universo Marvel dando vita ai "Fantastici Quattro" (1961), "Thor" (1962), "Hulk" (1962), "Iron man" (1963), gli "X-Men" originali (1963), "I Vendicatori" (1963. Serie, come detto, in cui riappare anche il personaggio di Capitan America con una diversa personalità), gli "Inumani" ("Inhumans", 1965), "Pantera nera" (1966), uno dei primi e più importanti eroi di colore della Marvel, "Silver Surfer" (1966) ma anche "L'Uomo ragno" (1962), e nonostante non ne realizzò mai le storie, per via del fatto che era oberato di lavoro e perché il suo stile era troppo "roboante" per un personaggio che richiedeva invece una messa in scena più "quotidiana" (la scelta cadde su Steve Ditko, che si rivelò perfettamente adatto all'impegno), Kirby ideò comunque l'idea base per il celebre costume. Incontenibile, collabora anche alla stesura delle storie che disegna, il che lo porta a introdurre elementi non presenti nei soggetti scritti da Lee; tra le tante cose, a lui si attribuisce anche la creazione di Silver Surfer in un memorabile episodio dei "Fantastici Quattro".  Per quella storia, a Kirby venne richiesto di dare forma a Galactus, destinato a diventare uno dei più celebri villain della Marvel, ma l'estroso autore decide che un personaggio così potente avrebbe dovuto avere un agile araldo al suo servizio, aggiungendo quindi di sua iniziativa la figura di un surfista argentato in grado di solcare velocemente il Cosmo.

La rapidità di Kirby nel realizzare i layout delle tavole e nell'elaborare le trame, indusse Lee, nella sua veste di supervisore e direttore artistico, ad assegnargli la realizzazione delle sole matite, a cui lui si sarebbe poi riferito per completare le storie con i dialoghi. Fatto ciò, passava il lavoro a inchiostratori, coloristi e letteristi, che lo avrebbero ultimato per la stampa. Una consuetudine che poi si radicalizzò nella casa editrice, diventando il cosiddetto "Marvel style".


Quell'intenso impegno dura per molti anni, fino a quando, in seguito a profondi disaccordi maturati con Lee e Goodman, Kirby ritorna alla DC, dove dà forma a una delle opere più complesse della sua carriera, quella dei "Nuovi Dei" (1971), nota anche con il nome di "Quarto Mondo" ("The Jack Kirby's Fourth world"). La saga si sviluppa attraverso diverse testate: "Superman's pal Jimmy Olsen", "The New Gods", "Mister Miracle", "The Forever people", e in questo grande affresco, oltre a creare nuovi personaggi divenuti in poco tempo parte integrante dell'Universo DC - come il nemico cosmico Darkseid o gli eroi ribelli Scott Free e Big Barda -, Kirby ha anche la possibilità di realizzare storie in piena libertà su Superman, il capostipite di tutti i supereroi. A questo si aggiungono altre creazioni originali come "Kamandi, l'ultimo ragazzo della Terra" (1972), uno dei suoi capolavori; "Demon" (1972), dove vediamo un'entità infernale, Etrigan, vivere in simbiosi con l'umano Jason Blood; "O.M.A.C. - One Man Army Corps" (1974); una nuova incarnazione del "Sandman" della Silver Age, la serie in cui ritrova nuovamente e per l'ultima volta Joe Simon:

Torna poi ancora alla Marvel, curando nuovamente i testi e i disegni della serie del suo primo, grande personaggio: Capitan America. Sempre di quegli anni sono anche la saga de "Gli Eterni" (1976), "Devil Dinosaur" (1978) e alcuni celebri adattamenti di opere cinematografiche o televisive, come "2001: Odissea nello Spazio", il film diretto da Stanley Kubrick, e quello di un noto film di fantascienza prodotto dalla Disney, "Il buco nero", su testi di Carl Fallberg, o ancora "Il prigioniero", serie Tv inglese andata in onda alla fine degli anni '60 e replicata con successo in quel periodo negli states.

Nel 1980 inizia una collaborazione invece con la Ruby-Spears production, una società di animazione fondata da due ex montatori del suono dello studio Hanna & Barbera. Kirby realizza i concept design di personaggi secondari e sfondi per la serie "Thundarr il barbaro" (i protagonisti sono definiti da Alex Toth) e per altre serie animate.

Uno dei più strani eventi nella sua lunga e intensa carriera accadde quando fu contattato per realizzare i concept design per un film tratto dal romanzo "Il Signore della luce" di Roger Zelazny. Trattandosi di un periodo delicato per l'autore, che sente un po' di sfiducia verso l'ambiente del fumetto, un progetto così anomalo, arrivato inaspettatamente e che promette anche grossi guadagni, lo accetta di buon grado. Dopo aver fatto una serie di splendidi disegni - inchiostrati da Mike Royer, uno dei suoi storici collaboratori, e colorati da Kirby stesso - per le scenografie che sarebbero dovute servire per il film e poi da base addirittura per sviluppare anche un parco a tema in stile Disneyland, il progetto si ferma, languisce per un po' e poi si arena del tutto, praticamente ancora in fase di sviluppo. Nel 1979, tuttavia, quel lavoro fatto da Kirby, rimasto inedito e per cui l'autore non percepì nessun compenso (potete vederne alcune parti QUI), fu incredibilmente usato (quando si dice che la realtà supera la fantasia) come parte di un'operazione della CIA conosciuta come Canadian caper, messa in piedi per tentare di liberare sei ostaggi americani detenuti in Iran dopo la rivoluzione in quel Paese (questi eventi sono stati narrati nel film "Argo" di Ben Affleck).

Anche se anziano, la fama e la popolarità di Jack Kirby, per tutto quello che ha dato al mondo del fumetto, non accennano a diminuire e gli arriva quindi la proposta della Pacific Comics, un editore specializzato nel circuito delle fumetterie, che stabilisce un accordo a dire poco innovativo: pubblicando nuove serie, Kirby resta proprietario dei diritti sulle sue creazioni e può ricevere percentuali sul venduto. Ciò rappresenta una vera svolta, creando un precedente che poi aiutò altri autori a ricevere una considerazione analoga per il loro lavoro nel campo dei fumetti. La nascita della Image Comics (1992), che basò la sua fortuna su questo principio, affonda le sue radici anche in quell'episodio. Le cose si stavano muovendo di nuovo nella giusta direzione per Kirby, e anche alla Marvel decisero di restituirgli parte della mole di originali da lui realizzati. Una piccola vittoria personale, di sicuro.

Negli anni '90 la Topps Comics pubblica alcuni suoi titoli inediti, ribattezzati Kirbyverse.   Nel 2006 la Marvel annuncia il ritrovamento di una storia quasi completa e inedita dei "Fantastici Quattro", che doveva essere la prima versione del n.102, l'ultimo albo realizzato da Kirby prima di passare alla DC. Le tavole, rimaste a matita e completate da Joe Sinnot, vengono pubblicate nello speciale "Fantastic Four - The lost adventure" nel 2008.


Il lavoro di Kirby attraversa praticamente tutta la storia del fumetto statunitense del '900, ed è così variegato da superare i confini di tantissimi generi ma sempre inteso ad una solennità narrativa sostenuta da un disegno audace, che fu fervida fucina di composizioni dinamiche, così sorprendenti da risultare quasi incontenibili dalle tavole. Nell'enorme produzione di Kirby restano poi impressi gli innumerevoli scenari tecnologici e futuristici da lui immaginati con inesauribile fantasia, elaborati attraverso una visione originale e istintivamente capaci di stimolare l'immaginazione nei lettori. 


Molti autori si sono richiamati nel tempo alla lezione grafica portata avanti e sviluppata da Kirby, e tra questi qui ricordo almeno John Buscema, Jim Steranko, John Byrne e Mike Mignola, ma anche José Ladrönn, Bruce Timm e Steve Rude.

Per tutto questo, ma non solo per questo, Kirby è riconosciuto come uno dei più grandi e influenti artisti della storia dei comics. Jacob Kirgstein, un personaggio di "Authority" (serie creata nel 1999 da Warren Ellis e Brian Hitch per la Wildstorm) è chiaramente ispirato a Kirby, come in suo onore è intitolato il premio Kirby Awards destinato ad autori di fumetti. Nel 2001, il gruppo rock Monster Magnet richiamò l'impatto culturale avuto dal lavoro di Kirby in un passaggio di una loro canzone, "Melt": "I was thinking how the world should have cried / On the day Jack Kirby died" ("Stavo pensando a come il mondo avrebbe dovuto piangere / Il giorno in cui Jack Kirby morì"), e il gruppo Interzone intitolò un loro album "Requiem for Jack Kirby". Nella serie di cartoni animati "Le avventure di Superman", uno dei personaggi di contorno, Dan Turpin, è modellato sulle fattezze di Jack Kirby; nella prima stagione del serial "Heroes", un combattimento avviene in un luogo chiamato Kirby Plaza; nella terza stagione di "The Big Bang Theory", il giudice che decide le sorti di Sheldon Cooper si chiama J. Kirby. Un elenco, questo, che potrebbe continuare a lungo...


Jack Kirby muore per insufficienza cardiaca il 6 febbraio del 1994. Sulla sua tomba, nel cimitero di Thousand Oaks, in California, la lapide reca l'incisione di una corona.


Vi lascio con una serie di video a lui dedicati a, in cui è possibile ammirare il suo estro artistico:


"Jack Kirby - Tribute to the King":

John Romita, John Buscema, Carmine Infantino e Alex Ross raccontano Jack Kirby:

Jack Kirby - The King of comics:


Jack Kirby - Storyteller:

Buona visione e letture!



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