top of page
Cerca
  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Settima arte (36): "I Duellanti" di Ridley Scott (1977)

Aggiornamento: 28 mag 2023

Video, immagini e brevi informazioni su film e documentari che hanno segnato la storia del cinema (o solo il mio immaginario)

"I Duellanti" di Ridley Scott ("The Duellists" - Inghilterra - 1977)


Sceneggiatura: Gerald Vaughan-Hughes, basata sull'omonimo racconto di Joseph Conrad uscito nel 1908.


Con: Keith Carradine, Harvey Keitel, Albert Finney, Edward Fox, Cristina Raines, Robert Stephens, Diana Quick, Tom Conti, Alun Armstrong, Meg Wynn Owen, Jenny Runacre, Pete Postlethwaite, Gay Hamilton, John McEnery, Alan Webb.


"Ho studiato a fondo l'uomo militare, gli ho letteralmente scrutato il cervello; ma il mio fato è quello di rabberciarlo di continuo senza avere alcuna idea di come funzioni."

(da "I Duellanti" - 1977)


"Strasburgo,1800. Napoleone è al potere in Francia. Il tenente ussaro Armand D'Hubert è incaricato da un suo superiore, il generale Treillard, di comunicare lo stato d'arresto a Gabriel Féraud, un suo pari grado ma di umili origini, responsabile del ferimento in duello del nipote del sindaco della città. Féraud, disturbato durante un incontro galante con la nobildonna Madame de Lionne, chiede immediata soddisfazione a D'Hubert sfidandolo a duello. D'Hubert accetta, anche se con contrarietà. Durante lo scontro, Féraud viene ferito a un braccio e il duello si interrompe senza esito. Le conseguenze di quel primo confronto non tardano ad arrivare: Féraud dichiara di voler affrontare nuovamente D'Hubert finché non avrà soddisfazione; prigionieri del codice d'onore, sono tenuti a sfidarsi ogni volta che le circostanze lo permettono, e lo faranno. Questa condizione li legherà per buona parte della loro vita, nonostante le strade diverse intraprese, fino ad una inevitabile resa dei conti..."


"I Duellanti" si segnala per essere il primo film diretto da Ridley Scott, fino ad allora scenografo della BBC ed esperto regista pubblicitario e che poi diventerà notissimo grazie alle sue due opere successive: "Alien" (1979) e "Blade Runner" (1982).

La decisione di Scott di affrontare questo progetto fu determinata dalla visione di uno dei capolavori di Stanley Kubrick, "Barry Lyndon" (1976), un'opera che lo colpì profondamente.

Anche se è stato un punto di partenza e riferimento, dal film di Kubrick il regista inglese se ne discosta velocemente, sia per la storia presa in esame per il suo film che nella messa in scena, decisamente più spartana e che deve fare di necessità virtù a causa del limitato budget a disposizione: solo 900.000 dollari. Scott sopperisce alla mancanza di mezzi con grande sapienza e inventiva, mettendo in mostra, coadiuvato dal direttore della fotografia Frank Tidy, un affresco funereo e decadente del periodo napoleonico con una maturità inaspettata: le sequenze negli interni sono spesso attraversate da fasci di luce che squarciano l'oscurità (un elemento che diventerà parte dello stile visivo del regista inglese), che conferiscono un'aria di eleganza all'insieme ma che permettono anche di "coprire" quello che sui set non è riuscito ad arrivare; le riprese in esterni vengono invece effettuate con particolari filtri ottici per ricreare un'atmosfera d'epoca in direzione anti naturalistica, e ricercando con cura ambientazioni che possono fortemente caratterizzare le scene e le inquadrature (cosa che gli riesce in pieno), risultando personali e difficilmente dimenticabili. Questo è infatti uno dei suoi film visivamente più riusciti, dove spicca un senso estetico impareggiabile e un'ammirevole ricerca della ricostruzione storica, un uso davvero raffinato della luce e una cura iconografica che riporta alla mente molti dipinti di quell'epoca: diverse inquadrature riprendono nature morte che omaggiano la pittura Romantica o come l'immagine finale, che cita esplicitamente il "Viandante sul mare di nebbia" (1818) di Caspar David Friedrich, ma sono chiari anche i riferimenti che richiamano i lavori di Rembrandt Harmenszoon van Rijn, meglio noto semplicemente come Rembrandt.


Il regista non sembra voler dare una precisa chiave di lettura alla storia, cosa lasciata invece alla sensibilità degli spettatori, ma il suo intento è quello di ricostruire (e quasi dipingere) un mirabile documento dell'epoca. 


A ispirare Joseph Conrad per il suo romanzo fu invece un breve trafiletto in un quotidiano di provincia, dove veniva raccontato uno di questi episodi galeotti isolandolo dal numero di simili aneddoti per la sua singolarità, aspetto che convinse l'autore a farlo diventare il soggetto di un suo prossimo racconto.

L'articolo riportava la storia incredibile di due ufficiali napoleonici, François Louis Fournier e Pierre Dupont, che, nel corso di vent'anni, si fronteggiarono armati in 17 duelli.

Come l'autore sottolinea nell'incipit del racconto, Napoleone Bonaparte non si curava della tradizione e non tollerava che i suoi soldati si scannassero l'un l'altro, e anzi sanzionava severamente questi comportamenti insensati che gli ufficiali si dimostravano reciprocamente, tuttavia, l'aggressività, coltivata nell'ambiente militare come una virtù, e il concetto d'onore, conservato con altrettanto affetto tra i ranghi della gerarchia della Grande Armata, facevano sì che, nonostante la proibizione, occasionalmente si verificasse qualche "esuberanza" che portava aitanti giovani, altrimenti ligi al regolamento, a infrangere il divieto e ad incrociare le spade.

Bisogna poi sottolineare che, prima dell'avvento di Napoleone, l'accesso al ruolo d'ufficiale nei ranghi della gerarchia militare era prerogativa esclusiva della classe nobiliare, mentre ora questa possibilità veniva estesa ai ceti meno blasonati, valutando l'opportunità di avanzamento esclusivamente sulla base del merito.


Lo scontro a cui si assiste ne "I Duellanti" è perciò anche uno scontro tra due opposti livelli, sia di educazione che sociali, tra il risentimento di uno dei due contendenti e l'altezzosità dell'altro: due diversi concetti dell'onore e della lealtà, uno rispettoso del proprio comandante, chiunque egli sia, l'altro devoto solo a Napoleone.

La trama del racconto di Conrad attraversa sedici anni di Storia e può essere interpretata come una metafora del passaggio sull'Europa della cometa napoleonica, il generale che costrinse praticamente tutte le teste coronate d'Europa a confrontarsi militarmente con lui.

Ciò avvenne senza una reale conseguenza, dato che all'indomani del Congresso di Vienna (1814-1815) – che sancì il nuovo ordine europeo dopo Waterloo – le cose erano all'apparenza assai poco cambiate rispetto all'epoca pre-rivoluzionaria.


"I Duellanti" venne premiato al festival di Cannes nel 1977 come miglior opera prima, e nel 1978 Ridley Scott vinse il David di Donatello come miglior regista straniero.


QUI trovate una breve ma efficace presentazione del film di Gianni Canova, e di seguito un trailer:

un filmato composto di immagini del film comparate agli storyboard:

una clip:

e infine un video dedicato all'evocativa colonna sonora realizzata da Howard Blake:


Buona visione!



198 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page