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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Jean "Moebius" Giraud - Il disegno assoluto

Aggiornamento: 10 mar 2022

E' stato uno dei maggiori disegnatori, fumettisti e illustratori di tutti i tempi. Il suo lavoro uscì ben presto dai confini della carta stampata arrivando a influenzare anche la settima arte.

"I bambini sono educati in modo che non urlino, che non si agitino troppo. L'arte dà la possibilità di gridare quanto si vuole, di avere rabbia e di esprimerla nella musica, danza, letteratura o disegno. L'arte è la cura dell'umanità."

(Jean Giraud)


"(...) Mi succede di pensare se il disegno non mi porterà alla follia. A volte si ha davvero l'impressione di perdere la testa quando si inizia a disegnare cose che non hanno riferimenti noti. Ti ritrovi con una mancanza di comunicazione con te stesso. Ti vedi fare qualcosa che non capisci, come se improvvisamente iniziassi a parlare una lingua sconosciuta. È allo stesso tempo angosciante ed eccitante, perché con il tempo scopri in te una sorta di nuova fiducia. Sai bene che non puoi morire in questo paese sconosciuto, quindi non c'è pericolo. Pensi di essere in pericolo ma in realtà non lo sei, quindi vai avanti, anche se quella sensazione non cala nel tempo e continua ad essere sempre intensa."

(Jean Giraud)


Jean Giraud, noto anche con gli pseudonimi di Gir e soprattutto Moebius, è stato uno dei massimi disegnatori, fumettisti e illustratori di tutti i tempi.

Considerato uno dei maggiori talenti europei (per molti il più grande), si è distinto in particolar modo nel genere western, fantascientifico e fantasy, muovendosi sia nel campo dell'editoria che del cinema, e il suo stile, sempre sorprendente, è arrivato ad influenzare moltissimi autori, anche a lui contemporanei (qui in Italia basterebbe pensare a Milo Manara o Andrea Pazienza).


Nato a Nogent-sur-Marne l'8 maggio del 1938, Giraud trascorre l'infanzia a Parigi dove, a metà degli anni '50, frequenta la scuola di arti applicate.

Nel 1954, ancora studente, esordisce sulla rivista "Far West" con la serie umoristica "Les aventures de Franck et Jéremie" e inizia a realizzare molte storie d'avventura anche per "Coeurs Vaillants".

Nel 1960, dopo il servizio militare, arriva per lui la prima, vera svolta nella sua carriera di disegnatore e diventa l'assistente di Jijé (Joseph Gillain, uno dei nomi più rilevanti del fumetto belga), inchiostrando un intero episodio della principale serie western di quell'autore, "Jerry Spring", e illustrando una collana di libri di tipo enciclopedico.

Nello stesso periodo sceglie il nome d'arte di Moebius (facendo riferimento al matematico tedesco August Ferdinand Möbius e alla particolare superficie non orientabile e rigata che da lui prende il nome, il nastro di Möbius. Del suo pseudonimo disse: "Non è per nascondermi quanto per definire qualcosa di me stesso che era al di là di me stesso. Moebius esiste e vive un'esistenza parallela alla mia."), che utilizza inizialmente per strisce di fumetti di humour nero.


Nel 1963, con lo pseudonimo di Gir, assieme allo sceneggiatore Jean-Michel Charlier (inizialmente la collaborazione è chiesta a Jijé, che invece preferisce segnalare il suo giovane e promettente allievo) inizia a lavorare alla serie a fumetti che gli cambierà la vita: "Le avventure del tenente Blueberry".

Pubblicata sulla rivista "Pilote", il personaggio diventa in breve un pilastro del fumetto francese, protagonista di un'ampia serie (continuata da Giraud anche in veste di sceneggiatore dopo la scomparsa di Charlier), estremamente curata sia nella ricostruzione storica che nella realizzazione grafica.

Da tempo ritenuto uno dei migliori western mai realizzati, quel personaggio procura a Giraud una fama internazionale.

Contemporaneamente a Blueberry, utilizzando solo lo pseudonimo di Moebius, dalla fine degli anni '60 l'autore realizza una serie di storie di genere fantastico con un segno più particolare e innovativo, pubblicate prima sul mensile satirico "Hara Kiri" e poi su "Charlie" e "L'Echo des savanes".

Il suo stile comincia a imporsi sempre di più e, tra le tante cose, illustra anche una serie di copertine per importanti autori di fantascienza statunitensi, manifesti cinematografici e copertine di dischi.

Un salto fondamentale nella sua carriera avviene nel 1974, quando, assieme a Philippe Druillet, Jean-Pierre Dionnet e Bernard Farkas, fonda la casa editrice Les Humanoïdes Associés (gli Umanoidi Associati), che nel 1975 fa esordire la rivista "Métal Hurlant", un trimestrale antologico che raccoglieva il meglio della produzione fantastica e fantascientifica a fumetti e proponendo egli stesso opere come "Il garage ermetico di Jerry Cornelius" ("Le Garage Hermétique de Jerry Cornelius"), in cui arrivò ad abolire la tradizionale sceneggiatura, lasciando che le idee e le immagini che gli venivano in mente fluissero senza regole sulle tavole (in quegli anni Giraud ammise di aver fatto largo uso di cannabis o sostanze allucinogene per aprire le porte dell'immaginazione, ma ha sempre sottolineato che: "Non le ho usate per trarne piacere ma per trovare una porta per esplorare il mio inconscio. Ho smesso di fumare perché la porta era diventata pesante da reggere ed era peggio quando era aperta che chiusa."), ma anche il visionario "Arzach", uno dei suoi lavori più rappresentativi dello "stile Moebius" e che ha avuto un impatto molto importante sull'industria del fumetto franco-belga.

Nel 1981 crea, su testi dello scrittore e cineasta cileno Alejandro Jodorowsky, la serie fantascientifica "L'Incal" ("Les Aventures de John Difool"), che lo sceneggiatore aveva rielaborato da alcune idee nate tempo prima per il suo personalissimo adattamento cinematografico del "Dune" di Frank Herbert, poi non andato in porto.

Il disegnatore si cimentò anche col fumetto statunitense, dando una sua interpretazione di Silver Surfer in una storia scritta appositamente per lui da Stan Lee e realizzando una lunga serie di illustrazioni per la Marvel Comics.

Nel 1997 Giraud scrive i testi per "Icaro" ("Ikaru"), un manga di Jirō Taniguchi, poi pubblicato in Europa nel 2000.


Sono comunque molte le sue storie, brevi o meno, che meriterebbero di essere segnalate, dove l'autore affronta, oltre quelli già citati, un'infinità di altri generi, tra il noir, l'umoristico o l'erotico, ma qui voglio ricordare almeno quella intitolata "Gli occhi del gatto", una delle prime collaborazioni tra Jodorowsky e Giraud.

Nata alla fine degli anni '70 come omaggio per i lettori di "Métal Hurlant", la storia è un esperimento narrativo che prende le mosse da altre opere mute del disegnatore francese (come in "Arzach"), e dall'interesse comune dei due autori nel voler proseguire con l'intento sperimentale che è sempre stato alla base della rivista, puntando ad ottenere con il fumetto un impatto iconografico pari o superiore a quello del cinema.

Ne "Gli occhi del gatto" viene narrata una breve e tetra vicenda tramite singole illustrazioni che occupano tutta la pagina: il testo di Jodorowsky è ridotto al minimo e si presenta sotto forma didascalie posizionate nelle pagine di raccordo tra una tavola e l'altra, insieme a una figura stilizzata e in controluce.

Il risultato è un vero capolavoro visivo che Jodorowsky descrisse così: "Io, spinto da insanabile curiosità, saltavo in macchina e andavo a trovarlo. Per ammirare ciascuna di quelle magiche tavole dovevo percorrere cinquanta chilometri all'andata e cinquanta al ritorno. Cento chilometri in tutto, che avrò ripetuto venticinque volte. Come dire 2500 chilometri da me dedicati esclusivamente a "Gli occhi del gatto".

Artista incredibilmente eclettico e dotato di un talento davvero senza limiti, capace di un disegno sapiente e raffinatissimo ma nello stesso tempo depositario di una potenza comunicativa rara, Jean Giraud abbinò alle sue qualità artistiche anche un'ampia cultura (principalmente estetica e visiva, ma non solo, ovviamente); nello stile di disegno elaborato con lo pseudonimo di Moebius si possono infatti facilmente riscontrare le influenze di diversi artisti, tra cui Gustave Doré e Maurits Cornelis Escher.

Con le sue opere cercò quindi di andare al di là dei codici del linguaggio sequenziale, facendole diventare delle esperienze quasi sensoriali, esplorando le frontiere dell'inconscio e del sogno, dove la realtà si mescola all'irrealtà, svelando mondi nuovissimi ma perfetti per illuminare istantaneamente migliaia di occhi e di menti.

La sua costante ricerca grafica venne da lui così definita: "È molto importante per un disegnatore raggiungere l'educazione della mano per ottenere il miglior risultato per realizzare le proprie idee. Ma si deve stare attenti con l'idea della perfezione. Troppa perfezione, come il suo contrario, è pericolosa. La perfezione è un bisogno dello spirito, ma l'istintività, anche quando nei disegni ci sono errori, è un'espressione del corpo. Bisogna trovare un equilibrio tra le due vie."


Il lavoro di Giraud/Moebius uscì ben presto dai confini della carta stampata arrivando a influenzare anche la settima arte.

Collaborò spesso alla produzione di film di fantascienza, tra cui: "Tron", "Alien", "The Abyss", "Il quinto elemento" e anche al tormentato progetto su "Dune" voluto da Jodorowsky, per cui disegnò tutti costumi e le scenografie; una tale quantità di materiale e idee (tra cui molte confluirono poi, come detto, nel fumetto "L'Incal") che offrirono non pochi spunti a molti altri registi per successive opere.

Nel 1975, sempre su "Métal Hurlant" appare la breve storia "The Long tomorrow", scritta da Dan O'Bannon (sceneggiatore che divenne noto qualche anno dopo per la stesura dello script del primo "Alien"), che gettò i semi per molta della fantascienza sviluppata dalla fine degli anni '70 in poi, sia nel fumetto come anche nella letteratura e nel cinema (giusto per far capire cosa generò questa opera, nei primi anni '80 le tavole di "The Long tomorrow" vennero usate dal regista Ridley Scott, grande appassionato del lavoro di Giraud, per spiegare agli scenografi con cui stava lavorando quello che aveva in mente per il suo "Blade Runner").

Nel 1982 è la volta della collaborazione con il regista René Laloux per il film animato "Les Maîtres du temps", tratto da un romanzo di Stefan Wul.


Il prestigio raggiunto da questo autore fu notevole ovunque, ma in Francia è stato particolarmente alto: tra i tanti riconoscimenti avuti nella sua carriera vale la pena ricordare il Grand Prix de la ville d'Angoulême nel 1981, mentre nel 2011 gli fu conferito il titolo di Cavaliere dell'Ordine nazionale al merito.

Un'epigrafe davvero affettuosa a lui dedicata appare nei titoli di coda del film "Minuscule - La valle delle formiche perdute", girato da sua figlia:

Jean Giraud scompare a Parigi il 10 marzo del 2012, a 73 anni.


QUI trovate il sito web a lui dedicato.


Mentre qui un interessante documentario diretto da Hasko Baumann per la televisione spagnola:

Buona visione e letture!


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