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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Settima arte (39): "King Kong" di Merian Cooper ed Ernest Schoedsack (1933)

Aggiornamento: 7 mar

Video, immagini e brevi informazioni su film e documentari che hanno segnato la storia del cinema (o solo il mio immaginario)

"King Kong" di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack (USA - 1933)


Sceneggiatura: James Ashmore Creelman e Ruth Rose, da un soggetto di Merian C. Cooper ed Edgar Wallace.


Con: Fay Wray, Robert Armstrong, Bruce Cabot, Frank Reicher, Sam Hardy, Noble Johnson, Steve Clemente, James Flavin, Roscoe Ates, Reginald Barlow.


"E la bestia guardò in faccia la bellezza. E tolse le sue mani dall'uccidere. E da quel giorno, la bestia fu come morta."

(antico proverbio arabo)


"New York, anni '30. Agli inizi della Grande depressione, Carl Denham, un ambizioso regista noto però solo per i suoi documentari, sta attraversando un periodo di crisi. Per risollevarsi cerca disperatamente di portare a termine un nuovo progetto ed è alla ricerca di un'attrice protagonista, anche tra la gente comune. Casualmente si imbatte in Ann Darrow, una bellissima ragazza che sembra la perfetta incarnazione per il ruolo che lui ha in mente. Ann, che si trova in gravi condizioni economiche, accetta la parte e si imbarca sulla nave noleggiata dalla troupe del film che fa rotta verso una misteriosa destinazione non segnata sulle carte, conosciuta solo come Isola del Teschio. Durante il viaggio, Ann assapora per la prima volta la gioia del benessere, delle attenzioni mai avute e, corteggiata da Jack Driscoll, il primo ufficiale, incontra anche l'amore. Quando la nave getta l'ancora in prossimità della costa dell'isola, dopo una prima escursione fatta dall'equipaggio un gruppo di indigeni rapisce Ann con l'intenzione di offrirla in sacrificio a Kong, un essere che temono e adorano come un dio e che vive nell'interno, al di là dell'immensa palizzata che circonda il loro villaggio. Denham, Driscoll ed altri marinai si mettono sulle tracce di Ann e del mostro che l'ha presa con sé, inoltrandosi nell'isola attraverso un paesaggio primordiale popolato da spaventose creature preistoriche. Da quel momento, la vita della giovane donna cambierà per sempre, come anche quella del gigantesco Kong..."


L'idea del film fu di Merian C. Cooper, a cui venne in mente parlando con W. Douglas Burden, esploratore scientifico del Museo americano di storia naturale appena rientrato da una piccola isola dell'estremo oriente e dalla quale aveva portato il più grande rettile vivente mai trovato, il drago di Komodo.

Cooper ed Ernest B. Schoedsack, suo socio ed amico dai tempi della Prima Guerra Mondiale (si conobbero per la prima volta a Vienna, nel 1918), dopo aver adattato l'idea della spedizione rimpiazzando il rettile con un gigantesco primate, fecero vedere al produttore David Selznick un lungometraggio non completato realizzato nel 1931 dall'animatore Willis O'Brien e dal titolo "Creation", dedicato alla vita nell'epoca dei dinosauri:

oltre che il film "Il mondo perduto" di Harry Hoyt ("The Lost World", 1925), realizzati entrambi con la tecnica dell'animazione a passo uno, convincendo il produttore della bontà del loro progetto, che acconsentì a realizzare una bobina di prova coinvolgendo anche O'Brien:

Quando fu pronta, gli azionisti della RKO assistettero alla scena del rovesciamento del tronco di albero nella giungla da parte di Kong; il regista e il produttore ottennero subito l'autorizzazione a procedere e il film entrò in lavorazione (Cooper si riservò anche un cameo nel film interpretando uno dei piloti d'aereo nella scena finale).

La pellicola fu girata presso gli studi della RKO Pictures, ma vennero sfruttati anche vari luoghi esterni fra Culver City e Los Angeles e in parte venne utilizzata anche New York, ma solo per le sequenze sull'Empire State Building.

In contemporanea con "King Kong" (definito "l'ottava meraviglia del mondo", tanto che uno dei titoli proposti per il film fu "The Eighth Wonder"), Cooper e Schoedsack realizzano un'altra pellicola d'avventura (il primo in veste di produttore e il secondo in cabina di regia, condivisa con Irving Pichel), e cioè "La pericolosa partita" (1932), che è diventata a sua volta un classico del cinema.

Alla sceneggiatura parteciparono il celebre romanziere Edgar Wallace, morto durante la lavorazione del film (da qui una controversia sul suo effettivo contributo), James Ashmore Creelman e Ruth Rose, moglie di Schoedsack.

Dalla sceneggiatura venne tratto un romanzo omonimo scritto da Delos W. Lovelace (anche se spesso è attribuito erroneamente a Wallace), pubblicato a puntate sulla rivista pulp "Mystery Magazine" nel 1932 e in forma di libro in quello stesso anno da Grosset & Dunlap, poco prima che fosse distribuito il film.

La riuscita della pellicola si poggiava ovviamente sullo sviluppo di effetti speciali e visivi convincenti, aspetto su cui la produzione si concentrò molto.

A differenza di quello che si crede di vedere nel film, la maggior parte delle scene furono realizzate con un pupazzo articolato di Kong (e non un uomo travestito da scimmia, come molti pensarono allora) alto solo 45 centimetri, con uno scheletro in acciaio ricoperto di lattice e pelliccia di coniglio.

Fu filmato, immagine per immagine, da Willis O'Brien e dalla sua équipe (i concept art del film furono realizzati da Byron Crabbe, Mario Larrinaga ed Ernest Smythe, oltre che dallo stesso O'Brien), su dei plastici rappresentanti la giungla e la città di New York, nelle cui riprese in tali ambientazioni furono usati dei pupazzi di Kong di diversa grandezza (fino a otto metri).

La tecnica del passo uno era già utilizzata da più di un decennio, ma O'Brien per la prima volta la miscelò con altre, come la retroproiezione, la proiezione miniaturizzata, l'uso del "trasparente" e la sovraimpressione tra positivo e negativo, che resero molto realistiche e convincenti le scene di interazione tra attori e modellini.

O'Brien utilizzò poi una terza, nuova e rivoluzionaria tecnica, che consisteva nel filmare gli attori davanti ad uno schermo blu, cosa che permetteva in seguito di inserirli in altre scene.

Una soluzione, quest'ultima, utilizzata poi nella maggior parte dei film di questo genere fino all'apparizione degli effetti digitali negli anni '90.

Per le riprese in primo piano furono utilizzati anche numerosi accessori a grandezza naturale, come una mano articolata lunga 2,50 metri, un piede e una testa del mostro ricoperta da 40 pelli d'orso e manovrata da quattro (o, secondo altre fonti, sei) uomini all'interno, due busti di una cinquantina di centimetri ciascuno e uno anch'esso di grandezza naturale.

Il ruggito di Kong fu ottenuto registrando quello di un leone, abbassato poi di un'ottava.

Nel film furono presentate numerose ricostruzioni animate di dinosauri, ispirate abbastanza fedelmente alle immagini disponibili all'epoca, andando incontro tuttavia a varie imprecisioni, sia a causa delle limitate conoscenze scientifiche di quegli anni che per esigenze di trama (ad esempio dei dinosauri erbivori vengono presentati come predatori carnivori); altre creature, presenti soprattutto nelle scene eliminate, erano invece di pura fantasia.

Lo scheletro snodabile del brontosauro usato nel film è ancora oggi conservato al Museo dei Dinosauri a Blanding, Utah.


Durante la lavorazione fu girata anche una scena con degli insetti giganti, ma questa parte del film non fu inserita nell'edizione finale, poiché ne intaccava troppo il ritmo (l'intera sequenza è stata restaurata da Peter Jackson, ed è presente negli extra del dvd della sua versione di "King Kong"):

Anche altre scene non furono inserite nel montaggio finale, alcune già complete e altre no, ambientate sia sull'Isola del Teschio (con scontri tra Kong ed altri animali, oppure tra dinosauri e uomini) sia a New York.

In molte di queste era presente una violenza ritenuta eccessiva (tipo Kong che divora o calpesta delle persone) o un'allusione sessuale troppo marcata (come in quella dove Kong spoglia e annusa Ann).

Queste scene sono state poi reinserite nel film o come extra nelle varie edizioni uscite in dvd:

Ma l'attenzione messa dai due registi nell'elaborazione degli effetti speciali, la cui qualità superò quella di tutti i film precedenti (e che risultano ancora oggi sorprendenti), si estese anche nello sviluppo della trama e nella caratterizzazione dei vari personaggi, in modo da risultare sempre credibili nonostante la vicenda che vivono, oltre i limiti del possibile.

Willis O' Brien riuscì a dare al mostro una vera personalità nella quale gli spettatori, almeno in parte, poterono identificarsi: il trasporto che lega il gigante all'eroina dà al film un carattere tragico che ricorda ovviamente la fiaba de "La bella e la bestia", ma anche la colonna sonora, composta da Max Steiner, a detta di Cooper, contribuì largamente al successo del film, creando un'atmosfera tanto drammatica quanto romantica.


Alla sua uscita il film fu campione d'incassi negli Stati Uniti e ricevette un plauso abbastanza netto dalla critica specializzata, ma non mancarono anche diverse e piuttosto accese stroncature.

Il critico francese Jean Boullet, uno dei maggiori "kongofili" assieme a Forrest J. Ackerman, descrisse "King Kong" - forse in maniera provocatoria - il più grande film della storia del cinema mondiale, ma va detto che anche per i detrattori (che puntarono il dito incredibilmente anche verso il lavoro fatto da O'Brian e dai suoi colleghi), la forza eversiva rappresentata dal gigante come modello di alterità rispetto alla società americana del tempo, e più in generale del costume sociale e morale degli anni '30, risultava vincente come idea.

"King Kong" è un film principalmente d'avventura ma che contiene in sé diverse altre tematiche e situazioni: un amore impossibile (come nel già citato "La bella e la bestia") e una lezione di sottile ma evidente erotismo, ed è a suo modo anche un film politico, per la tematica del diverso e per la denuncia (non si sa quanto consapevole da parte degli sceneggiatori) del sistema capitalistico americano, tanto narcisista che tutto vuole arrivare a spettacolarizzare e a consumare, anche grazie a Hollywood, riducendo ogni cosa, per quanto autentica e unica, a mero appagamento di borghesi desideri.

Ma Kong rappresenta anche l'incarnazione di tutto quello da cui l'America si sente minacciata, il sottobosco del mondo, furente e oscuro, che non si può arrivare a controllare e che quindi fa paura (tema che viene aggiornato con il passare del tempo ma che rimane sempre attuale).

Il film è entrato quasi da subito nell'immaginario collettivo e i rimandi e le citazioni a molte scene presenti nell'opera, a cominciare dalla celebre sequenza finale, sono state e continuano ad essere innumerevoli:

Qui sotto e in questo link trovate il film completo:

Visto il successo il film ebbe subito un seguito, "Il figlio di King Kong" ("The Son of Kong", 1933), sempre diretto da Ernest B. Schoedsack, la cui prima si tenne appena otto mesi dopo l'uscita di "King Kong".

Ma da allora, King Kong è apparso in molte pellicole (sia in live action che a cartoni animati), spesso di pessima qualità (molte di produzione giapponese, dove, in una di queste, si vede Kong combattere contro Godzilla, il re dei film di mostri del Sol levante), fino al primo vero remake, anche se attualizzato a quei tempi, il "King Kong" diretto da John Guillermin, uscito nel 1976 e prodotto da Dino De Laurentiis, come il suo seguito "King Kong 2", del 1986. Il film fu decisamente stroncato dalla critica specializzata, e in genere viene ricordato solo per i comunque sorprendenti effetti speciali curati dal Maestro Carlo Rambaldi, premiati con l'Oscar, e per la smagliante bellezza di Jessica Lange, l'attrice protagonista.

Del film originale viene realizzata una spettacolare rivisitazione nel 2005 da Peter Jackson, che è un vero remake/omaggio al film di Cooper e Schoedsack. Al netto di alcune lungaggini (tutta quella della corsa dei brontosauri, ad esempio, che risulta anche datata come effetti speciali) e dell'improbabilità di altre (la reazione del personaggio di Ann Darrow davanti a Kong una volta arrivata nel suo rifugio, che invece che impazzire dal terrore improvvisa un balletto per tentare di ammansirlo), resta comunque un film avvincente e anche non poco emozionante, per come regista e sceneggiatori sono riusciti a raccontare l'impossibile relazione tra la Bella e la Bestia, anche grazie all'investimento sugli effetti speciali dedicati a Kong, che lo fanno recitare in maniera estremamente convincente, e alla bravura di Naomi Watts, che regge il film quasi da sola. Nel video che segue potete vedere la prima apparizione di Kong durante la scena del sacrificio nelle versioni del 1933, 1976 e del 2005:

mentre qui uno sguardo al dietro le quinte dei vari film appena citati:

E' poi arrivata nei cinema l'ennesima variante sul gigantesco gorilla, "Kong: Skull island", diretto da Jordan Vogt-Roberts e ambientata negli anni della guerra del Vietnam. Il film è davvero poca cosa, buono giusto per valutare i progressi negli effetti speciali, e anche se visivamente è abbastanza curato (citando a piene mani i colori e le atmosfere di "Apocalypse now"), resta uno sterile esercizio di stile, fatto solo per aggiungere un tassello al cosiddetto monsterverse della Universal e arrivare allo scontro annunciato tra Kong e Godzilla.

Questo, in ogni caso, non è King Kong, e di tutto quello che può rappresentare la figura di King Kong qui non è restato nulla.


Nel 1991 "King Kong" è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d'America. L'American Film Institute l'ha inserito al quarantunesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.


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