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Immagine del redattorePasquale Frisenda

F come Fumetto (22): "Métal Hurlant" (1975)

Aggiornamento: 10 dic 2020

Brevi segnalazioni su singole storie, albi, libri e serie rigorosamente a fumetti.

"Métal Hurlant" (Francia - 1975)


"Lascio Parigi in un giorno di Sole e arrivo a New York in un giorno di pioggia. So che "Métal Hurlant", reintitolato "Heavy Metal", è uscito negli states e mi precipito in una edicola a verificare. Eccolo là. E' vero. Tra altre riviste c'è "Heavy Métal" con una copertina di Druillet. Lo compro. Lo guardo. Guardo i palazzi di New York intorno a me e mi dico in quel momento che la guerra che avevamo dichiarato l'avevamo vinta: "Métal Hurlant" è la prima rivista di fumetti tradotta in America".

(Jean-Pierre Dionnet)


"Volevamo essere completamente liberi, completamente originali e completamente bizzarri. Volevamo cambiare tutto".

(Jean "Moebius" Giraud)


Lanciata nel gennaio del 1975 come titolo di punta della casa editrice Les Humanoïdes Associés - un audace progetto editoriale creato da quelle che allora erano giovani promesse del fumetto francese: Jean "Moebius" Giraud, Philippe Druillet e Jean-Pierre Dionnet, insieme al loro direttore finanziario Bernard Farkas (tutti presenti nella foto sotto) -, la rivista "Métal Hurlant" pubblicò i più folli, irriverenti, innovativi, bizzarri e imprevedibili fumetti mai visti prima di allora.

Erano progetti liberi, con sole poche leggi da rispettare: essere all'avanguardia, essere originali ed essere psichedelici.

"Métal Hurlant" è unanimemente considerata una delle prime espressioni adulte del fumetto, dove linguaggio, grafica e contenuti, liberi da ogni vincolo, potevano affrontare ogni tematica senza nessun limite particolare.

Un'esperienza editoriale che si è poi diffusa nel tempo, sia in Francia che in altri Paesi (come la rivista "2000 A.D." in Inghilterra, la rivista "Frigidaire" in Italia e la linea Vertigo per la DC Comics negli Stati Uniti).

Una grossa parte del moderno canone fantascientifico presente in tutti i settori dell'intrattenimento deve la sua esistenza e la sua forma a questa rivista, e l'influenza avuta in tal senso è stata citata da molti nomi di rilievo che hanno affrontato quel genere, gente come Ridley Scott, James Cameron, William Gibson o Katsuhiro Ōtomo.

L'impatto di quella pubblicazione fu così evidente che Jean-Pierre Dionnet dichiarò di essersi dovuto convincere che non era solo una rivista ma che si trattava invece di un movimento artistico alla pari del surrealismo: "L'ho capito quando come nostro primo abbonato abbiamo avuto Alain Resnais. Chris Marker è stato il secondo, Federico Fellini il quinto. L'ho imparato quando, dopo aver chiesto una prefazione a George Lucas, ce la mandò la settimana successiva, e quando Ridley Scott arrivava a chiederci notizie sui nostri migliori disegnatori".

Tra gli autori che la resero celebre, oltre a quelli già citati, vanno ricordati senz'altro Jacques Tardi, Alejandro Jodorowsky, Frank Margerin, Alain Voss, Enki Bilal, Hugo Pratt, Antonio Segura, Jordi Bernet, Hermann Huppen, Philippe Caza, Jean-Claude Gal, Richard Corben, Paolo Eleuteri Serpieri, Milo Manara, François Schuiten, Juan Giménez, Arno e Jean-Michel Nicollet (e questa è una lista decisamente breve), che lì consolidarono la propria cifra narrativa o si reinventarono completamente all'interno di quelle pagine.

Più di ogni altra pubblicazione, "Métal Hurlant" trasformò il concetto che si aveva della nona arte e influenzò altri settori, come ad esempio il cinema di fantascienza: è cosa nota che per delineare la scenografia di "Blade Runner" il regista Ridley Scott presentò agli sceneggiatori e agli scenografi del film molte copie proprio di "Métal Hurlant" (dicendogli: "Fuori dalla finestra c'è questo"), concentrandosi su un racconto in particolare, "The Long tomorrow", di Dan O'Bannon (uno degli sceneggiatori di "Alien") e Moebius, ma dalle pagine della rivista emersero molte alte suggestioni che colpirono l'immaginazione di tanti altri registi, scrittori o scenografi, come Mathieu Kassowitz, Vincent Ravalec e Ian Kounen, e che si concretizzarono in pellicole anche molto famose, come "Il Quinto elemento" di Luc Besson, dove i riferimenti si sprecano, oppure "Il Corvo" di Alex Proyas, film amato da Jean-Pierre Dionnet per quella sua impostazione molto fumettosa, per poi arrivare a scoprire che una delle sequenze più note e da lui celebrate - una carrellata che attraversa la città per chiudersi sulla finestra dell'appartamento del protagonista -, era stata presa da Proyas proprio da un suo fumetto, "Région étrangère", realizzato con Beb Deum.

"Ci sono molti illustratori di fantascienza e fantascienza-fantasy che mi piacciono, perché i loro disegni e le loro immaginazioni sono estremamente vivaci [...] Druillet e Moebius, ad esempio, che hanno stili davvero sofisticati." Questo disse George Lucas al riguardo della rivoluzione narrativa e grafica in atto nel fumetto francese degli anni '60 e '70, e, come detto, artisti come Jean-Claude Mézières, Philippe Druillet e Jean Giraud, alias Moebius, hanno avuto un'influenza significativa, anche se raramente riconosciuta, su molti film di Hollywood. "Star Wars" è uno degli esempi più evidenti, e nel video che segue sono presenti moltissime immagini tratte dalle seguenti serie a fumetti, di cui quelle presentate sulle pagine di "Métal Hurlant": "Valérian e Laureline" di Pierre Christin e Jean-Claude Mézières; "Les baroudeurs de l'espace" di Jean-Claude Mézières; "The Long Tomorrow" di Dan O'Bannon e Moebius; "L'Incal" di Alejandro Jodorowsky e Moebius; "Le Bandard fou" e "Le Garage hermétique" di Moebius; "Delirius" di Jacques Lob e Philippe Druillet; "Les 6 Voyages de Lone Sloane", "Salammbô" e "La Nuit" di Philippe Druillet:

"Métal Hurlant" fu una particolare iniziativa editoriale, ma non fu la prima nel suo genere.

La fantascienza a fumetti in Francia apparve fin dagli anni '30, con produzioni simili al celebre "Flash Gordon" di Alex Raymond, e venne riconfermata nel tempo, fino ai grandi successi degli anni '60, come il già citato "Valerian" di Pierre Christin e Jean-Claude Mézières.

Per decenni in Francia il mercato dei fumetti era stato perlopiù pensato per essere letto da ragazzi, o comunque i toni e il linguaggio erano sempre adatti ad un pubblico il più possibile esteso ed eterogeneo, almeno fino a quando arrivò "Barbarella" (1962) di Jean Claude Forest, che causò un vero sussulto nei fumetti franco-belgi, e venne pubblicato in volume "I viaggi fantastici di Lone Sloane" (1966) di Philippe Druillet, vero e proprio seme per la futura nascita di "Métal Hurlant".

Sempre negli anni '60 apparve anche "Hara-Kiri", che con il suo sottotitolo, "la rivista stupida e viziosa", era essenzialmente la pubblicazione più scorretta, politica e adulta mai vista, con un debole per la satira pungente e la provocazione.

Sebbene fu chiusa nel 1970, per aver preso in giro la morte del presidente Charles de Gaulle, "Hara-Kiri" ispirò altre riviste di fumetti con un taglio più maturo, come "L'Eco des Savanes" e "Fluide Glacial", fino ad arrivare a "Charlie Hebdo".


Fu chiaro da subito come "Métal Hurlant" si volesse allontanare da tutto quello che poteva essere considerato convenzionale, concentrandosi sulla fantascienza e un horror più duri ed estremi, e su un fantasy cupo e violento.

La rivista ospitò grandi nomi del fumetto europeo ed internazionale, che crearono alcuni dei più iconici fumetti del '900 (basterebbe citare il celebratissimo "Arzach" e "Il Garage ermetico" di Moebius, "L'Incal" e "l'Occhio del gatto", ancora di Moebius su testi di Alejandro Jodorowsky, oppure "Den", di Richard Corben), con tavole di una potenza grafica assoluta, pur nei differenti stili, evitando con decisione la narrativa tradizionale a favore di ogni tipo di sperimentazioni, come storie raccontate senza nessun dialogo, con una narrazioni discontinue o addirittura assenti e improvvisate sul momento (quindi senza sceneggiatura), una logica surreale, spesso intrisa di satira, umorismo acido e con non poche volte un'inclinazione filosofica.

Le copertine erano gotiche, sempre immaginifiche, spesso erano dei veri dipinti, particolari e accattivanti, dove si sono viste anche opere di Hans R. Giger.

Nonostante le molte scene di nudo (alcune interpretazioni hanno suscitato anche accuse di sessismo), l'enfasi posta dalla rivista sulla costruzione dei mondi presentati e sulle sfumature dei significati visivi andava a intendere che i lettori potevano aspettarsi davvero ogni cosa, aspetto che fu percepito da subito.

Non tutti i fumetti pubblicati erano validi graficamente, questo va detto, e spesso su quelle pagine si sono viste cose improvvisate e grezze, ma l'insieme aveva comunque sempre un equilibrio, il concetto di sperimentazione libera da vincoli passava anche attraverso quel materiale (per quanto rischioso per le vendite) e la forza delle idee arrivava prima di qualunque altra considerazione.

"Métal Hurlant" aveva delle pretese?

Certo, ma per i fumetti essere intesi come un prodotto intellettualmente valido, vivo e stimolante è stato rivoluzionario.


Tra gli spunti maggiori avuti dagli autori della rivista ci furono i fumetti underground che fiorirono negli anni '60 negli Stati Uniti, come quelli di Robert Crumb: erano sporchi, violenti, espliciti e assolutamente rappresentativi di tutto quello che significava in quel periodo la controcultura statunitense.

Affascinarono di sicuro Moebius, che nella sua prima intervista americana (pubblicata su "Heavy Metal", la diretta discendente di "Métal Hurlant") dichiarò: "Gli Stati Uniti trasmettono le migliori pulsioni di tutto il mondo, come anche le peggiori. L'America ha il più grande inconscio globale (testimone della sessualità, della violenza e dell'aggressività presenti in quel Paese)".

Colpiti dalla loro narrativa sovversiva, lui e gli altri autori di "Métal Hurlant" combinarono la sensibilità e l'esuberanza dell'underground statunitense con la raffinatezza artistica dei fumetti europei.

A quella forza espressiva si abbinò poi un'altra suggestione, ovvero i lavori di alcuni innovativi autori che si stavano muovendo nel fumetto più mainstream, come Jim Steranko, Neal Adams e ovviamente Jack Kirby, anche se i giovani del gruppo degli Humanoïdes erano convinti che quelle produzioni si sarebbero comunque mosse dentro canoni prestabiliti e con paletti insormontabili, cosa che loro volevano evitare di avere.


I primi numeri furono pubblicati con cadenza trimestrale ed erano composti da 68 pagine, di cui solo 18 erano a colori; divenne bimestrale con il numero 7 e con il numero 9 diventò un mensile.

La gestione della rivista fu a dire poco complessa, tra ritardi e capricci di diversi autori, poco gestibili o collaborativi, la difficile promozione di una pubblicazione così anomala, gli anticipi ai collaboratori o al tipografo, non sempre adeguati o disponibili, e infine i costi e i ricavi, cosa che spesso vedeva i primi superare nettamente i secondi.

A questo si aggiunse poi la natura della rivista, che alla lunga si era inevitabilmente consolidata, nonostante gli sforzi contrari dei suoi autori, e che non permetteva più molti cambiamenti in corso d'opera (pena il rischio di perdere i lettori acquisiti), snaturando quindi parte della vitalità iniziale (con l'altro rischio di perdere invece quei lettori che avevano proprio quelle esigenze).

Il carburante che permise la nascita e lo sviluppo della pubblicazione fu senz'altro la passione e l'esuberanza giovanile del gruppo fondatore, che gli permisero di superare quasi ogni ostacolo e momenti molto duri, ma "Métal Hurlant", come molte iniziative che rompono gli schemi, invecchiò in fretta, e ora c'erano anche altre riviste che la imitavano facendole ulteriormente perdere la sua unicità.

Nel 1987, quindi, "Métal Hurlant" cessò di essere pubblicata.

Il sogno si era interrotto, ma i suoi frutti erano nel frattempo diventati maturi e si erano diffusi.


"Métal Hurlant" ebbe diverse versioni europee, come la tedesca "SchwerMétalI" e la spagnola "Mètal", ma, come detto poco fa, arrivò anche oltreoceano, e quindi lo scambio culturale che ne determinò la nascita fu poi ricambiato.

Nel 1977, la National Lampoon acquistò il materiale pubblicato su "Métal Hurlant" per rieditarlo negli Stati Uniti: uscì quindi "Heavy Metal", presentando in America autori come Moebius, Caza, Bilal e Druillet, nonché un'intera tradizione di fumetti europei che i lettori americani non avevano mai visto prima.

L'iniziativa permise a quegli autori di venire conosciuti a livello mondiale.

Alcuni anni dopo "Heavy Metal" si separò dall'originale gruppo creativo creando una propria linea editoriale, e oggi la rivista anglofona si è allontanata di parecchio dallo spirito della corrispettiva francese, ma non ha mai fermato le sue pubblicazioni (attualmente è diretta da Grant Morrison).

Nel 1988 l'editore svizzero Fabrice Giger fonda la Humanoids Publishing, controparte americana dell'europea Les Humanoïdes Associés, sviluppando una delle più rispettabili serie di pubblicazioni al mondo di autori come Moebius, Alejandro Jodorowsky, Enki Bilal, Milo Manara, Guido Crepax, Tanino Liberatore e Juan Giménez.

"Métal Hurlant" ricominciò ad essere pubblicata proprio dalla Humanoids Publishing nel luglio 2002, in francese, inglese, spagnolo e portoghese, ma questa riedizione della rivista cessò presto, nel 2004, con il numero 14.

Nel 2004 il produttore cinematografico Pierre Spengler è diventato uno dei proprietari della compagnia, con l'intenzione di giocare un importante ruolo nella trasposizione delle pubblicazioni sul grande schermo.


La rivista americana diede origine a due film animati, "Heavy Metal" (1981) di Gerald Potterton, e "Heavy Metal 2000" (2000) di Michael Coldewey e Michel Lemire.

Di quest'ultimo film venne realizzato anche un videogioco intitolato "Heavy Metal: F.A.K.K.²."

Alcuni dei titoli della rivista "Métal Hurlant" sono stati trasposti anche in altri media.

Nel 2012 venne prodotta per la televisione francese una serie televisiva di due stagioni chiamata "Métal Hurlant Chronicles", diretta da Guillaume Lubrano.


"Métal Hurlant" fu pubblicata anche in Italia; il primo numero uscì nel marzo 1981 per le Edizioni Nuova Frontiera di Arturo G. Bernacchi.

La periodicità era mensile e continuò le pubblicazioni fino al 1983.

A partire dalla rivista italiana furono poi pubblicate diverse serie di volumi brossurati, come "Métal Extra", la "Collana Umanoidi" e "Métal Hurlant Presenta".


Per il 2021, è stato annunciato il ritorno della rivista nelle librerie e nelle edicole francesi.


Buone letture!


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