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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

"Big" John Buscema - Il fumetto si fa azione

Aggiornamento: 8 apr 2021

Una preparazione solida abbinata ad un disegno vigoroso e dinamico, contribuirono a farlo soprannominare nell'ambiente il "Michelangelo dei fumetti".

"Per quanto riguarda i fugaci incontri con Jack (Kirby), penso di poterli contare sulle dita di una mano. Ci trovammo alla convention di San Diego: ci scambiammo qualche frase, i soliti convenevoli, cose del genere. Una volta tornammo in macchina assieme: lui viveva a Long Island e Don Heck ci riportò a casa. Tutto qua, non ho avuto molti contatti con Jack. Nonostante questo non sarei riuscito a sopravvivere nel mondo dei fumetti se non fosse stato per lui. Quando Stan mi richiamò nel 1966, per me fu davvero duro tornare a disegnare. Puoi fare illustrazioni oppure anche realizzare dei layout, ma questo non significa che sai fare fumetti. E' tutto un altro mondo. Stan mi incaricò di fare un albo, credo si trattasse di Hulk. Realizzai un lavoro davvero brutto. Stan pensò allora che avrei dovuto studiare i disegni e gli albi di Jack, così mi dette una pila di suoi fumetti. Beh, a tutti erano stati dati degli albi di Jack Kirby. Quella fu davvero la prima volta in cui osservai realmente il suo lavoro. Ho iniziato a disegnare usandoli come ispirazione, ed ecco perché mi ha salvato." (John Buscema)


John Buscema (all'anagrafe Giovanni Natale Buscema) nasce a New York l'11 dicembre 1927. Fa parte di un'intera generazione di disegnatori di fumetti di origine italoamericana emersa sulla scena del fumetto statunitense, e qui voglio ricordare almeno Carmine Infantino, John Romita sr., Mike Esposito, Frank Giacoia e Dick Giordano.

Studia all'High School of Music and Art a Manhattan e al Pratt Institute, dove si diploma in disegno e si appassiona ai maestri del Rinascimento italiano, facendo ricerche sui lavori di Michelangelo Buonarroti, Leonardo Da Vinci o Raffaello Sanzio, ma anche l'opera di un pittore come Pieter Paul Rubens, un'altra sua accesa passione.

Più tardi, per circa un anno, segue anche corso di disegno dal vero al Brooklyn Museum.

Sin da ragazzo si rivela un grande appassionato di comics: legge ovviamente le avventure dei supereroi, su albi come "Superman", "Batman" e le altre serie degli eroi mascherati presenti allora sul mercato, ma il giovane Buscema divora tutti i fumetti su cui riesce a mettere le mani, indipendentemente dal genere. La sua attenzione, tra i tanti, viene catturata in particolar modo però dalla ricercatezza grafica del "Principe Valiant" di Hal Foster, il "Flash Gordon" di Alex Raymond e le serie dedicate a Tarzan, tra le quali viene colpito dal disegno proposto da Burne Hogarth. Tutti questi artisti, pittori e disegnatori, ebbero poi una notevole influenza sulla successiva carriera di Buscema.

Allo stesso tempo segue con attenzione anche famosi illustratori a lui contemporanei, come Norman Rockwell o Al Dorne (al cui stile Buscema si ispira esplicitamente). Proprio questi suoi studi, abbinati ad un disegno sempre propenso nel dimostrare vigore e dinamismo, contribuirono a farlo soprannominare da Stan Lee (forse in maniera un po' enfatica, nel perfetto stile dello scrittore) il "Michelangelo dei fumetti". Anche se nato in America, Buscema resta comunque molto legato alle sue origini italiane, all'Italia e alla sua cultura, tanto che tornò spesso in Sicilia, presso dei parenti nel piccolo paese di Pozzallo, in provincia di Ragusa.

Nel settore dei fumetti inizia la sua carriera nel 1948, con storie di genere poliziesco e noir, per poi passare ai western, che in quegli anni erano popolarissimi. Sempre nel '48 collabora per un breve periodo anche con la casa editrice Timely comics/Atlas comics (futura Marvel comics), ma nel 1951 interrompe la sua produzione e si arruola nell'esercito, che lascerà comunque in fretta a causa di problemi di salute. Durante alcuni anni di crisi dell'industria del fumetto, Buscema lavora molto in pubblicità, oltre che nel campo dell'illustrazione, per poi tornare nuovamente ai fumetti nel 1966 (la sua vera aspirazione era di diventare un pittore, ma era convinto, come ebbe a dire in una intervista, che non sarebbe riuscito a camparci), iniziando a collaborare con Stan Lee e la neonata Marvel comics, casa editrice dove troverà lavoro anche suo fratello minore, Sal.

Inizialmente Buscema fu assunto come interno alla Marvel , lavorando in redazione con un gruppo di altri autori, tra cui Carl Burgos, Syd Shores, Danny DeCarlo, Gene Colan e Bill Everett, ma in breve tempo trova il modo di lavorare direttamente a casa sua, e grazie al suo stile, da subito piuttosto riconoscibile e personale, diviene in tempi rapidi un uomo-simbolo della casa editrice, insieme a Jack Kirby e John Romita sr. (i lavori di Buscema per altre case editrici, compresa la DC comics, saranno infatti molto rari).


Lavora praticamente per tutte le serie Marvel: "I Vendicatori", "I Fantastici quattro", "Thor", "Hulk", "Sub-mariner", "L'Uomo ragno" (quest'ultimo però non lo amò mai particolarmente), fino a "Wolverine" e "Il Punitore", lasciando la sua inconfondibile impronta in moltissime occasioni, ma vale la pena ricordare soprattutto il lavoro da lui fatto per la prima serie di "Silver Surfer" (1968), il malinconico e tormentato eroe dello spazio creato da Stan Lee e Jack Kirby nel 1966 (Lee fu molto critico all'inizio con le tavole di Buscema, ben lontane dallo stile imposto da Kirby alla produzione Marvel di quegli anni, per poi arrivare a ricredersi completamente).

Buscema aveva già avuto l'occasione di collaborare con lo sceneggiatore Roy Thomas, realizzando saghe che sono restate nella mente dei lettori, e si ritroveranno insieme anche nella collana dedicata a "Conan il barbaro" (1970), il personaggio a cui il disegnatore legherà maggiormente il suo nome.

Per la serie del cimmero creato da Robert E. Howard nel 1932, John Buscema sostituisce il precedente autore, il comunque ottimo Barry Windsor-Smith, riuscendo da subito a dare un'interpretazione molto personale alla serie con una nuova caratterizzazione del personaggio: decisamente più oscura e selvaggia rispetto a quella giovanile e quasi elegante data da Smith, ma più vicino, comunque, alle intenzioni dello stesso Howard. Il grande successo riscosso dalla serie fa mettere in cantiere altre pubblicazioni, tra cui "Savage Tales" (1971) e la longeva "Savage sword of Conan" (nata nel 1974 e che comprenderà ben 235 numeri), pubblicata in un insolito formato e persino in bianco e nero, dove Buscema darà prova di una maturità di disegno davvero straordinaria, sostenuto anche dalla preziosa e partecipata collaborazione di alcuni altri raffinati disegnatori in veste di inchiostratori, tra cui Alfredo Alcala e Rudy Nebres.

Buscema sembra aver trovato il suo spazio ideale, che gli permette di disegnare moltissime cose che lo appassionano, ma soprattutto le serie che hanno Conan come protagonista non sono di supereroi, genere che comincia ad andargli stretto. La collana ottiene una grande accoglienza, ed è proprio grazie al fumetto che il personaggio di Howard diventa famoso tra i lettori di quell'epoca (fama che verrà poi confermata nel film del 1981 diretto da John Milius. Del film Buscema apprezzò molto le scenografie, ma secondo lui furono fin troppo sacrificate per dare spazio sullo schermo solo ai muscoli di Arnold Schwarzenegger). Tra le pagine delle varie pubblicazioni dedicate al barbaro si trovano poi una serie di talenti assoluti del fumetto americano, e alcuni di essi riusciranno ad esprimersi al meglio delle loro possibilità (in particolar modo nella collana "The savage sword of Conan"):

Le sue notevoli doti artistiche, abbinate ad uno stile straripante e pieno di energia, lo faranno amare visceralmente dagli appassionati di fumetti; nell'ambiente comincia ad essere soprannominato affettuosamente "Big John", un po' per il suo fisico ma soprattutto in segno di rispetto da parte dei colleghi.

Ebbe la fortuna di collaborare spesso con inchiostratori con cui si trovò molto a suo agio e, oltre a quelli già citati, vorrei ricordare anche Frank Giacoia, Joe Sinnott e Tom Palmer, che, escluse le tavole dove Buscema si inchiostrò da solo (cosa rara nella produzione mainstream americana, e QUI potete trovare molti esempi in tal senso), riuscirono sempre a premiare e seguire bene il suo segno senza mai tradirlo né snaturarlo, cosa non certo facile né scontata vista l'enorme mole di lavoro sviluppata dall'autore nella sua lunga carriera.

Grazie alla sua preparazione di stampo classico, che gli ha permesso di avere un disegno molto solido, Buscema riuscì come pochi a rappresentare sia l'epicità dei supereroi che la loro controparte umana, senza far stonare mai le due cose, una caratteristica difficilmente replicata dai disegnatori che si sono mossi dopo di lui, soprattutto dagli anni '90 in poi, dove si è imposta una rappresentazione dei supereroi abbastanza infantile, tradotti graficamente solo come dei bambolotti ipertrofici e assolutamente privi di sfumature nella recitazione, sia nelle espressioni che negli atteggiamenti; produzione che è coincisa poi con uno dei periodi più discutibili della Marvel e del fumetto supereroico in generale.

Il disegno di Buscema è invece e unanimamente da sempre riconosciuto come uno dei più autentici rappresentanti del "Marvel style", ed è per questo che proprio lui venne scelto per affiancare Stan Lee nella realizzazione del libro e del filmato "Disegnare fumetti in stile Marvel" ("How to draw comics the Marvel way"). "How to draw comics the Marvel Way" uscì per la prima volta nel 1978 edito dalla Marvel Fireside Books, e il volume è stato poi ristampato per decenni.

Ancora oggi viene considerato come "uno dei migliori manuali sul come disegnare fumetti".

Il libro ha formato almeno un'intera generazione di fumettisti statunitensi (ma non solo), spiegando loro che esisteva "un modo corretto e un modo sbagliato di disegnare":

Alla fine del 2001, ammalatosi di cancro allo stomaco, Buscema muore poco dopo, nel gennaio del 2002, a Port Jefferson, lasciando sua moglie, Dolores, e i suoi due figli, John Jr. e Dianne.

Buone letture!


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