Una carriera densissima, fitta di personaggi che hanno segnato il mondo dell'historieta argentina, testimonianza del livello autoriale raggiunto da questo disegnatore.
Horacio Altuna è da decenni una delle firme più significative dell'historieta, il fumetto argentino. Dotato di un talento non comune per il disegno e di uno stile estremamente comunicativo, Altuna è un vero maestro nel racconto a fumetti, e le sue tavole, anche quando sono ricchissime di dettagli, non risultano mai pesanti, confuse o statiche, ma anzi sembrano delle istantanee di vita vera, quotidiana, reale, e questo indipendentemente dal periodo che l'autore raffigura nelle sue storie, che sia ambientato nel passato, nel presente o nel futuro. Un risultato che testimonia il livello autoriale di questo disegnatore e che ben pochi fumettisti al mondo sono riusciti ad raggiungere. Il nome di Altuna è sinonimo di molte cose (tra cui sensibilità, ironia, profondità), ma è forse la sua capacità di cogliere e far emergere le tante sfumature emotive che possiedono i personaggi che ritrae che lascia allibiti i suoi lettori.
Nato a Córdoba, il 24 novembre del 1941, autodidatta, debutta professionalmente nel '65. In quegli anni presenta alcuni suoi lavori ad Alberto Breccia, che però gli dà un giudizio molto severo (in sintesi gli disse: "Tutto qui?") spronandolo a impegnarsi maggiormente. Una cosa che Altuna non prende con leggerezza, proseguendo con molta più determinazione sulla strada indicata dal Maestro. Da lì a poco inizia a lavorare con importanti sceneggiatori, come Héctor Oesterheld, Guillermo Saccomanno, Armando Fernández, Carlos Trillo e Robin Wood, affinando il suo stile con assidua costanza. Decisamente poliedrico, riesce ad adattare il suo disegno a molti generi, spaziando dall'umoristico, all'erotico al drammatico, cosa che gli permette di avere diverse collaborazioni internazionali con non poche case editrici di primo piano nel settore dei fumetti (tra cui l'inglese Fleetway, la statunitense Charlton Comics e la francese Humanoïdes Associés).
Nel luglio del 1975 esordisce sul quotidiano "El Clarín" uno dei suoi personaggi più importanti e amati: "Loco Chavez", scritto da Carlos Trillo.
Il protagonista della storia è Hugo Chavez, detto Loco (matto), un giornalista che vive a Buenos Aires e indaga, in storie spesso venate di ironia, sui drammi quotidiani delle persone, non poche volte cacciandosi in situazioni imbarazzanti o paradossali.
Con "Loco Chavez" inizia un'affinità professionale con Trillo che li porterà a firmare altri gioielli come "Charlie Moon" (storia ambientata negli Stati Uniti degli anni '30, dove un giovane ragazzo si avvia verso la sua maturità attraverso una serie di non facili esperienze), "Slot machine" (brevi storie con ambientazioni e toni narrativi diversi che prendono in esame le emozioni e i desideri più profondi dei vari personaggi protagonisti), "Dopo il grande splendore" ("El ultimo recreo", storia conosciuta in Italia anche come "L'ultima gioventù". Vagamente ispirata a "Il signore delle mosche", il romanzo di William Golding uscito nel '52 , i vari capitoli di questa serie raccontano i tentativi fatti da un gruppo di ragazzi e bambini, unici sopravvissuti di una guerra chimica, per tentare di cavarsela in una condizione estrema: senza più nessuna guida, né protezioni, né controllo, istintivamente mettono in atto atavici sistemi di sopravvivenza organizzandosi in diverse bande o gruppi, sfruttando i più sprovveduti o deboli, rubando o uccidendo), "Shitychesky" (un imbranatissimo poliziotto che riesce comunque a cavarsela in situazioni anche complicate) e senz'altro "Uscita di sicurezza" ("Las puertitas del señor López", che racconta le fantasie in cui un piccolo e comune impiegato si perde per sfuggire ad un'amara realtà ), titolo, quest'ultimo, che permette al disegnatore di vincere importanti riconoscimenti.
Nel 1982 si trasferisce in Spagna, dove inizia anche l'attività di soggettista e sceneggiatore per le sue storie, e tra queste meritano di essere nominate almeno "Immaginaria" ("Ficcionario", che gli vale il suo primo premio come scrittore), "Chico Montana", le spassose e maliziose storie in giro nel tempo di "Time out" e soprattutto lo straordinario e intenso "Chances".
Da sempre il fumetto argentino di fantascienza o fantapolitica ha dimostrato di avere una maturità di visione e di argomenti ben sopra la media, capace di leggere la realtà e tramutarla, attraverso ansie diffuse del periodo, in quello che poteva e rischiava di diventare (un esempio lampante in tal senso è stato "L'Eternauta" di Héctor Oesterheld e Francisco Solano López, dove veniva prevista la futura dittatura in Argentina), e "Chances" rientra perfettamente in questa categoria. Questa opera di Altuna è una di quelle assolutamente imperdibili, così terribilmente allarmante nel suo essere profetica, in cui la visione dell'autore non sembra nutrire più nessuna speranza verso il genere umano: il protagonista è un clone, che dopo essere riuscito ad evadere da un laboratorio (patrocinato dai pochi ricchi che commissionano una propria copia genetica per poterne utilizzare gli organi una volta che i loro si deteriorano) si addentra in una città suddivisa in più livelli, e di cui quello più basso è ovviamente il più degradato, sotto ogni punto di vista. Tra le tante e splendide storie illustrate da questo autore, forse è proprio nelle tavole di "Chances" che il suo estro grafico arriva a esprimersi davvero pienamente, tra la descrizione di inquietanti quartieri urbani sovraffollati fino allo spasimo e un'umanità ormai perduta che stenta a sopravvivere tra dolore e violenza. Una storia, questa, paurosamente realistica e plausibile, e che come risultava essere attuale appena uscita lo resta tutt'oggi.
Per "Chances", Altuna vinse lo Yellow Kid nell’edizione di Lucca del 1986.
Nel 1989 disegna lo storyboard del film di Luis Puenzo "Old gringo", interpretato da Jane Fonda e Gregory Peck, e quello stesso anno inizia anche a realizzare per la rivista "Playboy" una lunga serie di racconti fortemente erotici ma pervasi da un'incontenibile ironia (materiale che sarà poi raccolto in diversi volumi), mettendo a frutto la sua eccezionale capacità di ritrarre donne tanto aggraziate quanto formose, sicuramente sensuali ma anche caratterizzate nell'espressività dei volti e nella recitazione.
Negli anni a venire la sua carriera prosegue inarrestabile, e scrive e disegna serie come: "Hot LA", "El Nene Montanaro", "Familia tipo" e "Es lo que hay", e attualmente è al lavoro su un albo speciale di Tex.
Nel 2004 vince il Gran Premio del Salone del fumetto di Barcellona: è il primo artista non spagnolo a ricevere questo riconoscimento. Horacio Altuna è poi da anni il presidente dell'Associazione professionale degli illustratori della Catalogna.
I suoi lavori sono stati pubblicati in Italia sia su riviste come "Lanciostory", "Comic Art" e "L'Eternauta", che raccolti in molti volumi da diverse case editrici.
QUI trovate la sua pagina Facebook, mentre qui di seguito potete vedere due video, rispettivamente dedicati all'autore e al personaggio di "Loco Chavez" (tratto dal programma "Continuarà") e una serie di tavole e immagini tratte da "Hot LA", "Charlie Moon", "Dopo il grande splendore" e "Loco Chavez":
Buone letture e visione!
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