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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Lo Studio Dami di Rinaldo "Roy" Dami - Una fucina di autori

Aggiornamento: 13 apr 2021

E' stato uno dei maggiori protagonisti del fumetto italiano negli anni '50 e '60, e la sua notorietà resterà legata per sempre al celebre Studio che portava il suo nome, vero punto di riferimento per una generazione di grandi disegnatori.

"Rinaldo Dami andò come volontario in Africa e finì prigioniero degli inglesi. Ebbe però la fortuna (nella sfortuna) di conoscere, leggere e guardare tutti quei comics d'oltreoceano (che probabilmente gli vennero passati da qualche sorvegliante inglese di buoncuore). Infatti Dami disegnava all'americana perché già conosceva Milton Caniff, mentre noi, in quegli anni, non sapevamo neanche chi fosse. Aveva poi, a differenza di Caniff, uno spiccato senso dell'umorismo che riversava ben volentieri nei suoi disegni e nelle sue storie." (Sergio Bonelli parlando di Rinaldo "Roy" Dami in "Sergio Bonelli, l'uomo dell'avventura")


"Degli anni passati a lavorare allo Studio Dami - tra il 1954 e il 1957 - ne avrò sempre un ricordo affettuoso. E' stato un luogo che ha forgiato vere amicizie tra molti dei giovani artisti che lì si incontrarono. Amicizie durate nel tempo. E anche quando le nostre strade prendevano direzioni diverse, era bello poi potersi ritrovare lì, perché lo Studio restava comunque un punto di riferimento." (Mario Uggeri)


"Rinaldo Dami fu il mio primo maestro. E fu un grande maestro. Mi insegnò come andava realizzata una tavola a matita ed a usare correttamente i pennelli, ma appresi anche la disciplina nel disegnare i dettagli, le armi, le divise ecc. Era un maniaco della documentazione, e la riteneva alla base del lavoro del disegnatore, necessaria per fare un prodotto degno di considerazione. Una persona eccezionale." (Aldo Di Gennaro)


Rinaldo Dami, da molti meglio conosciuto come Roy D'Amy (ma a volte firmava le sue opere anche come Roy D'Ami o Rinaldo D'Ami), è stato uno dei maggiori protagonisti del fumetto italiano negli anni '50 e '60, e la sua influenza si è poi fatta sentire a lungo, anche ben oltre le opere da lui firmate.


Nato a Cismon del Grappa (Vicenza) il 29 settembre 1923, durante la Seconda Guerra Mondiale presta servizio nell'aviazione combattendo sul fronte africano, dove viene fatto prigioniero dall'esercito inglese nel marzo del 1943. Inviato in un campo di internamento in Algeria e poi all'isola di Malta, Dami ha l'occasione di lavorare come interprete tra i suoi compagni di prigionia e l'esercito britannico, ed è proprio in quella circostanza che ha il primo approccio con il mondo dei fumetti d'avventura statunitensi, rimanendo affascinato in particolar modo da autori come Milton Caniff, Frank Robbins e Alex Toth, di cui sarà uno dei primi e convinti epigoni qui in Italia, riproponendo con freschezza e dinamicità quegli stilemi grafici (in particolar modo Dami farà riferimento alla sintesi trovata da Caniff e Robbins nella loro maturità artistica).

Terminata la guerra e rientrato in Italia, Dami, ancora giovanissimo ma dotato di un carattere estroverso e di una personalità vulcanica, nel 1947 entra a far parte dello studio di Nino e Toni Pagot collaborando anche alla realizzazione del film "I fratelli Dinamite" (la lavorazione della pellicola inizia nel 1942, ma uscirà solo nel 1949, presentata in anteprima alla Mostra cinematografica di Venezia di quell'anno). Nel 1948 esordisce nel mondo fumetto disegnando la serie "Bleck & Gionni" e, nello stesso anno, inizia la sua collaborazione con le Edizioni Audace affiancando nei disegni Guido Zamperoni e Franco Donatelli (quest'ultimo, anni dopo, diventerà una delle colonna di "Zagor") sulla collana "La pattuglia dei senza paura" scritta da Gian Luigi Bonelli (che in quell'occasione si firma B. O'Nelly). L'anno seguente, sempre per le Edizioni Audace, crea, curandone anche le sceneggiature, la serie "Mani in alto", che sarà uno dei suoi maggiori successi, e contemporaneamente disegna per la Mondadori anche alcuni episodi di "Pecos Bill", il famosissimo personaggio creato originariamente nel 1916 da Edward O'Reilly e portato nel 1949 nei fumetti italiani ma completamente reinventato dallo sceneggiatore Guido Martina e dal pittore Raffaele Paparella (l'eroe che odiava le armi e catturava i fuorilegge a suon di pugni e a colpi di lazo fu pubblicato per 165 albi, fino al 1955. L'incredibile riscontro avuto tra i lettori fu tale da generare per la prima volta in Italia un vasto fenomeno di merchandising, con la vendita di oggetti e giocattoli legati al personaggio, cosa che rallentò per qualche anno il decollo di un altro noto protagonista del fumetto italiano, "Tex", uscito nel 1948. Oltre a Dami, alla serie collaborarono anche: Pier Lorenzo De Vita, Gino D'Antonio, Antonio Canale, Pietro Gamba e Dino Battaglia).

Nei primi anni '50 trascorre un periodo in Gran Bretagna, lavorando per la Amalgamated Press, ma nel '54 torna in Italia per dar vita, insieme a suo fratello Piero (che poi fonderà anche l'Eurostudio) e a Carlo Porciani, il progetto per cui è ancora noto, ricordato e stimato, vale a dire l'apertura dell'agenzia Produzioni Editoriali Dami, nota spesso solo con la definizione di Studio Dami, che darà lavoro per un quarto di secolo a molte grandi firme del fumetto italiano, creando un vero punto di riferimento per una generazione di incredibili autori.

Lo Studio diventerà il principale agente e intermediario del settore del fumetto in Italia, e fu proprio Rinaldo Dami a stabilire e mantenere i contatti con il mondo dell'editoria, sia nel nostro Paese che in Francia, Belgio e Inghilterra. Un enorme successo avranno i fumetti avventurosi e bellici prodotti dai tanti autori presenti nello Studio per editori britannici come la Fleetway e la DC Thompson (molto di questo materiale debuttò nelle edicole nostrane nel '62 nella celeberrima "Collana Eroica" pubblicata dalla casa editrice Dardo). Allo Studio Dami (che Giorgio Trevisan descrisse così in una intervista: "Lo studio è poi diventato il centro di tutti i disegnatori italiani, ma la cosa curiosa è che, quando mi sono presentai lì per la prima volta, c'era solo una stanzetta in cui lavoravano 6 o 7 disegnatori, oltre l'ufficio del capo: un posto un po' dimesso, certo, ma che a me sembrava il Paradiso...") transitarono e lavorarono un notevole numero di autori, diventati poi veri punti di riferimento nel mondo del fumetto e dell'illustrazione, sia a livello nazionale che internazionale, e si parla, tanto per capirsi, di gente come: Hugo Pratt, Mario Uggeri, Renzo Calegari, Aldo Di Gennaro, Giorgio De Gaspari, Sergio Asteriti, Enrico Bagnoli, Giorgio Bellavitis, Aurelio Bevia, Franco Bignotti, Carlo Boscarato, Antonio Canale, Leone Cimpellin, Vittorio Coliva, Mario Cubbino, Salvatore Deidda, Giuseppe Festino, Ruggero Giovannini, Antonio Lupatelli, Luigi Marchesi, Giuseppe Montanari, Erio Nicolò, Nadir Quinto, Renzo Savi, Franco Tarantola, Sergio Tarquinio, Giovanni Ticci, Sergio Tuis, Gino Vercelli o Ferdinando Tacconi, e i già citati Giorgio Trevisan, Dino Battaglia e Gino D'Antonio. Sempre su testi di G. L. Bonelli, in quegli anni Dami poi disegna "I tre Bill" (del 1952, insieme al disegnatore Giovanni Benvenuti) e "Rio Kid" (uscito nel 1953). Serie dopo serie, Dami acquista sicurezza e spessore come autore; la sua produzione non accenna a diminuire ed è quindi poi la volta di "Mani in alto!", il celebre "Gordon Jim" (del 1952, che narra di un nobile scozzese rifugiatosi negli Stati Uniti ai tempi della Guerra d'indipendenza) e ovviamente "Il sergente York" (del 1954, uno dei suoi personaggi più noti e amati; una saga tipicamente western, ma incentrata sulle avventure di una sorta di Legione straniera della Frontiera), oltre che "Cherry Brandy racconta" (1956) e "La Pattuglia dei bufali" (1957), tutti editi dalle Edizioni Audace. 

Al "Corriere dei piccoli" dà vita a "Scuterino e Indianetto", realizzando anche sceneggiature per numerosi altre serie realizzate però da altri disegnatori: da "Davy Crockett" e "Haywatha" (con Carlo Porciani), "Nerofumo" (per i disegni di Leone Cimpellin), "Apollo il pollo" (per Paolo Piffarerio) fino alla riduzione di "Moby Dick" (con Ferdinando Tacconi ai pennelli). Come visto, la produzione di questo autore rimase ampia, costante e inarrestabile.


Rinaldo Dami scompare a Milano, il 15 febbraio 1979, ma, grazie alla sua passione, lasciando un profondo segno nel cuore di intere generazioni di lettori (e futuri autori di quegli anni), oltre che nella storia del fumetto italiano.


Buone letture!


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