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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Settima arte (35): "2001: Odissea nello spazio" di Stanley Kubrick (1968)

Aggiornamento: 12 feb 2023

Video, immagini e brevi informazioni su film e documentari che hanno segnato la storia del cinema (o solo il mio immaginario)

"2001: Odissea nello spazio" di Stanley Kubrick ("2001: A space odyssey" - UK/USA - 1968)


Sceneggiatura: Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke, ispirata inizialmente a "La sentinella" ("The sentinel"), un racconto del 1948 dello stesso Clarke. Lo scrittore sviluppò poi un nuovo romanzo insieme alla sceneggiatura, intitolato come il film e pubblicato sempre nel 1968.


Con: Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter, Margaret Tyzack, Robert Beatty, Sean Sullivan, Douglas Rain.


"Pianeta Terra. Alle origini dell'uomo, davanti ad un gruppo di primati compare un misterioso monolito nero. La sua presenza attiva l'intelligenza degli ominidi. Anno 1999. Sulla Luna, in prossimità del cratere Tyco, viene trovato un monolito nero, che risulta essere stato sepolto milioni di anni prima. L'oggetto emette improvvisamente un segnale indirizzato verso Giove. Diciotto mesi dopo, nell'anno 2001, l'astronave Discovery One si dirige verso il grande gigante gassoso..."


"2001: Odissea nello spazio" è considerato unanimemente uno dei capolavori della storia del cinema e ne costituisce a suo modo una svolta epocale.

Opera solenne, emblematica quintessenza del cinema stesso (l'unico modo corretto per vederlo è in una sala cinematografica), emozionante, d'avanguardia, anticipatrice di tante innovazioni scientifiche e tecnologiche, il film diretto da Stanley Kubrick è tutto questo, ma non solo, e, tristemente, quando il 2001, ormai 19 anni fa, arrivò davvero, il regista non riuscì ad esserne testimone.

E' stato da subito considerato una pietra miliare della fantascienza per aver fatto compiere al genere un salto in avanti, almeno al cinema, anche come maturità espressiva, contenuti scientifici e riflessioni filosofiche, prendendo come temi portanti l'origine della vita e il suo immutabile ciclo, oltre che i misteri dell'Universo.


Il film si distingue per essere, anche a decenni dalla sua uscita, una perfetta e straordinaria alchimia d'immagini: ben più della metà della sua durata è puramente visiva (sostenuta da musiche sinfoniche, anche se in origine la colonna sonora era completamente diversa), senza la presenza di dialoghi.

A questo si deve aggiungere uno degli stacchi più famosi e geniali di sempre, ovvero quello che determina il passaggio tra la preistoria dell'Uomo e i viaggi spaziali (scena non presente nel copione e che ancora oggi lascia senza fiato), e una delle icone più simboliche della settima arte: il monolito nero, che segna, ad ogni sua apparizione, un passaggio evolutivo della storia umana ma che potrebbe benissimo essere metafora di altro, anche del cinema stesso (a cominciare dalla sua forma, considerando che ricorda una sorta di schermo, proprio come quello delle sale cinematografiche), oppure essere la rappresentazione del motore della vita di ogni singolo essere umano, quello stimolo o spinta verso l'altrove, forse verso la sete di conoscenza che inevitabilmente ci porta a cambiare o ad evolverci, oppure di molte altre cose, forse neanche così positive, visto che il monolito ha in sé anche qualcosa di inquietante.

Di "2001: Odissea nello spazio", Stanley Kubrick disse: "Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico del film. Io ho tentato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio. Il film deve arrivare ai sensi dello spettatore prima che alle sue capacità di ragionamento. Sentire e vivere la visione offerta dal film, prima che capirla", e va detto che, per quanto è possibile, il cineasta newyorkese è riuscito assolutamente a rappresentare e ad immortalare l'incomprensibile.


E' il 1968 quando Kubrick lo presenta al pubblico e alla critica, il suo lavoro fino a quel momento più ambizioso, oltre che quello che viene inteso come il suo primo, vero film a colori (Kubrick aveva già realizzato "Spartacus" a colori, chiamato a sostituire Anthony Mann, ma in seguito prese forti distanze dal film, per via del fatto che non ebbe il completo controllo sulle riprese, non considerandolo alla fine un suo progetto. Dopo "Spartacus" e prima di "2001" diresse altri due film, sempre in bianco e nero), tratto da un soggetto di uno dei guru della fantascienza, Arthur C. Clarke.

Il progetto risulta come qualcosa di rivoluzionario ed entra istantaneamente nell'immaginario collettivo oltre che nella storia del cinema.

Per continuare il suo viaggio artistico nei generi più popolari della narrazione visiva, Kubrick contatta Clarke per una collaborazione alla sceneggiatura di un film di fantascienza e i due condividono a tal punto i loro propositi da far correre in parallelo la realizzazione del film a quella di un romanzo.

Benché molti ritengano che la pellicola sia ispirata ad un breve racconto di Clarke, "La sentinella", lo scrittore affermò che: "Quel racconto assomiglia a "2001" come una ghianda assomiglia a una quercia adulta".

Il regista riceve assistenza anche da un pool di scienziati della NASA per mostrare un futuro possibile e in cui l'incontro-scontro tra l'uomo e l'intelligenza artificiale (in questo caso il computer HAL 9000) abbia valenza di riflessione etica e teoretica.

La categoria "film di fantascienza", spesso attribuita a quest'opera, anche se non è errata non rappresenta in realtà l'intima natura del film, che, pur ambientato nel futuro, tocca problematiche antichissime relative all'identità della natura umana, al suo destino, al ruolo della conoscenza e della tecnica.

Un'umanità che si sente diversa dal resto della natura, sempre alla ricerca di sé, diretta prevalentemente verso l'obiettivo del dominio tecnologico e che di fronte ai suoi limiti ha sempre la segreta speranza di superarli.


Il film si distinse ovviamente anche da un punto di vista tecnico, che risulta così elaborato da reggere benissimo il passare del tempo.

Le inquadrature all'inizio del film sono diapositive ad alta risoluzione proiettate con il sistema rivoluzionario (per l'epoca) del "front projection". Inventata dallo scrittore di fantascienza Murray Leinster, questa tecnica innovativa, dopo essere stata brevettata il 20 dicembre 1955, venne impiegata per la prima volta proprio in "2001: Odissea nello spazio".

Gli ominidi nella parte iniziale del film sono dei mimi e dei ballerini, accompagnati da veri cuccioli di scimmia.

La specie in questione doveva essere glabra e priva di indumenti, cosa impensabile per la moralità dell'epoca, sicché si preferì optare per una forma anteriore di australopitecine, totalmente irsuta.

Gli animali cacciati sono dei tapiri, specie tipicamente sudamericana assente nel Pleistocene, scelti in alternativa ai selvaggi e aggressivi facoceri riportati nel romanzo.

I satelliti, le colonie orbitanti e la grande stazione spaziale sono riproduzioni di progetti della NASA mai realizzati, e l'elaborazione dei vari modelli di astronavi è stata affidata a ingegneri aerospaziali e non ad artisti.

Secondo il soggetto originale, l'astronave Discovery One, dopo aver superato Giove, doveva concludere il suo viaggio nel sistema di Saturno, con preferenza del satellite Giapeto, ma complessità della riproduzione degli anelli di Saturno, i forti ritardi nella realizzazione del film e le pressioni dei produttori spinsero Kubrick ad anticipare la fine del viaggio spaziale nelle vicinanze di Giove (delle scene verso Saturno esistono dei layout del progetto).

Alla fine della prima parte del film, nella celebre scena dove un ominide lancia un osso in aria, è presente una svista: l'osso tenuto in mano è un femore, ma a roteare in aria è invece una tibia.

In realtà l'errore non fu di Kubrick ma di un operatore al quale il regista, al termine di una giornata di riprese, aveva chiesto di riprendere un osso lanciato in aria nel cortile dei teatri di posa.


Le riprese iniziarono il 29 dicembre 1965 e si conclusero il 7 luglio 1966.

Iniziò quindi una lunga post-produzione, durata ben 2 anni.

Il regista rimase per due mesi chiuso nella sua villa nelle campagne inglesi a rivedere e tagliare il suo mastodontico lavoro; questa operazione è considerata il momento più decisivo nella produzione del cinema kubrickiano.

Il racconto è diviso in quattro parti.

Nella prima, intitolata "L'alba dell'Uomo", vediamo una tribù di ominidi entrare in contatto con la prima scintilla della conoscenza grazie all'apparizione di un misterioso monolite nero.

Nella seconda, intitolata "TMA 1", ambientata sulla Luna nel 1999, un analogo monolite viene rinvenuto sepolto deliberatamente milioni di anni prima e indicherà ai suoi scopritori una direzione ai confini del Sistema Solare.

Nella terza parte, intitolata "Missione Giove", ambientata 18 mesi dopo, ovvero nel 2001, si vede la gigantesca astronave Discovey One guidata dalla squadra spaziale che ha a capo il comandante Bowman e il computer HAL 9000 in viaggio verso Giove sulle tracce del segnale radio emesso dal monolite lunare.

Nell'epilogo, intitolato "Giove e oltre l'infinito", Bowman, dopo una serie di avvenimenti, rimasto ormai solo a bordo dell'astronave in vista di Giove, incontra di nuovo il monolite che fluttua nello spazio profondo e, grazie a questo, viene trascinato oltre il tempo fino a una misteriosa camera dove si vede vecchio e morente per poi subire un'ulteriore trasformazione.


Nonostante le mille interpretazioni date ai tanti elementi narrativi che compongono il film, "2001: Odissea nello spazio" rimane, proprio come era il volere di Kubrick, prima di tutto un'esperienza visiva e auditiva (e per questo emozionale) che non smette di stupire anche a distanza di tanti anni.

Costato 12 milioni di dollari (50 anni fa era una cifra considerevole), ha più che centuplicato i suoi incassi e continua ad affascinare e sedurre gli spettatori.

Il film ha generato anche molte leggende, tra cui la più celebre è quella in cui si narra che, entrato in buoni rapporti con la NASA, Kubrick avrebbe poi barattato l'uso di alcune tecnologie futuribili (lenti e cineprese di avanzata concezione) in cambio di una ripresa in studio dell'allunaggio del 1969: garanzia per la NASA ove qualcosa fosse andato male durante la documentazione di quello storico successo nella corsa spaziale.

"2001" oggi si può anche intenderlo come un manifesto di quell'utopia esistenziale che innervò la stagione dei cambiamenti e dei fermenti che, dall'America all'Europa, segnarono il fatidico anno del 1968.

Per non parlare di HAL 9000 (il suo nome è composto dalle tre lettere che precedono la sigla dell'azienda IBM) e del suo occhio rosso: la presenza di un essere nuovo, tecnologicamente perfetto ma anche ricco di emotività (ricorre all'inganno per vincere la sua battaglia contro gli umani, sia nella partita a scacchi che nell'annunciare un difetto tecnico inesistente, ma nel momento finale arriva ad implorare pietà), e che rivelerà ben presto una latente quanto subdola ambizione, capace di trasformarlo da indispensabile collaboratore nella complessa missione verso Giove in un temibile antagonista; un aggiornamento della lotta tra Davide contro Golia oppure di quella di Ulisse contro il Ciclope (e come lui anche HAL ha un unico occhio, e il cognome dell'astronauta protagonista, forse non a caso, significa arciere), avversario dell'uomo stesso (e forse simbolo di un suo possibile e prossimo stadio evolutivo), ma che va in crisi per colpa del suo artefice e del suo animo corruttore, perché gli fornisce comandi contraddittori che lo fanno propendere per una terza via non prevedibile.


Tra le tante sequenze che hanno reso il film emblematico c'è indubbiamente l'ermetico finale, che ha generato un'enorme quantità di supposizioni e dibattiti sul suo significato, visto che il regista ha rifiutato per tanti anni di fornire una sua spiegazione, ben conscio che quei dubbi avrebbero fornito linfa vitale all'opera, ma poi la questione è stata forse chiusa, e proprio dalle parole dello stesso Kubrick, perché la sua interpretazione sembra essere emersa.

Durante la realizzazione del progetto, Stanley Kubrick, autore noto anche per essere una persona con cui era difficile rapportarsi, ammise che la traiettoria narrativa puntava inesorabilmente verso un grande finale, persino una rivelazione, ma lui continuava a cambiare idea su quale sarebbe stata e nessuno tra i suoi collaboratori poteva essere certo di cosa avrebbe scelto.

Di recente è stata ritrovata una clip inedita che è stata pubblicata sul social network Reddit, dove il regista racconta, durante una telefonata, il finale di "2001", fornendo una spiegazione molto chiara e lineare dell'ultima scena.

Il filmato arriva dalle riprese di un documentario giapponese, chiamato "Shining", realizzato dal produttore televisivo Junichi Yaoi nel 1980 e dedicato a degli strani avvenimenti avvenuti durante la produzione del film con Jack Nicholson.

Il documentario non è mai stato trasmesso, ma il filmato è stato venduto su eBay nel 2016.

Quello che Kubrick dice è, in sintesi, questo: "L'idea era che il protagonista fosse stato preso da entità superiori, simili a Dio. Delle creature di pura energia e intelligenza, ma senza forma. Lo hanno inserito in una stanza, in quello che si potrebbe descrivere come uno zoo, per analizzarlo, e il resto della sua vita la passa lì. Lui non ha il senso del tempo. E' quello che nel film viene mostrato, in effetti. Queste entità scelgono questa stanza, che è una replica molto imprecisa di architettura francese (volutamente inaccurata), perché volevamo suggerire che avevano l'idea che lui poteva pensare fosse un ambiente carino, ma non ne erano del tutto sicuri. Proprio come non siamo sicuri noi di cosa fare nei giardini zoologici con gli animali per cercare di dare loro quello che pensano sia il loro ambiente naturale. Ad ogni modo, quando hanno finito con lui, come accade in tanti miti di tutte le culture del mondo, viene trasformato in qualcosa di nuovo, una specie di super essere, e rimandato sulla Terra. Dobbiamo solo immaginare cosa succede dopo il suo arrivo. È lo schema di una grande quantità di mitologia, ed è quello che stavamo cercando di suggerire."

L'apparizione di questa clip non è comunque casuale, visto che arriva proprio durante il 50° anniversario del film.

Le cose stanno davvero così o Kubrick stava ancora giocando con le possibili percezioni degli spettatori? Anche qui ognuno è libero di dare la propria interpretazione:

Le sequenze di Saturno, mai realizzate nel film, sono invece state effettuate per il film "2002: la seconda odissea" ("Silent running" - 1972), diretto da Douglas Trumbull, supervisore agli effetti speciali del film di Kubrick.

Il film non è un seguito di "2001", come invece potrebbe sembrare dal titolo italiano, che fu utilizzato unicamente per sfruttarne il richiamo commerciale.

"2001: Odissea nello spazio" ebbe comunque un sequel, "2010, l'anno del contatto" ("2010", del 1984), diretto da Peter Hyams, che pur se non paragonabile in nulla all'effetto che ebbe l'originale, resta un film interessante.


Nel 1991, "2001: Odissea nello spazio" è stata giudicato di rilevante significato estetico, culturale e storico, e inserito nella lista di film preservati nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Nel 1998 l'American Film Institute l'ha collocato al ventiduesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al quindicesimo posto.

Il film ebbe diversi riconoscimenti, ma a Stanley Kubrick venne conferito, per la migliore regia, il Kansas City Film Critics Circle Award del 1969, ma non il premio Oscar, che non vinse mai.

Ancora oggi molti scienziati sostengono che se i programmi nello spazio di Usa e Urss avessero mantenuto il ritmo previsto da Kubrick, buona parte delle ipotesi del film si sarebbero effettivamente realizzate nello stesso tempo.


E' cosa piuttosto nota che per la colonna sonora del film il regista non pensò subito di utilizzare dei pezzi di musica classica ma ne commissionò una al compositore Alex North, con cui aveva già lavorato in "Spartacus".

Kubrick fece capire fin da subito di voler impiegare della musica classica, in particolar modo "Così parlò Zarathustra" di Richard Strauss, già scelto come brano provvisorio.

North cercò quindi di comporre dei brani che rispecchiassero l'atmosfera desiderata da inserire nella prima parte del film.

Successivamente gli fu comunicato di sospendere la lavorazione sui brani della seconda parte della pellicola, ma la sorpresa più amara arrivò per lui durante la première del film a New York: invitato a partecipare all'evento, e quindi convinto di essere parte integrante dell'opera, scoprì che la sua musica era stata tagliata completamente fuori dal film, anche dalla prima parte.

Kubrick, in sostanza, aveva portato avanti i suoi intenti iniziali, scegliendo per il suo film un mix di musica classica, motivando così la sua scelta: "Per quanto buoni possano essere i nostri migliori compositori cinematografici, non sono un Beethoven, un Mozart o un Brahms. Perché usarne altra quando c'è una tale quantità di grande musica orchestrale già disponibile?".

In questo articolo è possibile ascoltare la versione di North per l'apertura di "2001: Odissea nello spazio" ma anche buona parte della colonna sonora da lui realizzata.


Qui potete trovare una puntata del programma "Wonderland" interamente dedicata al capolavoro di Stanley Kubrick, mentre qui un'ampia e interessante galleria fotografica dal dietro le quinte. Qui di seguito, invece, sono presenti un trailer, una clip e un video che illustra uno dei tanti e affascinanti effetti visivi del film:

Buona visione!




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