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Immagine del redattorePasquale Frisenda

F come Fumetto (23): "Diabolik, chi sei?" di A. e L. Giussani, Enzo Facciolo e Glauco Coretti (1968)

Aggiornamento: 25 giu 2021

Brevi segnalazioni su singole storie, albi, libri e serie rigorosamente a fumetti.

"Diabolik, chi sei?" di Angela e Luciana Giussani, Glauco Coretti ed Enzo Facciolo (da "Diabolik" Anno VII n° 5 - Italia - 1968)


"Diabolik è prigioniero insieme all'ispettore Ginko in una cella senza via d'uscita, ed entrambi sono certi di andare incontro a una morte sicura. Davanti all'inevitabile, Ginko cerca di scoprire qualcosa in più sul passato del suo acerrimo nemico, che accetta di rispondere alle sue domande..."


- "Noi stiamo per morire, e questo è il momento della verità. Diabolik, chi sei?"

- "Non so chi sono!"

(da "Diabolik, chi sei?" - 1968)


Pubblicata nel 1968 nella celebre collana a fumetti edita dalla casa editrice Astorina, "Diabolik, chi sei?" è giustamente ritenuta una delle storie più importanti della serie, in quanto viene per la prima volta tolto un velo dal passato del protagonista e viene rivelata l'origine del suo nome.

Attraverso i dialoghi dei due personaggi tenuti prigionieri, si viene a sapere che Diabolik, quando era ancora bambino, fu ritrovato su una barca alla deriva in mezzo al mare a seguito di un naufragio e portato in salvo su un'isola gestita da un gruppo di criminali.

Il misterioso covo è governato da King, un geniale malavitoso che si è circondato di collaboratori specializzati in varie attività illegali.

Qui crescerà il naufrago senza nome, da solo, nell'indifferenza di tutti e in un clima di profondo sprezzo delle convenzioni e delle leggi civili, arrivando a specializzarsi in vari settori e dimostrando un'intelligenza fuori dal comune.

Apprende le varie lingue parlate sull'isola dagli uomini di King, e, grazie alle sue nozioni di chimica, il giovane mette a punto un particolare procedimento che gli permette di creare delle maschere di plastica estremamente realistiche, grazie alle quali può assumere le sembianze di chiunque.

Quando è poco più che ventenne, viene convocato da King, che vuole sapere come procedono i suoi studi sulla formula per ottenere le speciali maschere.

Nell'ufficio di King c'è una pantera imbalsamata che veniva chiamata Diabolik dagli gli abitanti dell'isola, perché terrorizzati dai suoi attacchi notturni, e fu proprio l'indiscusso capo dell'isola ad uccidere l'animale, dopo una estenuante battuta di caccia.

Un anno dopo, il giovane scopre che King intende eliminarlo per impadronirsi del segreto delle sue maschere, ma è lui che invece riesce ad ucciderlo cogliendolo di sorpresa.

Prima di morire, King lo chiama "Diabolik", un nome che non cambierà mai più.

Salito su un panfilo con le sembianze e le ricchezze di King, abbandona l'isola indossando quindi la sua prima maschera.

Dopo un periodo in Oriente per apprendere diverse arti del combattimento e specializzandosi nelle tecniche di lancio del coltello, approda infine nella città di Clerville...


Alla domanda fatta da Ginko, la risposta di Diabolik fu, come detto, "Io non so chi sono", e in effetti è l'unica che avrebbe potuto dare, perché davvero lui non sa chi è né che nome aveva prima del naufragio; al contrario degli eroi classici, la figura di Diabolik non è una copertura del protagonista dietro cui celare la sua vera identità, ma lui Diabolik lo è sempre, anche quando è al sicuro nei suoi rifugi o è tra le braccia della sua splendida compagna, Eva Kant, che lo chiama unicamente con dei vezzeggiativi e, quando lo pensa, gli riferisce come "lui".

La bella Eva non è stata la prima compagna di Diabolik, ma la sua comparsa ha cambiato per sempre la vita dell'oscuro personaggio.

Eva Kant entra in scena nel terzo episodio della serie ("L'arresto di Diabolik") e, perdutamente innamorata del grande criminale, lo aiuta a salvarsi dalla ghigliottina.

Su Eva Kant (che si pronuncia come il nome del filosofo, e non "Kent") si conoscono comunque molte più cose: figlia illegittima del nobile Kant, ma ripudiata e abbandonata in orfanotrofio, diventa spia industriale di alto livello.

Il suo personaggio è estremamente sfaccettato: le sue prime apparizioni la vedono come una compagna piuttosto sottomessa a Diabolik, ma, con il passare del tempo, emergono molte delle sue capacità, tra cui un non indifferente sangue freddo.

Con le sempre maggiori conquiste dei diritti femminili, anche Eva Kant si evolve e diventa una complice allo stesso livello di Diabolik, anzi, diventa la figura in cui gli autori puntano per smussare gli angoli più rigidi del personaggio protagonista e renderlo più umano agli occhi dei lettori.


"Diabolik, chi sei?" ha avuto nel corso degli anni alcuni sequel e prequel che ne hanno approfondito la trama aggiungendovi alcuni elementi.

In alcuni di questi episodi si sono verificate delle "correzioni" di alcuni elementi della trama dell'albo originale, dovute a imprecisioni o semplicemente a esigenze narrative.

Si sono lette quindi storie che parlavano diffusamente dell'adolescenza di Diabolik sull'isola, sono stati aggiunti maggiori dettagli sulla sua formazione, si è scoperto che la pantera nera da cui ha preso il nome la aveva già incontrata da ragazzo e che l'odio verso King è stato motivato proprio a causa dell'uccisione del felino, e infine si è fatto cenno anche ad una madre adottiva.

Di certo altri dettagli sul passato di Diabolik emergeranno negli albi a venire, ma resta il fatto che le primissime rivelazioni sulla sua origine sono state presentate proprio in questo albo.

Diabolik viene creato nel 1962 da Angela Giussani, autrice anche delle prime sceneggiature, ma, a partire dal n.14, viene affiancata per la realizzazione delle storie dalla sorella Luciana.

In poco tempo l'inedita e anomala testata arrivò a raggiungere notevoli tirature, diventando un fenomeno di costume studiato da sociologi ed esperti di comunicazione.

Il formato degli albi, di piccola dimensione per poter essere facilmente messi in tasca, venne ideato per venire incontro alle esigenze dei pendolari, il potenziale pubblico a cui mirava Angela Giussani e che osservava ogni mattina da casa sua nelle vicinanze di una delle stazioni di Milano.

Il formato divenne lo standard anche per tutti gli altri titoli che cercarono di inserirsi nella scia del successo della pubblicazione.

La notorietà di "Diabolik", infatti, portò in breve alla nascita del cosidetto "fumetto nero" (che, oltre al personaggio delle Giussani, ebbe poi dei picchi con serie come "Kriminal" e "Satanik", del duo Bunker e Magnus), che scosse profondamente l'editoria italiana legata alle nuvole parlanti.


Dopo gli anni d'oro, con personaggi perlopiù importati dagli Stati Uniti, il fumetto, inteso come mezzo di comunicazione, in Italia fu relegato in una sorta di ghetto culturale, una zona d'ombra in cui è stato per lungo tempo rinchiuso, e programmi di questo genere ben rappresentano il tipo di considerazione che ha spesso patito, dove si parla solo ed esclusivamente del fenomeno dei fumetti neri esploso negli anni '60, così ricchi di scene violente e di "donne che non hanno mai freddo", ma la generalizzazione dell'insieme, senza valutare le eventuali differenze di qualità tra testata e testata, è esattamente quella tipica con cui il fumetto è stato tante volte etichettato e giudicato.

Non pochi intellettuali si scagliarono contro questo genere di pubblicazioni e furono davvero poche le voci fuori dal coro.

Tra di queste si distinse quella di Dino Buzzati, che nel processo ai fumetti neri (come quello allestito dalla rivista "Tribuna Illustrata" nel 1966), ammise invece che li leggeva senza problemi: "Tecnicamente parlando non sono affatto male, perché hanno il dono della rapidità e della sintesi, che soddisfa le esigenze di un pubblico stufo di interminabili romanzi che non sanno di niente".

Uscire da quella situazione non è stato facile, ma figure come Oreste Del Buono, Umberto Eco, Federico Fellini o il già citato Dino Buzzati, insieme ad altri nomi di spicco della cultura italiana, cominciarono però a vedere e a raccontare il fumetto sotto un'altra luce, evidenziando le debolezze ma anche l'innegabile valore di molte produzioni, e la loro attenzione fu preziosa per dare un solido contribuito alla rivalutazione (almeno nel nostro Paese, cosa che altrove era già in atto) del potenziale narrativo e della ricchezza grafica presente nelle nuvole parlanti.


Con la crescente popolarità, e nonostante le non poche critiche da parte di stampa e benpensanti, Diabolik arrivò anche al cinema nel 1968 (in un film diretto da Mario Bava ma convincente solo in parte. Alla fine di quest'anno il personaggio tornerà sul grande schermo diretto dai Manetti bros.), in televisione (con una serie animata), in radio (con uno sceneggiato realizzato e condotto da Armando Traverso), nei videogiochi (con "Diabolik Original Sin", sviluppato da Artematica e uscito nel 2007), ma ha avuto poi anche varie parodie, un vasto e vario merchandising ed è stato impiegato come testimonial per campagne sociali e in spot pubblicitari.

Nel 2020 è uscito "Diabolik sono io", un docufilm firmato da Giancarlo Soldi, ma uno dei progetti più interessanti legati al personaggio fu annunciato nel 2012; una serie televisiva prodotta da Sky che purtroppo non andò in porto:

Alle sceneggiature della serie a fumetti, oltre alle sorelle Giussani, si sono alternati autori come Alfredo Castelli, Nino Cannata, Patricia Martinelli, Giancarlo Berardi, Pier Carpi e molti altri, come ad esempio Mario Gomboli, erede spirituale delle Giussani e da tempo direttore della casa editrice.

Gli albi di Diabolik sono stati realizzati da diversi disegnatori, tra cui qui ricordo almeno Angelo Zarcone (misterioso autore solo del primo numero e poi scomparso nel nulla), Sergio Zaniboni, Brenno Fiumali, Enzo Facciolo, Franco Paludetti, Remo Berselli (creatore anche del logo della testata), "Kalissa" Giacobini, Flavio Bozzoli, Lino Jeva, Luigi Marchesi, Giorgio Montorio, Glauco Coretti, Giancarlo Alessandrini, Leo Cimpellin, Carlo Peroni e Mario Cubbino.

Diabolik ha goduto di una costante attenzione da parte di ogni mezzo di comunicazione, tra cui la televisione, ovviamente. A dimostrarlo ci sono "Come nasce un mito: Diabolik", una puntata della trasmissione "La storia siamo noi" di Gianni Minoli completamente dedicata all'antieroe delle sorelle Giussani, o questa intervista fatta alle due scrittrici per il programma "Fumo d'inchiostro" di Oreste del Buono, di cui trovate qui di seguito una clip:

Nel 2008 è poi uscito "Le sorelle diabolike" di Andrea Bettinetti, la genesi di Diabolik raccontata attraverso lo sguardo delle sue creatrici con la partecipazione di diversi altri autori della serie, tra cui Mario Gomboli, il disegnatore Enzo Facciolo e la sceneggiatrice Patricia Martinelli, e con interventi di nomi come Sergio Bonelli, Alfredo Castelli, Carlo Lucarelli e Natalia Aspesi (lo trovate completo QUI):


Buona lettura e visione!



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