Tra i tanti disegnatori che hanno dato il loro contributo alla saga di Tex, l'artista senese merita senz'altro una nota particolare.
"Rimasto fedele al personaggio di Bonelli, Ticci è il protagonista di una meravigliosa evoluzione del segno: se una quarantina di anni fa nei suoi personaggi emergeva il dinamismo attraverso la loro deformazione e una particolare ricerca delle inquadrature, negli anni è proprio il movimento, la tensione e la poesia del West a travolgere i loro corpi e i loro volti." (Luca Boschi)
Che Tex Willer, il celebre personaggio nato nel 1948 dalla penna di Gian Luigi Bonelli e dalla matita di Aurelio Galleppini, sia accompagnato nelle sue avventure da tre inseparabili compagni, o pards (e cioè suo figlio Kit, il navajo Tiger Jack e l'inossidabile Kit Carson), è cosa nota ai più, ma Tex ha sempre avuto al suo fianco un numero ben maggiore di amici che lo hanno sostenuto in tutte le sue battaglie, e cioè tutti i suoi autori, che in tanti anni si sono prodigati nel realizzare le sue avventure. Tra questi, il senese Giovanni Ticci merita senz'altro una nota particolare.
Disegnatore di rara capacità grafica, Ticci, sin dal suo esordio nella serie di Tex (e precisamente nel n. 91, "Vendetta indiana", uscito nel 1968), ha messo in chiaro di che pasta era fatto e il suo lavoro si è immediatamente distinto, pur tra i tanti talenti che già realizzavano la serie del mitico ranger, per la cura dei dettagli, la profonda conoscenza del genere che illustrava, il notevole senso di dinamismo nelle inquadrature e il vigore delle figure (umane e animali); tutti elementi del suo stile che mi hanno sempre colpito in maniera profonda. Giovanni Ticci ha messo la sua professionalità e carriera "al servizio dell'eroe", come si dice in questi casi, ma senza avere mai un cedimento qualitativo nella sua produzione, e, anzi, seguendo coerentemente un personale percorso stilistico.
Nato a Siena il 20 aprile del 1940, Ticci debutta nel mondo del fumetto collaborando con il mitico Studio D'Ami di Rinaldo Dami, grande disegnatore conosciuto anche con lo pseudonimo di Roy D'Ami, e, per capirsi, da quello studio usciranno anche autori come: Gino D'Antonio, Mario Uggeri, Sergio Tuis, Ruggero Giovannini, Ferdinando Tacconi, Aldo Di Gennaro, Sergio Tarquinio, Enrico Bagnoli, Dino Battaglia, Franco Bignotti, Renzo Calegari, Antonio Canale, Leone Cimpellin, Hugo Pratt, Giorgio Trevisan, giusto per citarne alcuni. Per lo studio D'Ami, Ticci produce fumetti per il mercato internazionale, mentre il primo lavoro realizzato per Sergio Bonelli risale al 1958, quando - appena diciottenne - disegna le matite (poi inchiostrate da Bignotti) di alcuni albi della serie "Un ragazzo nel Far West" pubblicata nella "Collana Rodeo" edita dalle Edizioni Araldo e su testi di Guido Nolitta (pseudonimo usato dallo stesso Bonelli per firmare le storie che scriveva per la sua casa editrice). Nel 1960 inizia invece a lavorare nello studio dell'amico e maestro Alberto Giolitti, disegnando fumetti di genere perlopiù western o fantascientifici e destinati al mercato statunitense. Nel 1963, su testi di Gianluigi Bonelli, disegna proprio una storia fantascientifica, "Judok", pubblicata sempre nella "Collana Rodeo", e approda definitivamente alla Daim press (un'altra etichetta editoriale che confluirà nella futura Sergio Bonelli Editore) sulla testata di "Tex", diventando, nel volgere di pochi anni, uno dei maggiori disegnatori western del panorama fumettistico nazionale (e non solo). Un'altra meritevole opera di Ticci, forse meno conosciuta, è stata la sua lunga collaborazione iniziata nella seconda metà degli anni '80 con la casa editrice La Frontiera, dove si è occupato delle copertine della serie di romanzi "I Grandi western" (dal numero 118 al numero 202), cover che erano state prima affidate a Calegari, un'altra grande firma del western italiano a fumetti.
Le storie di Tex da lui disegnate e da segnalare sarebbero davvero troppe, e dunque mi limito a questi titoli (che sono, tra gli albi di Ticci, i miei preferiti): "Vendetta indiana" (n°91); "Sulle piste del nord" (n°121, 122, 123, 124); "Terra promessa" (n°146, 147, 148, 149); "Il quinto uomo" (n°179,180); "A sud di Nogales" (n°199); "Gli eroi di Devil Pass" (n°233, 234, 235, 236); "Fuga da Anderville" (n°298, 299); "La montagna sacra" (n°358, 359, 360, 361, 262) .
Nel 1993 viene incaricato da Sergio Bonelli di realizzare "Il pueblo perduto", il 7° albo speciale di Tex (il cosiddetto texone) pubblicato nel giugno dell'anno successivo. Sempre nello stesso anno proseguirà e concluderà il lungo episodio incominciato da Alberto Giolitti, venuto a mancare in quel periodo, e intitolato "La strage di Red Hill" (i n. 431, 432, 433, 434 e 435 di "Tex", scritti ancora da Sergio Bonelli). L'albo intitolato "Vendetta indiana" viene pubblicato quando in edicola ha cominciato già ad apparire un'altra serie edita da Sergio Bonelli, la "Storia del West" ideata e sviluppata da Gino D'Antonio, in cui la messa in scena di situazioni, ambienti, armi e costumi è più attendibile di quello che di norma, almeno fino a quel momento, si era visto in Italia nei fumetti a larga diffusione.
Ticci si inserisce con convinzione in quell'ottica, proponendo uno stile di disegno energico, di evidente derivazione classica americana (quindi avendo come riferimento gente come Milton Caniff o Alex Toth), ma ponendo un'attenzione inedita alla documentazione e dimostrando, nonostante la sua giovane età, una notevole preparazione anche sul genere trattato, con rimandi alle opere di Frederic Remington, Charles M. Russell e a quegli altri artisti che ritrassero in diretta l'epopea del West. Nelle sue tavole si riescono a respirare tante suggestioni, derivate anche dai media che si sono dedicati al western, come la pittura e l'illustrazione, appunto, ma ovviamente anche il cinema, la televisione e il fumetto, che hanno contribuito a renderlo un genere immortale.
Inoltre, non si può non notare come Ticci proponga già una versione personale del protagonista, senza tradire l'immagine canonica offerta da Aurelio Galleppini ma trovando istintivamente una diversa chiave interpretativa.
Il Tex di Ticci risulta essere e fin da subito così efficace e comunicativo, sia nelle espressioni che nella gestualità (la recitazione dei personaggi è davvero molto naturale), che diventerà il principale riferimento per moltissimi disegnatori arrivati alla serie dopo di lui. Oltre "Vendetta indiana", anche altre storie disegnate da Ticci resteranno nella memoria dei lettori. Quella intitolata "Sulle piste del nord", ad esempio, è stata determinante per dimostrare le sue capacità grafiche.
Qui il disegnatore mette in scena un mondo intero, sfaccettato e plausibile in ogni suo aspetto, non risultando mai scontato anche nella più canonica inquadratura, offrendo ai lettori sempre un qualcosa in più su cui soffermare lo sguardo oltre la narrazione in corso.
Sfogliando le pagine che compongono la storia in questione è facile restarne ammirati, soprattutto davanti a quelle dove sono presenti panoramiche di città o di ambienti naturali, in cui Ticci manifesta un talento davvero fuori scala: la sua rappresentazione delle foreste che ricoprono le montagne canadesi può suscitare solo una sensazione di stupore, anche per il senso di tridimensionalità che si avverte, e riprendendo in mano quegli albi anche a distanza di anni mi sono reso conto che la sensazione è rimasta inalterata, perché sono di una bellezza sorprendente.
Nelle tavole di Ticci si riesce a seguire senza intoppi il racconto in corso, ma ci si perde anche facilmente al loro interno, perché viene istintivo fermarsi ad contemplare le vignette, ed è un piacere poterlo fare .
L'efficacia con cui i suoi disegni riescono a portare (scaraventare?) il lettore all'interno del mondo dove si muove Tex ha dell'incredibile, e questa è una dote che non si può imparare: o la si ha oppure no.
Tutti elementi del suo lavoro che mi hanno sempre colpito in maniera profonda, e non so quante volte, da ragazzino, ho provato a copiarlo.
Questi albi sono stati per me un continuo carburante per cercare di migliorarmi nel tempo e li considero una sorta di manuale imprescindibile per chiunque voglia avvicinarsi al fumetto western, cercando di farlo come deve essere fatto.
"Sulle piste del nord" è una storia meravigliosa non solo per Ticci, che raggiunge il primo ma fondamentale gradino della sua evoluzione artistica, ma anche e ovviamente per i testi di Giovanni Luigi Bonelli: l'avventura narrata potrebbe tranquillamente essere intesa anche come un romanzo, indipendente dalla saga di Tex, come se fosse un'opera di Jack London o Zane Grey.
So bene questa storia è rimasta nel cuore a tutti i lettori di Tex, ma la consiglio caldamente anche a chi non conosce il personaggio o non ama molto il genere western: come detto, questi albi sono un po' una cosa a parte, che pur se delineano bene il carattere del protagonista, danno un ottimo esempio di cosa è o può essere il fumetto d'avventura. Un capolavoro è anche la storia intitolata "Terra promessa", uscita tra il 1972 e il 1973.
Anche questa è una delle più amate e ricordate della coppia Bonelli/Ticci, che incorona anche uno dei periodi più vivi e vitali della serie di Tex.
Nel lungo racconto, scritto da un Giovanni Luigi Bonelli davvero in forma, si respirano molte delle atmosfere e dei temi per cui il genere western è noto, tra cui la lotta per la sopravvivenza e il confronto con la natura.
A questo si aggiunge il supporto grafico di Ticci, ormai identificato come un autore di livello superiore, e qui è da notare anche la splendida caratterizzazione che il disegnatore senese dà a Kit Willer, il giovane figlio di Tex, che nelle sue mani diventa un personaggio dinamico e temibile (in questo senso è da vedere anche una delle sequenze in cui questo personaggio è coinvolto nella storia "A sud di Nogales", il n.199 della serie), premiando tutti i momenti immaginati da Bonelli dove lo si vede in azione. Ticci è diventato celebre anche per la sua evidente abilità nella rappresentazione dei cavalli, ripresi senza limiti da diverse angolazioni e inquadrature, e vantando in tal senso delle grandi capacità espressive e tecniche.
È anche probabilmente il disegnatore che, in "Tex", ha meglio messo in scena le varie tribù dei nativi americani, che infatti tratterà in parecchie storie, mentre non si dedicherà quasi per niente al lato più soprannaturale presente nella serie. A partire dagli anni '70, il lettering delle storie da lui disegnate è sempre stato eseguito dalla moglie, Monica Husler.
Per chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza di questo autore, nelle librerie specializzate si possono trovare alcuni volumi interessanti, come: "Giovanni Ticci - un "americano" per Tex", scritto dagli esperti Moreno Burattini e Graziano Romani, "Un senese nel West - Con Tex e...", di Alberto Becattini, Gianni Brunoro, Franco Spiritelli e Antonio Vianovi, pubblicato nel 1995 dalla Glamour International Production (che è poi il catalogo della mostra antologica tenutasi a Roseto degli Abruzzi e dedicata alla sua lunga carriera), "…quando il West arrivò a Lucca. Il West visto dai grandi fumettisti italiani", catalogo della mostra omonima che, oltre quelli di Ticci, raccoglie lavori di Hugo Pratt, Dino Battaglia, Renzo Calegari, Paolo Eleuteri Serpieri, Ron Embleton, Ivo Milazzo, Sergio Tisselli, Sergio Toppi e Juan Zanotto, o ancora il recente "Giovanni Ticci artbook - L'arte di Giovanni Ticci" di Graziano Romani e Christian Marra. Tutti titoli che consiglio agli appassionati lettori di Tex e ai fan di questo grande disegnatore.
Un'altra bella iniziativa a lui dedicata è il portfolio "Quando il West tornò a Lucca: Il West di Giovanni Ticci", realizzato nel 2013 sempre in occasione di una mostra.
Nel 1995, Ticci fu chiamato a dipingere uno dei gonfaloni del Palio di Siena, di cui potete vedere qui alcune fasi della lavorazione:
Chiudo il post lasciandovi con due brevi video che lo ritraggono nel suo studio e al lavoro:
Buone letture e buona visione!
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