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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

F come Fumetto (12): "Batman - Il ritorno del Cavaliere oscuro" di Frank Miller (1986)

Aggiornamento: 19 mag 2021

Brevi segnalazioni su singole storie, albi, libri e serie rigorosamente a fumetti.

"Batman - Il ritorno del Cavaliere oscuro" di Frank Miller ("Batman - The Dark knight returns" - USA - 1986)


"Gotham city. L'ondata di criminalità che affligge la metropoli è senza controllo, e violenze di ogni genere sono all'ordine del giorno. Il commissario James Gordon è in procinto di andare in pensione ed è profondamente amareggiato dalla situazione di degrado in cui versa la città. Anche il miliardario Bruce Wayne, ormai cinquantacinquenne, ha rinunciato alla sua personale crociata contro la malavita portata avanti per decenni nei panni di Batman, una figura ora ricordata occasionalmente solo in qualche trasmissione televisiva ma considerata dai più come una leggenda urbana. Gordon tenta di convincersi che il suo tempo è finito, ma per Wayne non è così, e cerca di seppellire le sue angosce con l'alcool o altri eccessi e distrazioni. Il legame che lui ha instaurato con le strade di Gotham è però troppo forte: di quella città ne sente i sussulti, la paura, il dolore, e quando il suo demone più tenace vince le sue resistenze, Batman non può far altro che tornare in azione, contro tutto e tutti, compresa la legge governativa che aveva bandito gli eroi in maschera. L'inaspettato ritorno in scena del Cavaliere oscuro è una scossa per la città, che riaccende in qualche modo le speranze (e neanche tanto per le sue azioni, ma più per quello che ha rappresentato e che può ancora rappresentare, cioè un ideale di giustizia assolutamente incorruttibile), ma l'apparizione del vigilante quasi dimenticato porta con sé anche altre conseguenze, che si chiamano Joker, Due facce e, soprattutto, Superman, l'eroe per eccellenza costretto a diventare in quegli anni di oblio un lacché del governo (anche per permettere ad altri suoi amici di vivere in pace). Lo scontro tra loro e Batman sarà inevitabile..."


"Il tempo è giunto. Lo senti nell'anima. Perché io sono la tua anima. Non puoi sfuggirmi. Sei debole, sei piccolo... non sei niente... un guscio vuoto, una trappola arrugginita che non può trattenermi. Covando sotto la cenere, ti brucio. Bruciandoti, divampo, rovente e radioso, feroce e bellissimo. Non puoi fermarmi... non con il vino, né con i giuramenti, né con il peso dell'età. Non puoi fermarmi... eppure ci provi ancora. Ancora fuggi... tenti di soffocarmi. Ma la tua voce è debole..." (da "Batman - Il ritorno del Cavaliere oscuro" - 1986) "Il vento si alza liberando le foglie morte. Un lupo ulula. So come si sente." (da "Batman - Il ritorno del Cavaliere oscuro" - 1986)


La vicenda si svolge in una realtà alternativa rispetto a quella degli albi normalmente pubblicati dalla DC comics, anche se dopo l'uscita di questa miniserie molti dettagli raccontati della storia in questione sono poi apparsi nelle serie regolari dedicate a Batman. Proprio per il fatto che la miniserie (formata da 4 numeri) era un prodotto fuori collana, più costoso e destinato quasi esclusivamente ad un pubblico adulto, Frank Miller sfruttò quella opportunità per affrontare tematiche ancora poco esplorate nel genere dei supereroi, aprendo definitivamente le porte a titoli successivi come: "The killing joke", di Alan Moore e Brian Bolland, "Arkham asylum" di Grant Morrison e Dave McKean, o "Kingdom come" di Mark Waid e Alex Ross. Da parte della critica, anche non specializzata, l'opera fu accolta come un punto di svolta della storia del fumetto statunitense: la rivista "Time" la annoverò tra i 10 migliori fumetti di tutti i tempi, e anche se venne erroneamente definito un reboot di Batman fu invece giustamente inteso come un nuovo punto di partenza del personaggio.

Un perfetto equilibrio viene mantenuto in tutte le puntate della storia, e l'autore riesce ad essere assolutamente moderno senza dimenticare mai il materiale di partenza, da cui attinge anzi a piene mani, con sapienza e senza spocchia (gli omaggi al lavoro di Bob Kane e Bill Finger, gli ideatori di Batman, non si contano, e qui Miller sembra aver fatto passare per Bruce Wayne/Batman davvero parte del tempo trascorso dalla data d'uscita del personaggio, nel 1939, fino al 1986, anno in cui ha esordito questa miniserie), compiendo anche un piccolo miracolo in un aspetto dove tanti altri hanno fallito, anche al cinema, è cioè di inserire un personaggio come Batman, per forza di cose irreale, in un mondo invece che reale lo è terribilmente (per quanto deformato attraverso l'ottica del fumetto), cioè il nostro, e questo senza snaturare le caratteristiche tipiche dell'eroe dei fumetti ma dandone una lettura matura, complessa, autoriale, rivoluzionandone la concezione ed esaltandone le possibilità narrative. Mai come in questo caso un supereroe si era rivelato plausibile, così dubbioso e arrabbiato, ma anche fragile, dolorante (per gli acciacchi dell'età e per i duri colpi ricevuti negli scontri che affronta, un tono di realismo che Miller aveva già evidenziato nel suo Devil - personaggio affine a Batman per l'assenza di poteri fisici - dove in una storia, dopo essersi scontrato con Hulk, era finito all'ospedale con le costole rotte), ma nello stesso tempo, e anche per questi motivi, il personaggio assume un livello epico mai visto.

Qualcosa del genere era già stato fatto da Alan Moore nelle serie di "Swamp Thing" e "Miracleman/Marvelman", e anche dallo stesso Miller nella sua ottima gestione della serie di "Devil" ("Daredevil") per la Marvel, appunto, ma in questo caso il risultato è così potente che il personaggio di Batman (in quegli anni un po' sotto tono) letteralmente rinasce a nuova vita, con un alone leggendario forse senza precedenti.

Il successo avuto da "Il ritorno del Cavaliere oscuro" travolse tutte le testate dedicate al personaggio e in generale tutto il mercato dei fumetti americani, e i toni della narrazione a fumetti in quegli anni si incupì non poco, con esiti non sempre felici (va da sé, visto che sempre di super-eroi si dovrebbe trattare, e di certo non tutti gli autori erano al livello di Miller o Moore). Sempre lo stesso anno uscì poi l'altra miniserie che diede un'ulteriore spinta in quella direzione, vale a dire "Watchmen", scritta proprio da Alan Moore e con Dave Gibbons ai disegni: il fumetto americano raggiunse così un altro dei suoi apici espressivi, ma la concezione del genere supereroico viene cambiata forse per sempre (Moore cercò poi di far riemergere il tipico "sense of wonder" del colorato mondo dei comics con la sua collana "American Best Comics": le cose funzionarono a metà ma anche quella è una strada in cui tanti altri autori si sono impegnati in questi anni).


In ogni caso, in questa storia la scrittura di Miller è intensa, profonda, incisiva, così come lo è il suo disegno (qui coadiuvato nelle chine dell'esperto Klaus Janson e dai colori dell'ottima Lynn Varley): nelle tavole di questo autore non bisogna cercare la perfezione anatomica (anche se arriva da riferimenti classici come Gil Kane, Carmine Infantino e Will Eisner), perché il suo è un disegno esagerato, grottesco, fortemente espressionista, con un'assoluta carica simbolica (qui Miller omaggia anche alcuni tra i suoi autori preferiti, tra cui l'italiano Hugo Pratt e l'argentino José Muñoz) e la sua valenza primaria è nella narrazione, esaltata da un montaggio che si rivela superlativo, che pretende attenzione dai lettori ma che li premia facendoli sentire rispettati.

Ogni personaggio ha la sua dimensione, senza falle o dimenticanze, ed è raccontato con grande attenzione (splendido in tal senso è, ad esempio, il ritratto dato di Alfred Pennyworth, il maggiordomo di casa Wayne, con il finale particolarmente toccante a lui dedicato), e anche se alcune semplificazioni sono presenti (come l'entrata in scena del nuovo Robin, che in questo caso è una ragazzina, un'idea sembra suggerita anni prima a Miller da John Byrne), la cosa è in buona parte giustificabile forse proprio per la dimensione da fumetto (e di questo fumetto, in particolare) che Miller non ha voluto far perdere alla sua opera. Tutto questo è stato possibile anche grazie al fatto che l'autore, proprio perché la storia era estranea alle serie canoniche, non fu legato ai rigidi canoni del famigerato Comics Code Authority e quindi ebbe una maggiore libertà creativa.

L'approvazione unanime da parte dei lettori spinse la DC a far rivedere a Miller anche le origini del personaggio, e l'anno successivo esce infatti "Batman: Anno uno" ("Batman: Year one", questa pubblicata nella serie regolare dal n. 404 al n. 407), disegnata da un eccezionale David Mazzucchelli (che anni prima collaborò con Miller ad un altro titolo fondamentale per la maturazione narrativa del fumetto supereroico: "Devil: Rinascita").


Nel frattempo, la Warner, detentrice dei diritti della DC comics, decide che è arrivato il tempo di riportare il crociato incappucciato al cinema (il progetto si concretizza con il film "Batman" di Tim Burton, uscito nel 1989, che sarà il primo di una ormai lunga serie, che passa per le mani di Christopher Nolan per arrivare al recente "Batman v Superman", film che contiene grossi riferimenti con le vicende della storia di Miller in questione). Nel corso degli anni, "Il ritorno del Cavaliere oscuro" è stato omaggiato in moltissimi modi, sia nei fumetti (soprattutto a livello grafico, come ad esempio la famosa copertina di Miller con Batman in controluce), che nei film o nei cartoni animati, a cominciare da Bruce Timm in un episodio della serie animata "Batman - Cavaliere della notte" (1998), o come nel vero e proprio film a cartoni animati basato sul fumetto, prodotto e distribuito in due parti, rispettivamente nel 2012 e nel 2013.

Frank Miller ha dato due seguiti a questo lavoro: "Batman: Il Cavaliere oscuro colpisce ancora" ("Batman - The Dark knight strikes again", del 2001), e "Il Cavaliere oscuro: Razza suprema" ("Dark Knight III: The Master Race", del 2015), quest'ultimo insieme allo sceneggiatore Brian Azzarello.

Anche interessanti, ma nulla di più e ben lontani dai risultati dell'originale.


Qui in Italia "Il ritorno del Cavaliere oscuro" è stato pubblicato per la prima volta nel 1988 sulla rivista Corto Maltese e raccolto in volume dalla Rizzoli l'anno seguente, ma ha avuto poi diverse edizioni e per diverse case editrici, tra cui la Panini (in un numero della collana I classici del fumetto di Repubblica - Serie Oro), la Planeta DeAgostini e la RW Edizioni.


Buona lettura!



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