Un ricordo di Roberto Raviola, in arte Magnus.
"Realizzare i fumetti non è facile, ma non è neanche difficile. Basta scrivere con squadra e compasso e disegnare con il vocabolario." (Magnus)
E' stato uno di quegli autori che meglio hanno rappresentato un particolare periodo del fumetto italiano.
La dimensione del lavoro di Magnus viene plasmata con forza da tutte le esperienze vissute e assorbite negli anni della sua formazione personale, culturale e anche dai primi impegni professionali, e quindi l'essere nato in Italia e in quel momento storico lo ha reso quello che è poi diventato, ovvero uno dei maggiori fumettisti di tutti i tempi, che con la sua opera ha contribuito all'evoluzione del linguaggio del fumetto, anche grazie al fatto di essere un autore molto sfaccettato, nomade per natura e anche controverso.
Le sue produzioni hanno toccato i più disparati generi: noir, fantasy, western, comico, grottesco, erotico e persino pornografico, e il suo stile di disegno si è quindi costantemente evoluto tra timbri narrativi diversi, anche opposti tra di loro, muovendosi da produzioni seriali (dove era necessariamente più scarno ed essenziale) a quelle legate a progetti più personali e sentiti, in cui invece ogni minimo particolare era studiato e ragionato, distinguendosi anche come sceneggiatore, curando quindi nella totalità non pochi suoi lavori.
Nato a Bologna il 31 maggio del 1939, Roberto Raviola fin da piccolo dimostra una grande propensione per il disegno, e terminate le scuole medie si iscrive al liceo artistico.
In quel periodo produce disegni in gran quantità ispirandosi alle sue letture dell'epoca, che vanno da riviste come l'"Avventuroso" a personaggi tipo "Flash Gordon", "Mandrake" e "Topolino", o ancora al "Faust" di Rino Albertarelli e "Saturno contro la Terra” di Cesare Zavattini, Federico Pedrocchi e Giovanni Scolari.
Frequenta l'Accademia di Belle Arti di Bologna, diplomandosi nel 1961 in scenografia, ma continua per altri due anni un corso di decorazione.
Tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60, durante la frequentazione dell'Accademia, oltre ad un'intensa attività di vignettista umoristico e militanza politica, fa esperienze come pittore e illustratore oltre che insegnare disegno e grafica pubblicitaria, e si appassiona definitivamente ai fumetti, iniziando a disegnare alcune brevi storie. I suoi primi lavori a fumetti, di ambientazione western e di guerra, li realizza firmandoli con gli pseudonimi di Robert Patterson e Bob la Volpe, adottando poco dopo e definitivamente quello di Magnus, derivante dal motto goliardico Magnus pictor fecit (questo lavoro è stato realizzato da un grande pittore), in ricordo dei tempi dell'Accademia.
La svolta per lui arriva nei primi anni '60, quando viene ingaggiato da Luciano Secchi (in arte Max Bunker), un giovane sceneggiatore che ha da poco esordito con successo nel fumetto con il personaggio di "Maschera nera" e che ora è deciso a seguire quel filone del noir a fumetti per un pubblico adulto aperto nel 1962 dal famoso antieroe creato dalle sorelle Giussani: "Diabolik".
Per conto della casa editrice milanese, l'Editoriale Corno, nel 1964 la coppia di autori crea quindi "Kriminal" e, sul finire dello stesso anno, "Satanik".
Rispetto all'impostazione narrativa presente in "Diabolik", i due nuovi personaggi sono arricchiti da elementi inediti e conturbanti, tra cui maggiore crudezza e realismo nel descrivere gli effetti della violenza, oltre che un'esibizione del nudo decisamente più evidente, che anticipa le prime ventate di liberazione sessuale.
"Kriminal" e "Satanik" diventano quindi rispettivamente una versione maschile e femminile più spinta e cruda di Diabolik e della sua compagna, Eva Kant.
A quelle due serie seguono il poliziesco "Dennis Cobb - Agente SS018", facendo un po' il verso al James Bond di Ian Fleming, il fantascientifico "Gesebel", un sexy omaggio al Flash Gordon di Alex Raymond voluto proprio da Magnus, e "Maxmagnus", la prima incursione dei due autori nel territorio del fumetto comico/grottesco, motivata in particolar modo dal non dover più sopportare le tante polemiche sulla violenza e sul sesso derivate dai loro precedenti fumetti.
Magnus è inarrestabile, e questi titoli gli permettono una costante maturazione del suo segno, dove, da un iniziale tratto ancora grezzo e incerto (in parte dovuto anche all'enorme produzione sostenuta dal disegnatore e con tempi di consegna sempre strettissimi. Gli stratagemmi stilistici adottati per poter sostenere i ritmi stressanti senza sacrificare troppo la qualità sono una costante in quelle tavole, come, ad esempio, utilizzando molti volti in primissimo piano ad occupare gran parte delle vignette, gli sfondi spesso assenti o appena abbozzati, le innumerevoli silhouette) arriva a sviluppare uno stile pulito e sintetico ma pieno di volumi e decisamente espressivo, soprattutto nel descrivere le atmosfere. Di quel periodo disse: "I testi di Secchi mi divertivano però mi impegnavano molto: dovevo tradurli dentro di me per poterli esprimere ogni volta nella maniera migliore. Credo di aver capito tante regole sulla costruzione di un fumetto attraverso quel lavoro che non riesco nemmeno a stare dietro a questo mio baule di idee ed esperienze".
Le serie, soprattutto le prime due, trovano un largo ed immediato consenso tra il pubblico, ma è solo qualche anno più tardi, nel 1969, che il sodalizio tra Bunker e Magnus si afferma in maniera definitiva nell'immaginario dei lettori con l'uscita di un nuovo personaggio: "Alan Ford".
Il successo per la nuova testata arriva dopo un paio d'anni dall'esordio nelle edicole, ma è però clamoroso, trascinato dall'efficace mix tra avventura, comicità e satira sociale che l'anomala pubblicazione contiene.
Il protagonista fa parte di un'improbabile e sgangherata associazione di agenti speciali, il Gruppo TNT, capitanato dall'anziano e avidissimo Numero Uno.
Qui il disegno di Magnus riveste un ruolo fondamentale e getta le basi per un nuovo genere di fumetti che mescola il nero al grottesco (elemento, quest'ultimo, che da quel momento in poi diventerà parte integrante nello stile dell'autore e che verrà solo in parte smussato).
La velocità di Magnus si conferma anche in questo caso essenziale per la collana, che il disegnatore realizza ininterrottamente fino al 1975, anno che segna anche il suo abbandono dell'Editoriale Corno e della collaborazione con Max Bunker.
Magnus tornerà eccezionalmente a disegnare un numero di "Alan Ford" in occasione della pubblicazione del nº 200 della serie (nel 1986), ma per lui è arrivato il momento di mettersi alla prova in altre strade e con altri progetti.
Inizia a collaborare, sempre su testi di altri, per la Edifumetto di Renzo Barbieri, casa editrice in quegli anni specializzata in fumetti erotici (che diventeranno nel tempo sempre più espliciti).
In quel periodo è alla ricerca di un nuovo stile grafico, che sfocerà in una rivoluzione dei fumetti di genere erotico con storie come "Mezzanotte di morte", "Dieci cavalieri e un mago", "Quella sera al collegio femminile" e "Il teschio vivente", che, pur se semplici e dirette, risultano tutte particolari e non scontate, ma è con il lavoro successivo, quello dedicato al personaggio de "Lo Sconosciuto", che Magnus inizia davvero a mostrare la sua originale vena creativa.
Comincia a scrivere da sé le sceneggiature, facendo ricerche approfondite su periodi storici e ambientazioni, e la serie de "Lo Sconosciuto", che a tutt'oggi è considerata uno dei suoi capolavori, esordisce in edicola nel 1975 e ha come protagonista un ex mercenario di mezza età che è stato probabilmente coinvolto su fronti di guerra o guerriglia, e pure se il suo passato non viene mai svelato del tutto i suoi ricordi tornano spesso a tormentarlo (fornendo informazioni ai lettori).
La serie iniziale si compone di pochi numeri, ma il personaggio verrà ripreso da Magnus in diversi altri periodi, finendo per diventare un'icona di un certo tipo di fumetto; maturo nel linguaggio, nei temi trattati e legato a doppio filo con l'attualità.
"Lo Sconosciuto" è quindi la prima opera completa di Magnus pubblicata dopo il divorzio artistico da Max Bunker e, come a siglare il cambio di registro nella sua carriera, il disegnatore aggiunge alla firma un esagramma dell'I Ching col significato de "Il viandante" (presente nelle copertine della serie e inserita persino nelle rughe della fronte del primo piano del personaggio visibile qui sotto).
Nel 1977 viene pubblicata "La compagnia della forca", una saga fantasy a sfondo medioevale, disegnata, sempre con una forte componente grottesca, insieme a Giovanni Romanini.
Durante gli anni '80 Magnus riprende il filone erotico con "Necron", una delle sue creazioni più famose. Partendo dai testi di Ilaria Volpe, Magnus disegna dei personaggi paradossali, in uno stile che richiama la "ligne claire" francese (un tratto pulito e definito, che abbandona i chiaroscuri del passato): il risultato è un fumetto porno/horror ma evidentemente ironico, disegnato in maniera ricercata e con un segno "plasticoso", assolutamente lontano dagli schemi di quel tipo di produzioni del periodo.
Quegli anni segnano anche la decisa svolta filo-orientale di Magnus, a cominciare da "Milady nel 3000", una serie di fantascienza (genere molto amato dal disegnatore, che affrontò nella già citata "Gesebel") che mescola echi del mondo di "Flash Gordon" con erotismo, tecnologia e tradizioni della cultura cinese.
Tematiche presenti anche ne "I Briganti", una saga avventurosa collocata in un medioevo futuribile e ispirata all'omonimo romanzo cinese del XIV secolo ambientato nella fase finale della dinastia Song settentrionale (circa 1100 d.c.).
La serie, pensata come una saga epica in sei atti (di cui solo quattro realizzati), viene caratterizzata da tavole molto elaborate e dai tratti maggiormente realistici, lontane da altre produzioni più caricaturali che lo avevano reso celebre, come "Maxmagnus" o "Alan Ford", ma anche dal tipo di realismo cercato ne "Lo Sconosciuto".
L'opera tiene impegnato l'autore per anni ma, come detto, rimase incompiuta, essendo Magnus perennemente impegnato su diversi altri progetti a quello paralleli. Nel 1982 pubblica un racconto breve sugli ultimi sette minuti di vita del filosofo ateniese Socrate, condannato a morte nel 399 a.C., "Socrate’s count down" sulla rivista "Frigidaire".
Le suggestioni che gli arrivano dall'antica cultura cinese lo spingono anche verso un altro romanzo, "Chin P'ing Mei" ("Fiore di prugno nell'Ampolla d'oro", dei primi anni del 1600) e da quella lettura nasce uno dei lavori che hanno segnato la sua carriera: "Le 110 pillole", edito nel 1985.
Si tratta di un volume di stampo fortemente erotico, e che racconta la spirale di passione, lussuria e morte in cui si trova imprigionato il ricco Hsi-Men Ching, dove lo stile del disegnatore si sviluppa ulteriormente e si manifesta in un tratto sempre più sofisticato, ponendo un'attenzione maniacale ai dettagli.
La "deriva porno" di Magnus è stata spesso vista come una parentesi minore della sua carriera, ma anche in quel caso l'autore dimostrò di essere ben oltre il genere affrontato, uscendo a testa alta da un contesto dove è facile scivolare nella faciloneria e perdere di credibilità.
Il grande lavoro svolto da Magnus per trasporre a fumetti un'opera così difficile dimostra un approccio molto ragionato, mai scontato o volgare, nonostante l'esibizione più che esplicita dell'atto sessuale ("Le 110 pillole" è un vortice di sesso, e persino "Totem" - la sperimentale rivista che ospitò la prima edizione della storia - ne censurò alcune scene), e sia nella narrazione che nel disegno, qui tanto ricercato quanto sensuale, l'insieme risulta validissimo.
Magnus si era già distinto nella raffigurazione del sesso nei suoi lavori, sin dai tempi di "Kriminal", poi nella serie de "Lo Sconosciuto" e nel già citato "Necron", dove ogni pudore è già stato bandito, in più, quando uscì "Le 110 pillole", l'erotismo nel fumetto, in tutte le sue varianti, era già stato ampiamente sdoganato grazie a nomi come Milo Manara, Guido Crepax, Leone Frollo e Vittorio Giardino (e solo per parlare dei fumetti "da rivista", mentre le edicole straripavano da tempo di albi erotici a fumetti, sia soft che hard, di ogni genere), ma il lavoro di Magnus riuscì comunque a essere più incisivo (ed esplicito) in molti aspetti.
"Le 110 Pillole" faticò non poco ad essere visto e accettato in Italia come un titolo che va oltre un discorso legato alla mera messa in scena del sesso, e quindi di non essere considerato unicamente pornografico, nel frattempo ottenne un rilevante successo in Francia e in svariati altri Paesi (Germania, Paesi Bassi, USA, Spagna, Giappone etc.), e solo come effetto di ritorno il lavoro di Raviola viene riaccolto come "figliol prodigo" dai critici italiani.
Nel 1987 pubblica a puntate il racconto "Sarti Antonio e il malato immaginario" di Loriano Macchiavelli (scrittore che Magnus aveva conosciuto a Bologna negli anni '60 durante le sue esperienze come scenografo teatrale) sulla rivista "2000 Incontri", che viene poi raccolto in volume prima dall'editore Cappelli e nel 2006 dall'editore Flaccovio.
Nel 1989 Magnus si dedica alla sceneggiatura de "Le avventure di Giuseppe Pignata", serie curata graficamente Sergio Tisselli che narra l'odissea vissuta da un italiano fuggito dalle carceri dell'inquisizione romana nel 1693.
Le storie vengono pubblicate inizialmente sulla rivista "Nova Express" di Luigi Bernardi e raccolte in tre volumi nel 1992. Tra il 1987 e il 1991 escono sette brevi storie sul tema della femminilità, intitolate "Le Femmine Incantate", ispirate anche questa volta da un volume di novelle cinesi.
L'impianto grafico è, neanche a dire, elaboratissimo e richiede lunghi tempi di lavorazione. Nel novembre del 1994 viene pubblicato "Il principe nel suo giardino", volume che presenta trenta illustrazioni di nudi femminili quasi tutte a colori commentate da un brano orientale.
Nel 1989, Roberto Raviola inizia quello che viene considerato il suo testamento artistico: la realizzazione di un albo speciale di Tex (uno dei cosiddetti texoni) per l'editore Sergio Bonelli.
Per lavorarci con l'attenzione necessaria si ritira a Castel del Rio, nell'alta valle del Santerno, e ci si dedica per circa sette anni.
Il risultato è l'albo intitolato "La valle del terrore"; 224 tavole al limite della perfezione tecnica, dove l'autore compie una ricerca approfondita sull'architettura degli ambienti descritti, sulla luce e sugli infiniti dettagli rappresentati, ricostruiti basandosi su cataloghi dell'epoca, e adatta il suo stile grafico alle necessità dell'ambientazione western.
Dopo tanti anni di attesa, a Bonelli arriva un telegramma da Magnus dove c'è scritta un'unica parola: "Finito."
Il 5 febbraio del 1996, dopo aver consegnato l'ultima tavola di quel lavoro, l'autore, malato da tempo, viene a mancare.
Aveva cinquantasette anni.
Il texone esce nella metà del 1996, e il successo del volume è tale che viene ristampato in più occasioni e in diversi formati.
In contemporanea con l'estenuante lavoro sul texone, Magnus stava portando avanti un progetto dal titolo "Il Conte Notte", che avrebbe dovuto impiegare elaborate (per l'epoca) tecniche di colorazione al computer, ma che non riuscì a portare a termine causa l'improvvisa scomparsa. Dell'opera restano solo poche pagine incomplete.
Di storie realizzate da Magnus da segnalare ce ne sarebbero davvero molte, e un solo post non può certo essere esaustivo in tal senso, ma in questo possono essere d'aiuto alcuni volumi dedicati a lui e al suo lavoro, come ad esempio "Magnus" della Glittering Images, "Al servizio dell'eroe - Il Tex di Magnus" dell'Editrice Punto Zero, "Magnus prima di Magnus" di Alessandro editore, o ancora "Le 110 pillole - Lo storyboard" delle Edizioni REM, e QUI è poi visibile una bibliografia dell'autore.
Il suo ricordo viene rinfocolato ogni anno nel "Magnus day", manifestazione che si tiene proprio a Castel del Rio e che celebra l'importanza avuta da quel maestro del fumetto italiano che è stato Roberto Raviola.
Qui trovate tre brevi video dedicati alla figura di Magnus:
Buona visione e buone letture!
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