Brevi segnalazioni su singole storie, albi, libri e serie rigorosamente a fumetti.
F come Fumetto: "L'ultima gioventù"/"Dopo il grande splendore" di Carlos Trillo e Horacio Altuna ("El ultimo recreo" - Argentina - 1982) "Una bomba nella notte e l'umanità è di nuovo al punto di partenza. L'incubo più terribile, quello postatomico, si avvera, ma in un modo inaspettato, persino più crudele della distruzione totale, perché le bombe sprigionano una sostanza che uccide solo gli adulti e le città vengono improvvisamente trasformate in immensi parchi giochi per i bambini, i soli superstiti alla catastrofe..." Vagamente ispirati a "Il signore delle mosche", il romanzo di William Golding uscito nel '52, i vari capitoli di questa serie raccontano i tentativi fatti da un gruppo di ragazzi e bambini, unici sopravvissuti di una guerra chimica, per tentare di cavarsela in una condizione estrema: senza più nessuna guida, né protezioni, né controllo, istintivamente mettono in atto atavici sistemi di sopravvivenza organizzandosi in diverse bande o gruppi, sfruttando i più sprovveduti e deboli, rubando o uccidendo. L'eredità avuta sembra sia solo la paura: tutti sanno che, raggiunta la pubertà, arriverà anche per loro la "Maledizione della bomba". Disorientati, codardi, diffidenti, incapaci di solidarietà, senza veri modelli di comportamento, attaccati al superfluo; tutti i sentimenti e gli atteggiamenti che hanno contribuito a creare quella terribile situazione in cui oggi si muovono, vengono messi in atto. Qui i bambini sono sia le vittime di una società che ha perso i suoi obbiettivi arrivando all'autodistruzione, ma anche la speranza (l'ultima) di poter creare un mondo migliore, ripartendo praticamente da zero. Nei singoli episodi che compongono l'opera (ricchi di molti spunti di riflessione e che non celano in nulla la crudezza della condizione che i personaggi vivono) si può leggere un implicito invito alla comprensione reciproca, per tentare di raggiungere una (l'unica?) possibile pace, e forse anche un richiamo agli adulti, per una maggiore attenzione all'educazione dei bambini, a come formarli culturalmente e psicologicamente. Da notare è anche il titolo originale, "El ultimo recreo": la parola spagnola "recreo", che letteralmente significa ricreazione, in questo caso può forse anche riferirsi ad una più ampia idea del termine (inteso anche come rinascita).
La narrazione di Carlos Trillo risulta delicata, puntuale, profonda, emozionante ed essenziale, tutte cose in cui il grande e compianto sceneggiatore argentino era indiscutibilmente un maestro, e i disegni di Horacio Altuna risultano perfetti per rendere efficaci le atmosfere desolate e il degrado della città abbandonata, come l'angoscia e il senso di smarrimento dei piccoli protagonisti. Meraviglioso, ad esempio, è come attraverso il disegno di Altuna e la sua capacità di far recitare i personaggi si riesca a percepire lo stato d'animo dei ragazzini, e nelle diverse tavole "mute" (cioè prive di balloon) presenti nel volume questo suo talento risulta fondamentale. In un episodio, ad esempio, dove i bambini devono preparare i bagagli per affrontare un lungo viaggio e, di conseguenza, devono portarsi dietro solo l'essenziale, rinunciando a giocattoli o altri oggetti che verranno disseminati lungo il cammino, il disegnatore argentino riesce a raccontare il tutto con un'abilità e una sensibilità fuori dal comune. Il finale della vicenda rimane aperto, e i due autori sembrano suggerire che pesa di più la libertà della scelta di vita che la minaccia di una morte inevitabile. Una breve serie, ma di grande profondità, capace di analisi sociale (una caratteristica della scrittura di Trillo) e ricca di poesia. La storia è stata pubblicata in Italia molti anni fa a puntate sulla rivista "L'Eternauta", con il titolo "Dopo il grande splendore", e in volume, sia dall'Eura che recentemente dalle RW edizioni, in entrambi i casi con il titolo "L'Ultima gioventù" (le versioni in bianco e nero, pubblicate su "L'Eternauta" e nell'ottimo volume della collana Linea chiara della RW, sono a mio giudizio da preferire alla versione a colori dell'Eura, che risultano troppo pesanti e mortificanti per il lavoro svolto da Altuna).
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