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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

H.P.L. - la vita e i racconti di Howard Phillips Lovecraft

Aggiornamento: 22 ago 2022

Poeta, critico letterario e saggista, Lovecraft è stato, insieme ad Edgar Allan Poe, uno dei maggiori scrittori di genere fantastico/horror ed è considerato uno dei precursori della fantascienza.

"Il sentimento più forte e più antico dell'animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell'ignoto." (Howard P. Lovecraft da "Supernatural Horror in Literature")


"Il sogno non è semplice evasione dal reale, ma un valido strumento per acquisire conoscenza di ciò che si trova aldilà del reale, superando il "Velo di Maya", cioè la mistificazione prodotta dai sensi e le effimere illusioni e i bisogni imposti dalla società." (Howard P. Lovecraft)


"Io agogno l'etereo, il remoto, il crepuscolare, l'ambiguo. Detesto sempre di più la vita e ciò che vi è connesso e desidero ardentemente quei nebulosi reami che soltanto un Machen o un Dunsany sanno evocare. Sogno un mondo di mistero gigantesco ed affascinante, di splendore e terrore, nel quale non vi siano altri limiti se non quelli della libera immaginazione." (dalla lettera scritta da Howard P. Lovecraft a Frank Belknap Long - 1923) "Non scrivo mai di cose che ho visto - cento altri lo possono fare - ma solo di cose che ho sognato." (Lord Dunsany)


Nato a Providence il 20 agosto del 1890, Howard Phillips Lovecraft, poeta, critico letterario e saggista, è stato, insieme ad Edgar Allan Poe, uno dei maggiori scrittori di genere fantastico/horror ed è considerato uno dei precursori della fantascienza angloamericana. Non fu molto apprezzato dai critici del suo tempo e i suoi racconti, ritenuti troppo stranianti, non godettero mai di buona fama se non dopo la morte dell'autore (uno dei primi a ricredersi, dopo iniziali critiche, fu Jorge Luis Borges). La prosa di Lovecraft risulta ai più infatti spesso antiquata, il che è riferibile alla formazione letteraria ricevuta perlopiù dai volumi della biblioteca del nonno materno, oltre che al suo amore per le forme classiche. Volutamente lo scrittore impiegava termini superati facendo largo uso dell'inglese britannico, aspetti che sono stati la causa della stroncatura di parte del suo lavoro e di un difficile rapporto con alcune case editrici dell'epoca. Ma, nonostante questo, Lovecraft non venne mai a patti con esse (né con il pubblico), rifiutando sino all'ultimo di alterare, al fine di renderle più commerciali o solo fruibili, le sue opere. Quello fu uno dei messaggi di ribellione che "Il solitario di Providence" cercò di trasmettere contro quella che lui sentiva come una "schiavitù intollerabile" di un'esistenza ristretta sul piano delle sensazioni mondane, e non volle mai mescolarsi, inoltre, ad una società che lo ripugnava, preferendo scegliere da sé i contatti e le amicizie, senza costringersi ad atteggiamenti e regole giudicate ipocrite e conformiste.


Figlio unico di Winfield Scott Lovecraft e di Sarah Susan Phillips, Howard P. Lovecraft aveva solo tre anni quando suo padre cominciò a manifestare i sintomi di una psicosi acuta; ricoverato al Butler Hospital di Providence, vi morì cinque anni dopo, nel 1898. Il bambino venne quindi cresciuto dalla madre, da due zie e da suo nonno nella villa dei genitori materni. Suo nonno, Whipple Van Buren Phillips, appassionato di letteratura gotica, lo incoraggiò moltissimo nella lettura fornendogli libri quali le fiabe dei fratelli Grimm e "Le mille e una notte", libro da cui l'autore prenderà spunto per creare il folle Abdul Alhazred (secondo alcuni esegeti di Lovecraft, Alhazred potrebbe alludere ad Hazard, cognome di una famiglia di Providence imparentata coi Lovecraft, oppure essere un gioco di parole derivato dall'inglese "all has read", ossia "ha letto tutto", riferimento autobiografico ad una gioventù di accanite letture) e i terribili racconti e sortilegi del suo "Necronomicon", ma che stimolarono anche il suo interesse per l'insolito, la chimica (costruirà anche un laboratorio in cantina, con formule chimiche che dopo la sua morte verranno erroneamente interpretate per segni magici) e l'astronomia, una delle sue passioni. Nel 1896, Lovecraft perse la nonna materna, fatto che provocò in lui quei primi incubi che lo perseguiteranno per anni, costituiti da demoni da lui stesso definiti "Magri notturni" ("Night-gaunts"). Nel 1897 scrisse la sua prima poesia, ispirata all'"Odissea" di Omero, oltre che i suoi primi racconti. Nel 1900 cadde preda di un esaurimento nervoso, forse provocato dall'atteggiamento iperprotettivo della madre (che arriverà al punto di vietargli di uscire di casa per colpa - a detta della donna - della sua eccessiva bruttezza), condizione che comunque non gli impedirà nei due anni successivi di aumentare la produzione di poesie e racconti realistici.


La morte del nonno, avvenuta nel 1904, crea all'intera famiglia anche delle difficoltà economiche, tanto che il ragazzo e sua madre si trasferiscono in un'abitazione più piccola e meno confortevole. Inizia a frequentare il liceo, ma non riesce a completare gli studi a causa della sua salute cagionevole, dovuta anche ad una caduta da un'impalcatura che gli procura un trauma cranico e che in seguito al quale soffrirà per tutta la vita di forti mal di testa. Il 1906 è l'anno in cui Lovecraft appare per la prima volta nella stampa, più precisamente nel "Providence sunday journal", con una lettera che ridicolizza l'astrologia, mentre lo stesso anno, in un'altra sua lettera apparsa su "Scientific american", dà invece credito alle prove circa l'esistenza di un pianeta oltre Nettuno (quello che è oggi conosciuto come Plutone, che fu scoperto solo nel 1930, poi declassato a pianeta nano nel 2006). Nel 1908 abbandona definitivamente gli studi e l'anno dopo, a causa di successivi esaurimenti nervosi, farà altrettanto con un corso di chimica, cercando di trovare conforto con alcuni amici alla scoperta della regione natale.


Nel 1911 la famiglia Lovecraft cadde nuovamente in disgrazia, stavolta a causa di investimenti sbagliati fatti da uno zio, piombando in uno stato di povertà da cui non riuscirà mai più ad uscire. Le sue prime poesie vengono pubblicate nel 1912, sono notate da Edward F. Daas, presidente di un'associazione di scrittori dilettanti, la United Amateur Press Association (UAPA), e lo contatta per delle iniziative. Nel 1915 comincia infatti a revisionare manoscritti altrui (il suo unico, vero lavoro continuativo portato avanti fino alla morte) e riesce a pubblicare il primo dei tredici numeri de "The Conservative", una sua raccolta di saggi e poesie edita fino al 1923. Nel frattempo comincia a prendere forma anche la sua vasta rete di corrispondenza con i colleghi, tra cui Forrest J. Ackerman, Donald Wandrei, Henry S. Whitehead, Robert Bloch (autore di "Psycho") e Robert E. Howard (autore di "Conan il barbaro", "Solomon Kane" e altri celebri personaggi). In quel periodo partecipa con alcuni di questi scrittori al circolo letterario "Kleicomolo", dove legge un libro di genere fantastico che probabilmente esercita su di lui un notevole influsso: "Etidorhpa" di John Uri Lloyd. Nel 1917, con l'ingresso degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale, cerca di entrare come volontario nella guardia nazionale del Rhode Island, ma ancora una volta l'intervento della madre gli preclude ogni possibilità in tal senso. Due anni dopo, Lovecraft incontra a Boston uno degli autori da cui trarrà grande ispirazione per svariati racconti, Edward John Moreton Drax Plunkett, 18° barone di Dunsany, meglio conosciuto solo come Lord Dunsany, rimanendo abbagliato dallo stile e dalla tematica onirica dello scrittore irlandese. Di lui Lovecraft ebbe a dire: "Ideatore di una nuova mitologia e compositore di un folklore stupefacente, Lord Dunsany rimane devoto ad uno strano mondo di bellezza fantastica e si impegna in una guerra incessante contro la grossolanità e la bruttura della realtà quotidiana".


Sempre nel '19, dopo aver sofferto a lungo di isteria e depressione, la madre di Lovecraft viene ricoverata al Butler Hospital (lo stesso ospedale dove suo marito era morto qualche anno prima per problemi di salute. Quel forte legame instaurato dallo scrittore con la madre cessa il 24 marzo 1921, il giorno della morte della donna.


In quel periodo Lovecraft strinse un'amicizia epistolare con Sonia H. Greene, una vedova che vive a New York, più anziana di lui di sette anni, per la quale scriverà racconti che lo porteranno ad iniziare con lei un rapporto sentimentale. Dopo aver ricevuto dalla rivista semiprofessionale "Home Brew" una commissione per alcuni racconti, Lovecraft, nel 1922, cambia radicalmente le sue abitudini quotidiane, leggendo i suoi racconti in pubblico, partecipando a conferenze e facendo numerosi viaggi nel New England. Proprio i racconti usciti su "Home Brew", desteranno l'attenzione di Edwin E. Baird, direttore della rivista "Weird tales", sulla quale uscirà il secondo racconto scritto da Lovecraft, "Dagon" (1923). Nel marzo del '24, lo scrittore si sposa con la Greene e si trasferisce stabilmente a New York. La permanenza nella Grande Mela venne però funestata da problemi economici, poiché i suoi sforzi per trovare lavoro furono inutili e costrinsero la moglie, che nel frattempo aveva visto fallire la propria attività commerciale, a spostarsi a Cleveland alla ricerca di un impiego. Lovecraft quindi rimane a vivere da solo in una zona di Brooklyn chiamata Red Hook (scenario, tra l'altro, che H.P.L. utilizzerà in "Orrore a Red Hook"), ma la vita di città non fa per lui, e anzi si tramuta in un'esperienza a dire poco traumatica. Pochi anni dopo torna infatti a Providence, con il consenso della Greene, da cui, alla fine, divorzierà. La sua nuova abitazione è al numero 10 di Barnes Street (l'indirizzo che nel racconto "Il caso di Charles Dexter Ward" viene dato come residenza al personaggio del dottor Willet), dove resta fino al 1933. È di questo periodo l'avvio e la stesura de "Il richiamo di Cthulhu", uno dei suoi migliori racconti, di "Il caso di Charles Dexter Ward" e "La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath", i suoi primi romanzi, che tuttavia verranno pubblicati postumi (rispettivamente nel '41 e nel '43) perché non ritenuti buoni dallo stesso autore.

Nel febbraio del 1924, Harry Houdini gli commissiona la scrittura di un racconto (uscirà su "Weird tales") con il titolo di "Imprisoned with the Pharaohs", facendo in modo che la trama apparisse come una vera avventura vissuta dal famoso illusionista. La qualità delle sue opere di quegli anni spinsero gli editori di "Weird tales" ad offrirgli addirittura il posto di direttore, ma che Lovecraft rifiuta perché non trasferirsi nella redazione di Chicago. Il lavoro di critica letteraria più noto da lui composto è probabilmente "Supernatural horror in literature", scritto tra il 1925 ed il 1927; in esso esamina le radici del genere horror e fantastico, commentando autori quali Edgar A. Poe, Arthur Machen, Lord Dunsany e Ambrose Bierce.

Scrive "Il colore venuto dallo spazio" (1927), che viene inizialmente rifiutato da "Weird tales" ma ben accolto invece da un'altra celebre rivista dell'epoca: "Amazing stories" (il racconto diventerà poi uno dei più amati dai lettori).

Lovecraft non si occupò solo di letteratura fantastica, ma, ad esempio, fu tra i primi a riconoscere l'importanza dell'"Ulisse" (1922) di James Joyce in America (dove venne inizialmente attaccato in quanto giudicato pornografico), e nelle sue opere di narrativa sono inoltre frequenti, a testimonianza della vasta cultura dello scrittore e dei suoi molteplici interessi, riferimenti ad autori come Dante Alighieri e John Milton, oltre che a Gustave Doré ("Dagon") e di Francisco Goya ("Il cane" e "Il modello di Pickman"), nonché incisi su argomenti quali l'architettura, l'antropologia, la chimica, la geologia e l'astronomia (antico interesse mai tramontato).

Gli anni '30 sono i più prolifici dal punto di vista letterario: durante quel periodo scrive la maggior parte dei suoi racconti più conosciuti, a cominciare da "Le montagne della follia" (scritto nel '31 ma pubblicato anni dopo), testo fondamentale nella narrativa di questo autore, e poi "Colui che sussurrava nelle tenebre" (1931) e "La maschera di Innsmouth" (1936), inoltre si dedica alla revisione di opere di altri autori, lavorando anche come ghostwriter.


Nel saggio "In difesa di Dagon", scritto per difendere il suo racconto dai detrattori, l'autore distinse tre principali categorie nell'ambito della produzione letteraria: quella romantica, i cui sostenitori - dice - sono disposti anche ad accettare finzioni e falsità psicologiche purché il tutto rimanga in un contesto prosaico; quella realistica, che secondo Lovecraft ha il pregio di descrivere fedelmente la vita, ma ha come limite il rischio di cadere nello "sgradevole e nel banale"; e infine quella fantastica, l'unica in grado di soddisfare le aspirazioni e le esigenze della fantasia. Nonostante gli sforzi creativi, la sua situazione economica continua a peggiorare finché, nel 1933, è costretto a trasferirsi dall'unica zia ancora in vita, in un alloggio più economico e più piccolo (la stessa abitazione del protagonista de "L'abitatore del buio"). Nel 1935, "Weird tales" respinge un altro suo romanzo, "L'ombra calata dal tempo", convincendolo sempre di più ad abbandonare quasi del tutto la scrittura per dedicarsi esclusivamente a revisioni o collaborazioni. La sfiducia nelle proprie capacità emerse di nuovo nel 1936, quando "Astounding science-fiction" pubblicò "Le montagne della follia" e "L'ombra calata dal tempo" solamente dietro proposta dello scrittore Donald Wandrei (grande sostenitore di Lovecraft).


Nel corso della sua vita, come detto, Lovecraft intrattenne innumerevoli rapporti epistolari con numerosi amici e scrittori, stimati in circa 118.000 lettere, alcune delle quali lunghe anche 70 pagine. Forse il più vasto epistolario mai costruito, cresciuto al ritmo di 10-15 lettere al giorno (nel 2009 erano 16.000 quelle ancora esistenti). Attraverso consigli, incitamenti, e a volte riscritture complete di racconti, Lovecraft contribuì a formare personalità e stili di molti scrittori (e oltre quelli già citati, segnalo anche Jacques Bergier, Clark Ashton Smith, Henry S. Whitehead, J. Vernon Shea, Carl R.Jacobi, Harold Warner Munn e Seabury Quinn). Lovecraft tenne molti contatti del genere anche con scrittori dilettanti appartenenti ai diversi circoli letterari in cui militò egli stesso, avendo con questi scambi più frequenti rispetto ad altri suoi colleghi professionisti.


Il 10 marzo 1937, Howard P. Lovecraft venne ricoverato al Jane Brown Memorial Hospital di Providence dove gli fu diagnosticato un tumore all'intestino in fase molto avanzata. Morì cinque giorni dopo. Nessun organo d'informazione dell'epoca diede la notizia della sua scomparsa.


L'opera di Lovecraft è stata divisa in tre categorie distinte da alcuni suoi appassionati critici (anche se lui non fece mai direttamente riferimento a queste categorie): - "Storie macabre" (approssimativamente 1905/20) - "Storie oniriche" (approssimativamente 1919/27) - "Ciclo di Cthulhu" (approssimativamente 1926/35).

La maggior parte delle sue storie sono state ispirate dai suoi incubi e forse il loro duraturo successo lo si deve proprio a questo collegamento diretto con i simboli dell'inconscio. Edgar A. Poe influenzò profondamente, come già detto, i primi racconti macabri di Lovecraft e il suo stesso stile: proprio come il maestro di Boston, lui riuscì a creare atmosfere inquietanti e raccontare paure latenti, mentre la successiva scoperta delle opere di Lord Dunsany, con la loro schiera di Dei viventi in un mondo immaginario, lo spinse invece a cimentarsi in racconti dal contenuto più onirico, ma un'altra fonte di ispirazione, totalmente diversa dalle precedenti, fu per lui l'importante progresso scientifico che in quegli anni si registrava in campi come la biologia, l'astronomia, la geologia e la fisica, che contribuiva, nella sua personale visione, a far sentire la razza umana sempre più insignificante e impotente, in balia di un universo meccanico e privo di ogni riferimento spirituale, dando un fondamentale contributo alle idee che più tardi verranno definite col termine di "cosmicismo" e ulteriore forza al suo ateismo.

Anche se lui si definì spesso più vicino all'idea misoteista o malteista, era invece probabilmente un razionalista: non aveva la fede cieca del mistico e si rendeva ben conto che l'universo fittizio creato dalla sua immaginazione rappresentava solo uno pseudo-rifugio, non raggiungibile né praticabile. D'altro canto, la sua sensibilità, acuita dalla solitudine, gli fece comprendere presto che il mondo della fantasia, in quanto creazione spontanea individuale, non poteva non avere un preciso influsso sul suo creatore.


Altre importanti influenze nella sua opera furono gli scritti di Jules Verne e Herbert G. Wells, ma in particolar modo quelli di Arthur Machen (che con i suoi efficaci racconti sulla sopravvivenza di un male antico in un'ambientazione moderna e realistica, e la sua convinzione che esistessero misteri nascosti sotto il velo della realtà, fornì a Lovecraft ulteriore ispirazione e diede origine alla parte più originale della sua opera, il famoso "Ciclo di Cthulhu" - un termine coniato dallo scrittore August Derleth, uno dei tanti corrispondenti di Lovecraft - col suo pantheon di divinità extra-dimensionali), di Oswald Spengler e di Friedrich Nietzsche (in quei scritti dove si affronta l'idea della civiltà che combatte contro elementi barbarici e primitivi. In qualche racconto questa lotta si manifesta a livello individuale; molti dei suoi protagonisti sono uomini acculturati, di istruzione elevata, che vengono progressivamente corrotti da influenze malvagie).

Uno dei temi principali della maggior parte delle opere di Lovecraft è poi quello della conoscenza proibita, e alcuni critici sostengono che questo tema sia una conseguenza del suo disprezzo nei confronti del mondo che lo circonda, che lo costringe a cercare solo dentro di sé conoscenza e ispirazione. Nel racconto "Il richiamo di Cthulhu" (1926), si legge: "Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che finora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno arrecato troppo danno: ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura".


Il manifestato razzismo è uno degli aspetti più controversi della vita di Lovecraft; come altri autori del tempo, lo scrittore di Providence spesso associa le caratteristiche di virtù, intelligenza, elevato status sociale, civiltà e razionalità agli anglosassoni, che pone in contrasto con tutta una serie di elementi e caratteristiche negative appartenenti a popoli di etnia non europea e di pelle scura che spesso ricoprono solo il ruolo di antagonisti. Questo suo atteggiamento razziale è stato inteso più come culturale che biologico, perché le idee di Lovecraft sulle razze riflettono un sentimento comune nella sua epoca: la segregazione razziale era sancita dalla legge nella gran parte degli Stati Uniti e in molti stati erano state emesse leggi eugenetiche, volte a proibire la "corruzione della razza", cosa del resto comune anche in molte nazioni europee. Il pensiero razzista era particolarmente diffuso nella società del New England, regione degli Stati Uniti in cui visse lo scrittore.

Secondo molti esperti conoscitori di Lovecraft, l'innegabile razzismo di H.P.L. non è tuttavia così univoco e presenta aspetti contraddittori, come il matrimonio con la Greene o l'amicizia con il poeta di origine ebraica Samuel Loveman, e sarebbe dovuto più ad una sorta di fobia; il suo "orrore verso gli stranieri" sarebbe stato soprattutto un "mezzo di difesa" trovante sbocco nei suoi incubi letterari, e secondo il suo biografo Lyon Sprague de Camp, Lovecraft reagì con orrore alle notizie delle violenze antisemite nella Germania nazista precedenti alla Seconda Guerra Mondiale, e questo suggerisce che l'autore di Providence si sarebbe opposto alla reale intenzione di eliminare violentemente quelle che riteneva essere "razze inferiori". Il razzismo è anche uno dei punti sui quali si sono focalizzati gli sforzi interpretativi di Sunand Tryambak Joshi, uno dei maggiori studiosi lovecraftiani (sì, Lovecraft si è meritato anche di diventare un aggettivo), che scrisse: "Non c'è modo di negare il razzismo di Lovecraft né lo si può etichettare come "tipico della sua epoca", perché è evidente che egli espresse questa posizione in maniera molto più pronunciata (anche se di solito non nelle opere pubblicate) rispetto a molti suoi contemporanei". Joshi sottolinea inoltre come il razzismo sia stato praticamente l'unico aspetto costante di tutta la sua vita, pur se messo in discussione modificando le sue concezioni religiose, politiche, economiche ed estetiche a seconda delle nuove informazioni e idee con le quali venne a contatto. Quello che emerge è che Lovecraft fece i conti per tutta la sua vita con l'elemento che conosceva di più: la paura. Aveva paura del mondo, perché lo sentiva a lui estraneo e non riusciva ad inserirsi nella società a lui contemporanea, e aveva difficoltà nel mantenere rapporti sociali, anche se, come visto, ci provò ripetutamente a superare quel senso di disagio e uscire dal quel guscio che la rigida educazione familiare, fatta di regole e convenzioni retrograde, gli aveva costruito intorno. L'imponente carteggio tenuto con molti colleghi o aspiranti scrittori, sta a testimoniare quale fosse il suo desiderio di comunicare con gli altri. Ma non ce la fece, e morì da solo. Qui trovate un interessante ritratto dell'autore fatto da Gianfranco De Turris per Radio3, dove diversi aspetti della complessa vita di Lovecraft vengono toccati:

Mentre qui, Sergio "Alan" Altieri fornisce altre informazioni su di lui e la sua opera:

Come si vede, Howard P. Lovecraft fu un uomo di complessa natura e difficile da identificare, sicuramente in balia delle sue ossessioni e debolezze, ma anche capace di profonde e acute analisi su se stesso e sul mondo che lo circondava. In ogni caso, la sua opera ha segnato profondamente l'immaginario fantastico del secolo scorso e il fascino che emana trova ancora spazio (anzi, sempre più) ancora oggi, anche grazie a tutti i mezzi di comunicazione presenti, dal cinema (sicuramente grossi debiti in tal senso li hanno film come "Alien", di Ridley Scott, e "La Cosa", di John Carpenter) ai videogiochi, una quantità piuttosto elevate di giochi di ruolo e romanzi, dalla musica al mondo del fumetto; in quest'ultimo caso cito almeno due splendidi titoli come "I miti di Cthulhu" di Alberto Breccia, e "Lovecraft", di Hans Rodionoff, Keith Giffen ed Enrique Breccia (autore, quest'ultimo, che ha illustrato anche una meravigliosa versione de "Le montagne della follia" nel 2010), oltre che popolarissime serie come "Zagor", "Martin Mystère" e "Magico Vento", dove ci sono state diverse storie in cui erano presenti i Grandi Antichi lovecraftiani, mentre nel numero 18 di "Dylan Dog", intitolato "Cagliostro", il protagonista incontra Lovecraft in persona. Dunque, anche chi non ha mai letto un libro di H.P.L. è possibile che, in qualche modo, sia entrato in contatto con il suo immaginario, e molte delle sue opere continuano ad essere  fonte continua di ispirazione per artisti di tutto il mondo (e tra i suoi più recenti e accaniti sostenitori troviamo ad esempio anche Stephen King, che lo celebra nel suo saggio "On writing" e lo omaggia esplicitamente nel racconto "La nebbia", da cui il regista Frank Darabont ha tratto "The Mist", l'ottima versione cinematografica nel 2007).


A conferma di questo, qui di seguito propongo "H.P. Lovecraft - Ipotesi di un viaggio in Italia", un (pseudo)documentario uscito nel 2005 e diretto da Federico Greco e Roberto Leggio, che riesce a rendere plausibile un fatto assolutamente inventato (Lovecraft non mise mai piede fuori dagli Stati Uniti), anche grazie alle divertite partecipazioni di Eraldo Baldini, Alfredo Castelli, Roberto Herlitzka e Sebastiano Fusco (ed è un'opera parallela al film "Il mistero di Lovecraft - Road to L." sempre diretto da Greco e Leggio, presentato al XXV Fantafestival di Roma ottenendo il Méliès d'Argento, che gli ha permesso di essere candidato al Méliès d'oro al successivo European Fantastic Film Festivals Federation):

Mentre qui trovate le letture di alcuni dei suoi racconti:


"La bestia nella caverna" ("The Beast in the cave" - 1905):

"Dagon" (1917):

"I gatti di Ulthar" ("The cats of Ulthar" - 1920):

"La dichiarazione di Randolph Carter" ("The statement of Randolph Carter" - 1920):

"Il Divoratore di spettri" ("The Ghost-eater" - 1923):

Se avete voglia di approfondire la vita e l'opera di questo scrittore, vi consiglio poi di recuperare "Lovecraft", di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco (ed. La Nuova Italia - 1979), il già citato "In difesa di Dagon", dello stesso Lovecraft, pubblicato in Italia dalle edizioni Sugarco nel 1994, e l'ottimo "H.P. Lovecraft: contro il mondo, contro la vita", di Michel Houellebecq (2005), oppure date un'occhiata QUI e QUI.


Buone letture, visione e ascolto!



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