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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

"La Tregua" di Primo Levi - l'audiolibro

Aggiornamento: 8 mag 2021

La limpida e commossa testimonianza di un'umanità ritrovata dopo aver raggiunto il limite estremo dell'orrore e della miseria.

"Gli avvenimenti raccontati in queste pagine, sospesi in uno spazio inatteso e in un tempo tanto dilatato da essere quasi irreale costituirono una tregua tra l’esistenza senza futuro del lager e il futuro aspro, difficile, sconosciuto della vita civile in cui i deportati dovettero reinserirsi con tutto il loro spaventoso carico di traumi e di privazioni materiali e psicologiche. La narrazione, che comincia con alcune tra le pagine più tragiche di tutta la narrativa testimoniale della guerra, si sviluppa con gioia e ironia, percorsa da un desiderio di vita così intenso da assorbire e trasformare anche tutti i segni della morte ancora ben visibili nelle campagne e nelle città dell’Europa orientale, teatro degli scontri più furiosi e sanguinosi di tutto il conflitto." (Vincenzo Viola)


"Mi spiegò che essere senza scarpe è una colpa molto grave. "Quando c'è la guerra, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo alla roba da mangiare; e non viceversa, come ritiene il volgo: perché chi ha le scarpe può andare in giro a trovar da mangiare, mentre non vale l'inverso". - "Ma la guerra è finita", obiettai: e la pensavo finita, come molti in quei mesi di tregua, in un senso molto più universale di quanto si osi pensare oggi. - "Guerra è sempre" - rispose memorabilmente Mordo Nahum. La sua vita era stata di guerra, e considerava vile e cieco chi rifiutasse questo suo universo di ferro. Era venuto il lager per entrambi: io lo avevo percepito come un mostruoso stravolgimento, una anomalia laida della mia storia e della storia del mondo; lui, come una triste conferma di cose notorie. "Guerra è sempre", l’uomo è lupo all'uomo: vecchia storia. Dei suoi due anni di Auschwitz non mi parlò mai." (da "La Tregua" - 1963)


"Cercavo te nelle stelle quando le interrogavo bambino. Ho chiesto te alle montagne, ma non mi diedero che poche volte solitudine e breve pace. Perché mancavi, nelle lunghe sere meditai la bestemmia insensata che il mondo era uno sbaglio di Dio, io uno sbaglio del mondo. E quando, davanti alla morte, ho gridato di no da ogni fibra, che non avevo ancora finito, che troppo ancora dovevo fare, era perché mi stavi davanti, tu con me accanto, come oggi avviene, un uomo una donna sotto il Sole. Sono tornato perché c’eri tu."

(Primo Levi - "Cercavo te nelle stelle" - Scritta nel 1946 e presente nella raccolta "Ad ora incerta", la poesia è dedicata a Lucia Morpurgo, che Levi sposerà l’anno dopo)


"La Tregua", seguito di "Se questo è un uomo", è considerato da molti il capolavoro di Primo Levi: il diario che narra la conquista della libertà dopo l'internamento nel Lager nazista, più che una semplice rievocazione biografica, è una vera e autentica testimonianza di quei giorni e di quel viaggio doloroso, movimentato e struggente tra le rovine dell'Europa liberata - da Auschwitz attraverso la Russia e mezza Europa arrivando infine a Torino - che si snodò in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute e vittime della stessa, orribile guerra. L'epopea di un'umanità ritrovata con fatica dopo aver raggiunto il limite estremo dell'orrore e della miseria.


"Uscito nel 1963 da Einaudi, "La Tregua" è la seconda opera di Primo Levi. Al termine del libro, che giunge sedici anni dopo la prima edizione di "Se questo è un uomo", troviamo stampata una cartina dove vi è tracciato l'itinerario che parte da Auschwitz e arriva a Torino dopo aver attraversato ben sette Paesi: Polonia, Unione Sovietica (Bielorussia e Ucraina), Romania, Ungheria, Cecoslovacchia, Austria (due volte), Germania. È la traccia del viaggio di ritorno al quale lo scrittore fu costretto dopo la liberazione di Auschwitz. Dopo "Se questo è un uomo", l'Iliade mortale del Lager, questo libro descrive l'Odissea del ritorno: ed è una storia affollata, rumorosa di personaggi e di voci che si accavallano in tutte le lingue. "La Tregua" è il racconto di una peregrinazione irragionevole, ma carica di energia, attraverso la vita che ricomincia: un racconto corposo, impregnato insieme di ansia e di gioia. Prima di allontanarsi dal Lager, Levi lascia inciso sulla pagina l’emblema più straziante del dolore: Hurbinek, il bambino di tre anni nato ad Auschwitz, che non ha mai visto un albero e che ripete un’unica parola incomprensibile, vittima innocente e testimone assoluto di cui nessuno saprà comprendere il linguaggio. Di qui in poi comincia il viaggio, l’interminabile percorso attraverso l’Europa sconvolta dalla guerra. Vedremo la concitazione più frenetica alternarsi alla stasi più snervante, e incontreremo lungo il percorso figure indimenticabili. Due personaggi spiccano su tutti: il greco Mordo Nahum e il romano Cesare. Il Greco è l’uomo dal multiforme ingegno (commerciale, innanzitutto), capace di sopravvivere in ogni frangente avendo capito che "guerra è sempre". Cesare è invece il grande amico di Levi, dotato di vitalità e astuzia senza fine, ma anche della tendenza a cacciarsi in situazioni assurde tirandosene fuori con pensate sbalorditive. Levi è un grande osservatore e ritrattista di uomini, luoghi, animali, oggetti. Il suo stile è una tenaglia, che stringe il massimo dell'espressività in una morsa di concisione; l'attrattiva morale de "La Tregua" consiste in questo modo distaccato e insieme solidale di partecipare alle vicende dei propri simili. "La Tregua" è un libro che ha il respiro collettivo dei popoli e dei paesi: a cominciare dalla Russia, che prende forma sotto lo sguardo del lettore con il suo culto dell’arbitrario e dell’impuro, con la sua cieca forza biologica, con l’eccesso dei suoi appetiti e l'ingovernabilità della burocrazia. Ne "La Tregua", La Russia si manifesta come una sorta di anti-Germania. Ma è proprio sotto il segno della prigionia tedesca che il libro si conclude: dopo i mesi passati a traversare il continente, Levi ritrova il letto della sua casa di Torino, ma il suo sogno ricorrente consiste nel trovarsi ancora ad Auschwitz. Nel sogno, l’ex deportato sente che il Lager è la vera e unica realtà, e attende da un momento all'altro la parola polacca che all'alba impartisce il comando della sveglia, "Wstawać". La Tregua vinse nel 1963 la prima edizione del premio Campiello. Dal libro è stato tratto nel 1997 un film per la regia di Francesco Rosi, che ha come protagonista John Turturro." (testo tratto dalla pagina del Centro internazionale di studi Primo Levi)

Dal testo de "La Tregua", nel 2006 Davide Ferrario trasse "La strada di Levi", un viaggio on the road in forma di documentario realizzato dal regista e dallo scrittore Marco Belpoliti per ripercorrere fedelmente, sessant'anni dopo, il cammino attraverso l'Europa dell'est che Primo Levi, da poco uscito dal lager nazista di Auschwitz, intraprese il 27 gennaio 1945 per ritornare nella natia Torino, fotografando senza filtri la realtà di oggi sovrapponendola con quella che emerge dalle pagine del libro.


QUI trovate la playlist dell'audiolibro de "La Tregua" letto per il programma Ad alta voce di Radio 3 da Valentina Carnelutti.

Buon ascolto!


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