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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

"Io sono leggenda": l'incontro mancato tra Ridley Scott e Richard Matheson

Aggiornamento: 25 lug 2022

Una nuova trasposizione del famoso romanzo era prevista per il 1997, con in cabina di regia l'autore di "Alien".

"Il sentimento più forte e più antico dell'animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell'ignoto." (Howard P. Lovecraft)


- "Perché siamo stati puniti così?",  domandò lei. Neville trasse un respiro tremante. - "Non lo so", le rispose con amarezza, "Non c'è risposta, non c'è ragione. E' così e basta." (da "Io sono leggenda", di Richard Matheson - 1954)


"Io credo che la paura e il terrore siano cose differenti: la paura agisce sul cuore, mentre il terrore raggela lo spirito. Io sono certo di aver scritto storie di paura, ma spero di aver scritto soprattutto storie di terrore." (Richard Matheson)


"Io sono leggenda" ("I am legend") è forse il più celebre romanzo di Richard Matheson, uno dei grandi maestri della narrativa fantastica statunitense. Tra i titoli per cui l'autore è giustamente conosciuto si ricordano anche "Tre millimetri al giorno" ("The shrinking man" - 1956) e "Io sono Helen Driscoll" ("A stir of hechoes" - 1958), oltre che le antologie "Regola per sopravvivere", "Shock" e "Terzo dal Sole", in cui appaiono racconti davvero straordinari (poi citati e ripresi in più forme, dichiarate o meno), come "Duel" (del 1971), da cui Steven Spielberg trasse, nello stesso anno, il suo primo lungometraggio sceneggiato dallo stesso scrittore, oppure "Nato d'uomo e di donna", chiaramente omaggiato da Tiziano Sclavi, grande ammiratore di Matheson, in "Ghor", una delle storie più famose e toccanti del suo Dylan Dog disegnata per l'occasione dal Maestro Attilio Micheluzzi.

Il cinema e l'opera Matheson hanno sempre avuto un forte legame, ma va ricordata anche la sua lunga collaborazione alla serie televisiva "Ai confini della realtà" ("The Twilight zone") ideata da Rod Serling nel 1959. Per dire, "Io sono leggenda" (inizialmente tradotto in Italia semplicemente come "I Vampiri") ha avuto ben tre versioni cinematografiche dichiarate più una non ufficiale prodotta dallo studio The Asylum, a cui va aggiungersi un classico del cinema horror, "La notte dei morti viventi" ("Night of the living dead" - 1968), di George Romero, che, a detta dello stesso regista, si rifà chiaramente alla vicenda immaginata da Matheson nel suo libro (di cui consiglio caldamente la lettura). Ma una versione è mancata, quella che avrebbe voluto portare sullo schermo alla fine degli anni '90 nientemeno che Ridley Scott.


La Warner Bros. aveva iniziato a sviluppare un nuovo adattamento del romanzo verso la fine del 1994, e l'inizio delle riprese erano state previste a partire dal 1997, con Scott dietro la macchina da presa e Arnold Schwarzenegger (attore a cui il regista inglese voleva dare un'immagine particolarmente dolente) nella parte di Robert Neville, l'unico superstite ad una misteriosa piaga che ha trasformato l'intera umanità in un'orda di non-morti simili a vampiri. Tuttavia, le crescenti preoccupazioni dello studios circa l'enorme budget chiesto dal regista per realizzare il film, unite ad una sceneggiatura fin troppo psicologica, puntata molto sui dialoghi e contenente poche scene d'azione, oltre che i nomi stessi di Scott e Schwarzenegger, allora non più certezza di risultati al botteghino (il ritorno al successo arrivò per Scott pochi anni dopo, nel 2000, con "Il Gladiatore"), porta la Warner a staccare la spina al progetto.

Ridley Scott ci lavorò comunque per un po' di tempo, ingaggiando gli esperti Tom Woodruff Jr. e Alec Gillis per cercare di dare una forma convincente alla sua visione delle creature immaginate da Matheson nelle pagine del libro. Woodruff Jr. e Gillis (tra i migliori allievi del compianto Stan Winston) impegnarono quattro mesi di lavoro negli studi della Amalgamated Dynamics Inc. (ADI), sperimentando diverse idee, e il risultato, che potete vedere nei video qui sotto, piacque molto al regista di "Alien" e "Blade Runner":


Alla pre-produzione del film collaborò anche il grande illustratore francese Sylvain Despretz, che sarà al fianco di Scott poi sia ne "Il Gladiatore" che in "Black hawk down" e che ha nel suo curriculum anche titoli come "Il Quinto elemento" di Luc Besson, "Alien - La clonazione" di Jean-Pierre Jeunet e il "Planet of the apes" di Tim Burton. Qui sotto potete vedere i suoi disegni preliminari, tra concept art e storyboard, che sono stati alla base del lavoro di Woodruff jr. e Gillis:







Come prima indicato, il romanzo ha avuto comunque già ben tre versioni cinematografiche ufficiali, di cui la prima risale al 1964, "L'ultimo uomo sulla Terra" ("The last man on Earth"), di Ubaldo Ragona e Sidney Salkow, che vede Vincent Price nel ruolo di protagonista (il film è una produzione italoamericana, ed è stato girato, nell'estate di quell'anno, in una Roma resa spettrale dalle magnifiche scenografie di Giorgio Giovannini e dalla fotografia di Franco Delli Colli, aiutati dal fatto che la città era praticamente deserta a causa delle vacanze estive). Questo titolo rimane quello più fedele al testo di Matheson, o quantomeno ne conserva pienamente il significato (a parte il dettaglio su una possibile cura del morbo, assente nel libro). QUI trovate il film completo e nel video che segue una clip:

Nel 1971 ci riprovano Boris Sagal e Charlton Heston, rispettivamente regista e interprete di "1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra" ("The Omega man"), che anche se oggi, per certi aspetti, risente forse un po' troppo del tempo passato, resta comunque una pellicola solida e convincente. Del libro rispetta buona parte della trama, prendendosi qualche libertà interpretativa che comunque non stona con l'insieme. QUI e nel video che segue trovate due clip del film:

L'ultimo, in ordine di tempo (ma anche di qualità), è "Io sono leggenda", la versione del 2007 che ha come protagonista Will Smith (e bisogna dire che il suo impegno è fuori discussione) e Francis Lawrence alla regia (che anni dopo tornò sulla questione dell'eccessivo allontanamento dal romanzo, facendo un parziale mea culpa). L'unico film che mantiene il titolo originale del romanzo è anche quello che lo tradisce di più, prendendone solo uno spunto di partenza per poi andare per un'altra strada, che nulla c'entra con il senso del racconto originale e dove persino il significato del titolo viene completamente stravolto. Una nota di merito va invece alla scenografa Naomi Shohan, che fa un lavoro di assoluto rilievo. QUI trovate un trailer e nel video che segue i primi dieci minuti del film:

Resterà dunque insoddisfatta la curiosità di sapere che cosa Ridley Scott, regista inconstante ma capace come pochi di creare dei mondi sullo schermo, avrebbe potuto tirare fuori dalle pagine di Matheson.




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