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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Aurelio Galleppini, il quieto signore del West

Aggiornamento: 29 ago 2022

Il suo nome resterà legato per sempre alla creazione di Tex, personaggio che, per moltissime persone, è sinonimo stesso di fumetto.

"Insomma, ciò che Bonelli e Galleppini andavano costruendo insieme, guidati da un genuino entusiasmo, era una sorta di cinema fatto in casa, con pochi mezzi (una penna, una matita, un foglio di carta), ma avvincente e ricco di sorprese come i migliori prodotti hollywoodiani. Certo, per i vestiti, per le armi, per le ambientazioni, la documentazione era molto scarsa, difficile da trovare; Galep, però, si arrangiava, osservando attentamente i manifesti dei film in uscita e rispolverando il lontano ricordo delle pellicole di Tom Mix, di Ken Maynard e di tutti gli altri ingenui "principi" dei B-movies muti che aveva visto da bambino in Sardegna. All'epoca, suo zio gestiva l'unica sala cinematografica del paese, e lo lasciava entrare spesso, a divorare, con il cuore che batteva a mille e gli occhi sbarrati dalla meraviglia, quelle sparatorie, quei paesaggi, quei cowboys e quegli indiani che poi avrebbe ricreato, per quasi mezzo secolo, sulle pagine del "suo" Tex."  (da "Dietro la porta, il West!" di Graziano Frediani - "Tex, collezione storica a colori" n. 1 - 2007)


Aurelio Galleppini, conosciuto dai suoi lettori anche solo come Galep, è di sicuro un disegnatore che ha incarnato l'idea dell'artista dedito anima e corpo alla sua creazione grafica.

Nato il 28 agosto 1917 in Toscana, e precisamente a Casal di Pari in provincia di Grosseto, da genitori sardi che presto sarebbero ritornati sull'isola, Galleppini si avvicinò al mondo del fumetto passando prima dall'animazione e comunque specializzandosi nella riproduzione di cavalli, capacità che gli sarebbe tornata molto utile per la serie a fumetti che più di tutte ha caratterizzato la sua carriera: "Tex". Visse la maggior parte della sua giovinezza in Sardegna, dove lasciò gli studi al secondo anno dell'istituto industriale per dedicarsi completamente al disegno e alla pittura, discipline che coltivò da assoluto autodidatta. Ha solo 18 anni quando alcuni suoi disegni appaiono in filmini eseguiti per conto di una industria tedesca di proiettori. I primi disegni dell'autore stampati su periodici risalgono invece al 1936, con le fiabe illustrate per "Mondo Fanciullo", rivista chiaramente dedicata all'infanzia. Dal 1937 al 1939 collabora alla rivista "Modellina" con dei racconti illustrati – "In terra straniera", "La prova dei coccodrilli", "All'ombra del tricolore", "Le avventure di Pulcino" (quest'ultimo un grande albo a colori in chiave umoristica) – realizzando alcune copertine per "Il Mattino Illustrato" e illustrando "Il segreto del motore" di Andrea Lavezzolo (autore poi de "Il piccolo ranger" e "Kinowa"). Negli stessi anni, per Mondadori lavora a due lunghi racconti a fumetti sceneggiati da Federico Pedrocchi: "Pino il mozzo" e "Le perle del mar d'Oman".

Nel 1940 Galleppini si trasferisce a Firenze dove inizia la collaborazione con la casa editrice Nerbini, fondata da Giuseppe Nerbini nel 1897 e diventata in quel periodo particolarmente nota per i settimanali a fumetti dal caratteristico formato a giornale e di grande successo, come "Topolino" e "L'Avventuroso", pubblicazioni che introdussero in Italia dei personaggi statunitensi e presentando per la prima volta le strisce complete delle nuvolette come nella versione originale (fino ad allora erano sostituite da didascalie in calce alle vignette). Per "L'Avventuroso", Galleppini realizza numerosi racconti a fumetti, di alcuni dei quali cura anche la sceneggiatura. In un altro periodico della Nerbini, "Pisellino", nasce lo pseudonimo Galep (a volte anche Gal), su suggerimento della moglie dell'editore, che giudica il cognome del disegnatore troppo lungo da memorizzare, e i primi lavori firmati con quello pseudonimo appaiono sul settimanale satirico "420". La censura preventiva e altre assurde disposizioni del regime fascista, che andavano a snaturare il contenuto e la forma dei racconti a fumetti, lo inducono a sospendere temporaneamente ogni attività in quel campo. Nell'immediato dopoguerra, Galleppini è impegnato nel campo della pittura – con lusinghieri riscontri – in quello del cartellonismo e nell'insegnamento del disegno. Nel 1947 riprende l'attività di illustratore con una serie di albi per l'"Intrepido", fra i quali: "Il clan dei vendicatori", "Il corsaro gentiluomo", "Il giustiziere invisibile", "La perla azzurra", inoltre illustra dei classici dell'avventura come "I Tre Moschettieri", "La Maschera di Ferro", "Le Mille e una Notte", "Il Barone di Münchhausen", ma anche una versione a fumetti della famosa fiaba di Carlo Collodi, "Pinocchio", distinguendosi per il tratto di matrice classica, molto realistico ed elegante.

Nel 1948 arriva una svolta decisiva nella sua carriera: viene chiamato da Aristea Bertasi - di certo meglio nota come Tea Bonelli - a lavorare per le Edizioni Audace, rilevate qualche anno prima da suo marito, Gian Luigi Bonelli, e che adesso lei dirige. L'incarico è quello di disegnare due nuove serie create da Bonelli e che "dovranno fare scintille", come si legge nella lettera scritta dalla signora Bertasi: la prima è "Occhio Cupo", sul quale si ripongono le maggiori speranze (che vedrà la luce su albi di grande formato e al prezzo di 30 lire, un costo che all'epoca era un po' caro), e la seconda è "Tex" (un agile western pubblicato invece nel classico ed economico formato a striscia, a sole 15 lire). Galleppini, per reggere l'enorme carico di lavoro e velocizzare i tempi, si trasferisce temporaneamente addirittura a casa dei Bonelli, lavorando di giorno alle tavole di Occhio Cupo e la sera (e qualche ora della notte) alle strisce di Tex, tenendo un ritmo forsennato, al giorno d'oggi praticamente improponibile. Le due serie alla fine escono, ma mentre "Occhio Cupo" si rivela nei fatti un flop e chiude quasi subito, la serie di "Tex" è invece in costante crescita numero dopo numero; da questa testata l'autore non si separerà più.

Stabilitosi infine in Liguria, e precisamente a Chiavari, Galleppini disegnerà tantissime storie e tutte le copertine degli albi del personaggio fino al n. 400 (uscito nel 1994). Muore in quello stesso anno, ancora al lavoro nonostante la fatica che gli costava.


Sono ovviamente moltissime le storie di Tex da lui realizzate, ma qui vorrei ricordarne alcune in particolar modo: "Il totem misterioso" e "La valle della Luna", ovvero la prima storia uscita nel 1948 e il celebre episodio presente nel n.54 con l'unico avversario extraterrestre di Tex (in entrambe le storie si nota l'elegante e originario segno di Galep, fortemente influenzato dalla lezione di Alex Raymond); "Tra due bandiere" (1970 - albi n. 113/114/115); "Il figlio di Mefisto" (1971 - albi n. 125/126/127/128); "Lotta sul mare" (1973 - albi n. 154/155/156); "Gli sterminatori" (del 1975. Pubblicata nell'albo n. 134, è una insolita storia breve in cui si nota un netto cambio di passo nel segno di Galleppini, che diventa più attento alla descrizione realistica degli ambienti come anche verso una ricerca iconografica più precisa, frutto dell'influenza dei nuovi autori che allora stanno emergendo nel fumetto western italiano, come Gino D'Antonio e Renzo Calegari nella loro serie "Storia del West", e a cui Galleppini non si dimostra indifferente); "El muerto" (1976 - albi n. 190/191), una delle storie più amate dai lettori; e "L'idolo di cristallo" (1980 - albo n. 200). Uno dei suoi lavori più celebri è poi "Il giuramento" (1972 - albi n. 103/104/105/106), dove si racconta la morte di Lilyth (l'indiana che aveva salvato la vita di Tex e a cui lui si lega per sempre. Dalla loro unione nascerà poi Kit), a causa di alcune coperte infette portate nel villaggio della donna da gente senza scrupoli, con la conseguente e tremenda vendetta dell'eroe. Ma di storie rappresentative della sua produzione se ne potrebbero citare tante altre, ovviamente.


In ricordo di Galep, a Cagliari gli è stata dedicata una piazza mentre a Chiavari viene organizzato il Premio biennale d'arte Aurelio Galleppini, concorso di valenza nazionale patrocinato dalla Regione Liguria, Provincia di Genova e Comune di Chiavari. Nel quartiere romano di Mezzocammino (sito tra Roma e Ostia) una strada porta il suo nome e nella rotonda adiacente una gigantografia riproduce il personaggio di Tex. In questo modo la città di Roma ha voluto rendere un tributo al fumetto: le strade del quartiere sono infatti tutte dedicate a celebri fumettisti italiani e anche le scuole del territorio, dall'asilo nido alla scuola media, riportano i nomi di personaggi dei fumetti.


Probabilmente né Bonelli e né Galleppini potevano immaginare che Tex sarebbe diventato per moltissime persone sinonimo stesso di fumetto nel nostro Paese, ma così è stato. Nei primi numeri, l'aspetto fisico dell'eroe, vagamente ispirato all'attore Gary Cooper, è ancora incerto e presenta molte caratteristiche del personaggio di Occhio Cupo: i pantaloni talmente stretti da sembrare una calzamaglia, gli stivali flosci e la camicia a frange. Quando, contrariamente a tutte le previsioni, fu la serie di "Tex" a riscuotere successo, quei dettagli vennero poi modificati in favore dell'aspetto attuale del personaggio, più realistico e vicino all'abbigliamento dei ranger del Texas, gruppo in cui Tex entra a far parte, dopo un esordio da fuorilegge, grazie all'amico Kit Carson, che diventerà anche uno dei suoi inseparabili pards insieme all'indiano Tiger Jack e, successivamente, a suo figlio Kit.

Il nome del personaggio, a quanto sembra, fu ispirato dall'insegna di un negozio milanese, Tex Moda, mentre il cognome avrebbe dovuto essere Killer, stemperato in Willer per decisione di Tea Bonelli e poco prima di andare in stampa, probabilmente per non sfidare le ire degli agguerriti censori.

"Tex" è in realtà la seconda serie western ideata da Gian Luigi Bonelli: la prima, del '47, fu "Il Giustiziere del West" (realizzato insieme a Giorgio Scudellari e fortemente debitore alla figura di "Lone ranger"), che uscì nelle edicole in un periodo caratterizzato dal grande successo di altre pubblicazioni dello stesso genere, quali "Il grande Blek" e "Capitan Miki", del trio di autori conosciuto come EsseGesse (Giovanni Sinchetto, Dario Guzzon, Pietro Sartoris).



Anche se per anni le storie del personaggio si sono mantenute nel solco dell'avventura più tradizionale e con pochi agganci all'autentica Storia del West, in "Tex", anticipando di parecchio il revisionismo storico operato nel genere western dalle major Hollywoodiane negli anni '60/'70, si comincia poi a offrire un diverso punto di vista sugli indiani - o nativi americani, come sarebbe più corretto chiamarli - che non appaiono più come macchiette stereotipate di anonimi selvaggi ma come popoli dotati di una propria cultura. Nella saga pluridecennale del personaggio non si contano infatti le sue nette prese di posizione a favore dei nativi, appunto, almeno quando è convinto delle loro ragioni. A conferma di questo, va aggiunto che è anche conosciuto con il nome di Aquila della notte (soprannome che gli è stato dato dopo un riuscito travestimento) ed è a capo della nazione dei Navajos. Nel tempo, anche gli ambienti, le armi e i costumi che hanno caratterizzato l'epopea del West si fanno via via più precisi e documentati, e gli autori riescono cosi a far immergere i loro lettori in un mondo di fantasia ma comunque credibile e riconoscibile.

Oltre Galleppini, che ha dedicato, come detto, e con un amore mai venuto meno, la sua intera carriera al personaggio, sono poi arrivati a dargli man forte molti altri disegnatori che hanno lasciato il loro segno nella serie e nel cuore di migliaia di lettori, tra cui è d'obbligo ricordare Guglielmo Letteri, Erio Nicolò, Virgilio Muzzi, Fernando Fusco, Giovanni Ticci, Fabio Civitelli, Vincenzo Monti e Claudio Villa, ma la lista delle matite che si sono avvicendate sulla serie sono davvero tante. Parallelamente alla serie regolare mensile sono poi nate negli anni diverse altre pubblicazioni, tra cui la collana "Tex gigante" (meglio conosciuta come i Texoni), che ha permesso a disegnatori di calibro internazionale ma lontani dal mondo di Tex di confrontarsi con questa icona del fumetto, e vale la pena segnalare almeno le prove offerte dall'italiano Magnus (Roberto Raviola), dallo spagnolo Alfonso Font, dall'americano Joe Kubert (volume poi pubblicato anche sul mercato statunitense) e dall'argentino Enrique Breccia.

Tra gli sceneggiatori che hanno contribuito al successo di Tex (che è arrivato di sfiorare le 800.000 copie al mese negli anni '70/'80) vanno di certo ricordati anche Sergio Bonelli, che sotto lo pseudonimo di Guido Nolitta ha scritto alcune delle storie più riuscite dell'intera serie, Claudio Nizzi e Mauro Boselli.

Uscito ampiamente dai confini nazionali, il personaggio è da tempo pubblicato in molti Paesi nel mondo, tra cui il Brasile e il Portogallo, dove riscuote un notevole riscontro.

Oggetto di infiniti esami sociologici e tesi di laurea, la tenuta della serie ha qualcosa di miracoloso (non esiste al mondo un altro personaggio che è stato presente sul mercato in una collana mensile per più di settant'anni ininterrottamente, e sempre in cima alle classifiche di vendita), ma la ragione va cercata, a mio parere, nel protagonista in sé, più che nelle storie o nell'indubbia qualità grafica che l'editore si è sempre preoccupato di garantire alla pubblicazione. Per le generazioni di lettori che si sono legate a lui, Tex è un ideale, quello che magari si vorrebbe essere, che vorremmo fossero i nostri amici (e persino i nostri nemici): un uomo leale, sempre alla ricerca della verità, senza compromessi. Tex è un personaggio solare, sempre vincente, ma anche capace di soffrire.


Dopo la nascita di Tex, nella carriera di Aurelio Galleppini non c'è stato spazio per molto altro, ma va senz'altro segnalato almeno il volume "L'Uomo del Texas" (1977), il contributo dato dall'autore, su testi di Sergio Bonelli, alla celebre collana "Un uomo un'avventura" edita dalla CEPIM (oggi Sergio Bonelli Editore) dal 1976 al 1980.

Diversi volumi sono stati invece dedicati al lavoro e alla figura di Galleppini; uno dei più recenti è "L'arte di Galep", uscito nel 2012 e curato da Graziano Romani, dove viene raccontata la sua storia personale e la sua evoluzione artistica, attraverso curiosità, interventi di amici e colleghi e una serie di immagini a colori e in bianco e nero, molte delle quali inedite, ma di sicuro interesse per gli estimatori di questo disegnatore c'è anche il numero dell'"Avventura magazine" pubblicato dalla Sergio Bonelli Editore nel 2017 e intitolato "100 anni di Galep - Una vita con Tex", dove viene riproposta anche la prima storia di Occhio Cupo.


Nei video qui presenti trovate le strisce del primo numero di Tex, una carrellata di copertine, un breve servizio di un TG dove si vede anche l'esperimento per un progetto di animazione che non ha avuto seguito e, infine, la versione in semianimazione del già citato episodio intitolato "El Muerto", realizzata per la celebre trasmissione televisiva "Supergulp!":





Buone letture e visione!




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