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Immagine del redattorePasquale Frisenda

Dino Battaglia - L'uomo che disegnava le luci delle tenebre

Aggiornamento: 4 ott 2023

Tra i più illustri rappresentanti di questa forma di comunicazione, le tavole realizzate da Battaglia sono dei veri capolavori di eleganza, atmosfera e intensità.

"Di primo acchito, Battaglia non sembrava una persona facile. Tuttavia, se entravi nella cerchia di coloro che riteneva simpatici, diventava incredibile. A volte nel mondo del fumetto si parla di gelosia professionale, lui ne era la perfetta antitesi. Un giorno, all’editore di Quadragono Libri, con cui aveva pubblicato un volume, propose di farmi lavorare su un libro, ma queste persone non sapevano proprio chi fosse quel Toppi di cui gli parlava! È stato lui a permettermi di avere nuove opportunità di essere pubblicato, e non è un atteggiamento così frequente. Credo che mi volesse bene, e la sua è una delle perdite che più mi addolora." (Sergio Toppi) "Spero, nel lavoro di domani, di fare sempre un po' meglio di quanto fatto oggi."

Era l'intento che si proponeva Dino Battaglia (Venezia, 1° agosto 1923 – Milano, 4 ottobre 1983), uno dei massimi autori che si sono mossi all'interno del mondo della letteratura disegnata (definizione del fumetto data da Hugo Pratt, grande amico di Battaglia). Un impegno, quello preso verso se stesso e verso il suo lavoro, davvero solenne, che non è mai venuto meno e che lo ha portato a diventare tra i più illustri rappresentanti, a livello mondiale, di questa forma di comunicazione.

Come altri disegnatori della sua generazione, Battaglia ha come fonte di ispirazione i maestri del fumetto americano degli anni '30 e '40, gente come Alex Raymond, Harold Foster, Alex Toth o Milton Caniff (quest'ultimo in particolar modo), ma la sua formazione comprende anche i grandi illustratori italiani, da Beppe Porcheddu ad Aleandro Terzi, che lo influenzano profondamente, oltre che i grandi pittori, da Piero della Francesca a Giovanni Bellini, fino a Jan Vermeer e Giovanni Fattori.

L'esordio di Dino Battaglia nel mondo delle nuvole parlanti arriva nel secondo dopoguerra, su testate di fumetto d'avventura più o meno tradizionali tipo "L'asso di picche", "Il Vittorioso" o "Il Corriere dei piccoli" e con i successivi lavori per "Il Giornalino" e "Il Messaggero dei ragazzi" (tutte pubblicazioni con cui il fumettista veneziano ebbe una lunga e proficua collaborazione, realizzando anche molte opere di carattere religioso), o ancora con la mitica "Collana Rodeo" della Bonelli (che allora si chiamava Editoriale Cepim), per i due albi dedicati al personaggio di "El Kid" su testi di Gian Luigi Bonelli.

Da quel momento, dopo un primo periodo di apprendistato e di rodaggio, passo dopo passo lo stile di Battaglia comincia a prendere forma e a definirsi in maniera marcata, fino a maturare in uno stile magistrale, personalissimo, tanto elegante quanto efficace nel riprodurre incantate atmosfere, perfetto sia per ritrarre luoghi magici persi nel tempo che tutte le più profonde angosce dell'essere umano.

Nel 1967, per la rivista "Sgt Kirk" dell'editore Ivaldi, realizza la sua versione a fumetti del "Moby Dick" di Herman Melville, testimoniando ormai di aver raggiunto una maturità come autore (la sceneggiatura è anche sua), oltre che dimostrare di possedere un disegno e un tratto davvero unici: le sue tavole di "Moby Dick" sono infatti dei veri capolavori di eleganza, atmosfera e intensità.

L'anno successivo, Battaglia inizia la collaborazione con la rivista "Linus", dove pubblicherà molte storie, quasi tutte di genere gotico o horror, ispirate o tratte dai racconti di alcuni grandi romanzieri, tra cui Edgar A. Poe, Howard P. Lovecraft ed Ernst T. A. Hoffmann, guadagnandosi cosi l'appellativo, per il suo stile più ricco di ombre che di luci, di "Maestro delle tenebre".

Tra i suoi lavori più celebri va ricordato sicuramente il volume "Battaglia racconta Maupassant" (Edizioni Milano libri - 1978), dove vengono raccolti gli otto racconti (pubblicati in origine sempre su "Linus") tratti proprio dalle opere del famoso scrittore francese, e dove si possono ammirare tavole di una bellezza ineguagliabile.


L'interesse verso alcuni scrittori e alcuni generi sarà costante nel suo percorso artistico e le sue rivisitazioni dei classici della letteratura sono diventate da tempo anche dei classici del fumetto. Ci sono molte storie di Battaglia davvero memorabili, ma tra queste segnalo almeno: "Il Golem", "Casanova", "La scommessa", "Il cantico di Natale", "Woyzeck", "La maschera della morte rossa" e "Palla di sevo", anche se l'elenco potrebbe proseguire ancora a lungo. Alla fine degli anni '70 scrive e disegna due volumi per la splendida serie "Un uomo un'avventura" (sempre per l'Editoriale Cepim di Sergio Bonelli), "L'uomo della Legione" e "L'uomo del New England", due lavori che meritano senza dubbio di essere annoverati tra i capolavori di questo autore, sia per le bellissime atmosfere che sono evocate nei racconti e sia per il disegno, che qui raggiunge alcuni dei vertici della sua intera carriera. Nell'introduzione a "L'uomo del New England" scritta da Hugo Pratt, si legge: "Poche volte mi sono commosso di fronte a rievocazioni degli indiani del settecento. Anzi, due sole volte. La prima, leggendo due quartine della poesia "Ticonderoga" di Robert Louis Stevenson. La seconda, guardando le tavole di Dino Battaglia".

Nei primi anni '80, sempre per Bonelli (ma questa volta sotto l'etichetta delle Edizioni L'Isola trovata, nella collana "I Protagonisti"), Battaglia pubblica poi l'unico personaggio seriale della sua produzione, "L'ispettore Coke", che ha come ambientazione una bellissima quanto tenebrosa rappresentazione della Londra dei primi anni del '900. De "L'ispettore Coke" Battaglia realizzò solo due storie, "I delitti della fenice" e "La Mummia", mentre una terza, "Il mostro del Tamigi", è rimasta incompiuta. Neanche a dirlo, ma le tavole disegnate per questa serie furono ancora un ulteriore passo avanti qualitativo nella sua arte.


Uomo severo con se stesso (e con gli altri, a quanto sembra) oltre che essere molto puntiglioso nel suo lavoro, una volta disse: "...parliamo di fumetto; e allora parlerò di Hugo Pratt, che in questo campo è veramente unico, anche per la sua fedeltà al genere e al mezzo senza mai voler sconfinare in forme di edonismo: e infatti ha sempre mantenuto un'impostazione classica nelle sue tavole, con le vignette ben separate e sempre leggibili. Anche se lui avrebbe potuto fare davvero qualsiasi cosa. Ma Hugo Pratt è un professionista. Io mi sento invece più spesso solo un vanitoso che disegna qualche volta più per i colleghi che per il pubblico, mentre Pratt disegna per i lettori.".

All'interno di un'intervista, Battaglia così raccontò la sua opera: "Tutto quello che avevo da dire l’ho detto nei miei disegni".

Per approfondire l'arte di questo immenso disegnatore possono essere utili i molti volumi e saggi che al suo lavoro e alla sua figura sono stati dedicati, e qui voglio segnalare almeno "Dino Battaglia", di Vincenzo Mollica, pubblicato nel 1981 dall'editore Del Grifo nella collana "L'autore e il fumetto", il recente "Dino Battaglia - Oltre l'immagine", scritto da Paolo FerrariMarco Prandi per le Edizioni Di, il volume "Dino Battaglia - Narratore, illustratore, disegnatore", che è il catalogo, edito dalla Hazard edizioni, della bellissima mostra organizzata al Palazzo Bagatti Valsecchi di Milano nel 1997 e, infine,"Omaggio a Dino Battaglia", lo speciale di "Orient express" (celebre e indimenticata rivista di fumetti degli anni '80) del 1983, pensato per ricordarlo nell'anno della sua morte e che raccoglie molte e significative storie dell'autore (tra cui le tavole della terza storia su "L'ispettore Coke"), oltre che alcuni articoli di Giulio C. Cuccolini, Graziano FredianiRenato Genovese e due interventi di Hugo Pratt e Sergio Toppi.


Nella produzione di questo Maestro del fumetto, una nota meritano senz'altro anche gli splendidi colori che la sensibilità di Laura Battaglia seppe abbinare a molte storie disegnate dal marito (colori realizzati sempre sul retro delle tavole e mai sul disegno).


Buone letture!







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