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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Ivo Milazzo - Un segno per un antieroe

Aggiornamento: 21 giu 2021

Uno dei papà di Ken Parker, personaggio entrato in profondità nel cuore dei suoi lettori, e disegnatore capace come pochi di raccontare attraverso il disegno.

"Noi facciamo un mestiere bellissimo. Non c'è niente di serio in questo mestiere, ma bisogna farlo in maniera seria". (Ivo Milazzo)


Personalmente considero Ivo Milazzo un disegnatore di rara capacità e bravura e con caratteristiche anche uniche nel panorama del fumetto, sia presente che passato.


Vero Maestro del bianco e nero, degno erede di gente come Milton Caniff o Alex Toth, ma anche dei suoi riferimenti più diretti, tipo Ferdinando Tacconi e Gino D'Antonio, nelle sue tavole, grazie ad una ricerca iconografica non proprio comune, Milazzo riesce a mettere in scena degli ambienti sempre plausibili e realistici, permettendo ai suoi lettori di respirare le esatte atmosfere del periodo che sta descrivendo, e questo grazie anche al suo stile e al suo raffinato tratto di forte derivazione impressionista, sempre sensibile alle esigenze dei personaggi e a quelle della narrazione (passando dalle main street delle cittadine del West alle sconfinate praterie della fine dell'800; dalle fumose città americane degli anni '30, popolate da gangster e pupe, a quelle che abbiamo sotto gli occhi oggi; dall'intricata foresta delle Filippine a quella amazzonica; dalle imponenti città degli Incas alla Genova del 1960; nulla sembra essere davvero fuori dalla portata di questo autore, che imprime con decisione il suo autoriale segno in ogni circostanza).

Ma, oltre questo, Milazzo riesce come pochi (forse come nessun altro) a far recitare i suoi personaggi, rendendo spessissimo superfluo qualunque dialogo (e ogni sceneggiatore sa cosa significa avere un disegnatore così abile a disposizione), evidenziando non solo le espressioni più canoniche ed evidenti (rabbia, felicità) ma ogni tipo di possibile via di mezzo, arrivando a comunicare al lettore anche le più piccole sfumature dello stato d'animo dei vari personaggi che ritrae, quello che sentono dentro di loro o quello che stanno magari solo pensando, rendendoli dunque non più solo "esseri di carta", ma, anzi, incredibilmente vivi.

Molti sono i suoi lavori dove questa sua abilità è evidente, ma qui segnalo almeno il volume speciale di Ken Parker intitolato "Il respiro e il sogno", che raccoglie quattro celebri storie mute (cioè completamente prive di qualsiasi dialogo), oppure "La ballata di Pat O'Shane", "Apache", "Lily e il cacciatore", "Casa dolce casa", "Sciopero" e "Uomini bestie ed eroi" - tutti albi che fanno parte della serie regolare di KP -, il volume intitolato "Il caso di Marion Colman", dedicato ad un altro suo personaggio, "Marvin il detective", o ancora "L'Uomo delle Filippine", lo splendido contributo dato da Milazzo alla storica collana "Un uomo un'avventura", pubblicata tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80 dalla Cepim di Sergio Bonelli.


Tutti caldamente consigliati a chi vuole scoprire e farsi sorprendere ed emozionare dall'enorme capacità narrativa di questo Maestro del fumetto.

Nato a Tortona il 20 giugno del 1947, Milazzo si trasferisce giovanissimo in Liguria, crescendo artisticamente sotto la guida di Luciano Bottaro, Carlo Chendi e Giorgio Rebuffi, i fondatori dello Studio Bierrecì di Rapallo. È qui che, tra una storia Disney e l'altra, realizzate sempre in collaborazione con Bottaro (come "Zio Paperone e la scomparsa di Paperopoli" e "Paperino e il safari fotografico", entrambe del 1973), conosce Giancarlo Berardi, col quale realizzerà da li a poco una serie di brevi racconti a fumetti, tra cui "Il Cieco" per la rivista "Horror" della Sansoni. In quel periodo Milazzo collabora anche con il "Corriere dei ragazzi", realizzando delle tavole a matita per un episodio de "Il Maestro", poi inchiostrate da Aldo Di Gennaro. La collaborazione con Berardi comunque continua - e i due arriveranno a produrre un buon numero di storie -, fino a che, nel 1974, decidono di creare un personaggio per la mitica "Collana Rodeo" (contenitore storie autoconclusive pubblicato sempre dall'editoriale Cepim): "Jedediah Baker", un introverso trapper dalle fattezze simili a Robert Redford (il nome scelto è un omaggio a "Jeremiah Johnson", l'omonimo film del 1972 diretto da Sydney Pollack e interpretato proprio da Redford, arrivato in italia come "Corvo rosso non avrai il mio scalpo").

L'idea piace molto all'editore, che decide però di non pubblicare quella storia come numero singolo nella "Collana Rodeo", ma, cambiato il nome del protagonista nel più evocativo e pronunciabile "Ken Parker", lo lancia direttamente in una serie a lui intitolata: è il giugno del 1977 e la testata continuerà le pubblicazioni fino al 1984, dopo cinquantanove uscite (non proprio regolarissime, a causa delle difficoltà realizzative avute dai vari autori coinvolti in quella inedita e anomala collana). in "Ken Parker", Berardi e Milazzo vengono supportati da nomi di primo piano del fumetto italiano, come gli sceneggiatori Alfredo Castelli e Tiziano Sclavi, i maestri del fumetto western (ma non solo, ovviamente) Giorgio Trevisan, Renato Polese, Sergio Tarquinio e Renzo Calegari, e poi Bruno Marraffa e Carlo Ambrosini, allora giovane promessa ma già di grande talento. Gli autori cercheranno di proporre sempre storie imprevedibili, senza avere paura di sperimentare nuove soluzioni, sia grafiche che narrative. Proprio grazie a quell'intento, KP si segnalerà come una delle serie più valide di sempre oltre che per aver proposto una delle migliori figure di antieroe della storia del fumetto.


Negli anni successivi, Milazzo collabora, sempre in coppia con Berardi, con riviste come "Il Giornalino", "Skorpio", "Lanciostory" e l'indimenticabile "Orient Express", dove riprenderanno le avventure di Ken Parker, ma verranno pubblicate anche molte e splendide storie brevi, tra cui "Una strana coppia", "Dov'è Laura", "Jane, sweet Jane", "L'ultimo samurai" e "Vecchio frack", la splendida trasposizione a fumetti della celebre canzone di Domenico Modugno, con, nel finale, un omaggio altrettanto affettuoso al mondo del fumetto (molte di queste sono poi apparse in "Fantasticheria", volume che raccoglie diverse opere fuori collana realizzate da questi due autori).

Tra i loro altri lavori vanno senz'altro segnalati anche "Tiki" (dove il protagonista è un giovane indio amazzonico), alcuni brevi racconti western per la serie "Welcome to Springville", "Tom's bar" (uno dei lavori più intensi e suggestivi di Milazzo), l'incompiuto "Giuli Bai" e il già citato "Marvin il detective", storia in cui i due autori riversano il loro amore per i film noir degli anni '40 e '50. Nel 1985, dopo la chiusura di "Orient Express", Berardi e Milazzo iniziano a collaborare con un'altra rivista, "Comic Art", che gli consentirà di riprendere vecchi personaggi e continuare le pubblicazioni delle nuove avventure di "Ken Parker", iniziate su OE. Nel 1989, Milazzo ritorna a collaborare con la Bonelli per il poliziesco "Nick Raider", e su testi di Claudio Nizzi disegna l'episodio n.5, "Omicidio al Central park", e il n.22, "Jimmy e Juanita".

Nei primi anni '90, Berardi e Milazzo riportano invece in edicola il loro personaggio più celebre e, sotto l'etichetta della Parker editore, nasce il "Ken Parker magazine", una rivista che oltre a proporre le nuove storie di KP presenta anche altri fumetti e autori, sia classici che moderni. L'iniziativa ha vita comunque breve (nonostante il fatto che la Sergio Bonelli Editore la rilevi e tenti di rilanciarla), e nel 1999 esce in edicola "Sangue sul Colorado", lo speciale di Tex che Milazzo firma su testi di Nizzi. Nello stesso anno dell'uscita del texone, il disegnatore entra a far parte dello staff della serie "Magico Vento", restando così nelle atmosfere del fumetto western, almeno fino al 2004, quando lascia la serie di Gianfranco Manfredi per dedicarsi a progetti più personali e indipendenti, come "Impeesa - La grande avventura di Baden Powell", scritto da Paolo Fizzarotti e dedicato al fondatore dei boy-scout, o "Il Boia rosso", volume scritto da Francesco Artibani.


Nel 2009 ha realizzato un'opera insolita per un disegnatore di fumetti, illustrando la Pentecoste e il ciclo de "I frutti della Resurrezione" nella chiesa La Resurrezione a Rimini. I dipinti sono stati realizzati ad acquarello su carta, digitalizzati, stampati nelle dimensioni volute e trasferiti sulla parete. Il ciclo si compone di tredici quadri ispirati alla figura del sacerdote che ha retto la parrocchia dal 1968 al 2005. Tra le sue più recente fatiche a fumetti ci sono invece il volume "Uomo Faber", su testi di Fabrizio Calzia, una graphic novel dedicata alla vita di Fabrizio De Andrè, pubblicata nel 2010 da De Agostini e in anteprima con la Repubblica e L'Espresso, e il volume "Un drago a forma di nuvola" (2014), scritto da Ettore Scola.

L'attività di Milazzo si diversifica ulteriormente, tra illustrazioni e fumetto, ma, dopo aver collaborato con diversi editori statunitensi con racconti di stampo fantastico e horror, nel 2015, sempre su testi di Berardi, torna a realizzare Ken Parker con la tanto attesa e conclusiva storia della saga intitolata "Fin dove arriva il mattino", che va a chiudere la ristampa della serie edita in quel periodo dalla Mondadori. Va poi certamente ricordato anche il suo impegno profuso nell'AI, l'Associazione Illustratori, con l'intento di salvaguardare i diritti di chi si muove professionalmente nell'ambiente del fumetto, dell'illustrazione, della grafica e dell'animazione.


Sono diversi i volumi dedicati a questo autore, ma qui vi consiglio di recuperare almeno "Berardi & Milazzo" di Vincenzo Mollica e Antonio Vianovi, edito nel 1985 dalla Glamour International production, o il più recente "Ivo Milazzo" di Davide Caci, pubblicato dalle edizioni Comicout.

Qui sotto trovate una galleria (in slideshow) delle copertine realizzate da Milazzo per "Ken Parker", un personaggio che è stato capace di entrare in profondità nel cuore dei suoi lettori e che molti ancora rimpiangono:

Buone letture e, intanto, buona visione!


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