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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

F come Fumetto (13) - "Il tenente Blueberry" di Jean-Michel Charlier e Jean Giraud (1963)

Aggiornamento: 2 ott 2019

Brevi segnalazioni su singole storie, albi, libri e serie rigorosamente a fumetti.

"Il tenente Blueberry" di Jean-Michel Charlier e Jean Giraud ("Blueberry" - Francia - 1963)


Correva l'anno 1963 quando Jean-Michel Charlier e Jean Giraud crearono "Il tenente Blueberry", una delle migliori serie western a fumetti di tutti i tempi. Da subito il turbolento Mike Steve Donovan (questo è il suo vero nome) si ritaglia un suo posto nel comunque affollato mondo degli eroi dei fumetti: tenace, coraggioso e indisciplinato, non esita a spezzare il rigore militare o addirittura a disertare per portare a compimento le sue missioni ma senza per questo calpestare la sua dignità.


Le sceneggiature di Charlier, abile scrittore che usa tutti i punti di riferimento tipici del western americano, circondano il protagonista di personaggi caratteristici e dai nomi evocativi, oltre a creare situazioni tali da far risaltarne il suo spirito indomito. Il disegnatore selezionato per dare vita alla serie, invece, all'inizio fu il grande fumettista belga Joseph Gillain (meglio conosciuto con lo pseudonimo di Jijè), già autore di un altro celebre personaggio western, "Jerry Spring", che però rinuncia all'impegno e suggerisce a Charlier di puntare su un suo promettente allievo, Jean Giraud (che aveva già esordito nel mondo del fumetto, a soli 18 anni, con la striscia "Frank e Jeremié" per la rivista "Far West"), ritenendolo già in grado di sostenere il peso di un impegno del genere e anche di fornire il disegno assai ricco di particolari necessario per illustrare al meglio i paesaggi e le ambientazioni necessarie alla buona riuscita delle storie.

A Giraud viene dunque assegnato il compito, sempre sotto l'attenta guida di Charlier (sceneggiatore molto preparato sul genere in questione e molto esigente in tal senso), che non si fida completamente di quel giovane disegnatore, per quanto sia evidentemente dotato di talento (tanto da rivaleggiare con lo stesso Jijè).

Ma Giraud non delude le aspettative, e anzi, albo dopo albo, sviluppa un segno incredibile, tanto morbido e intrigante alla vista quanto appagante nella lettura: ricchissimo di dettagli, e molto influenzato sia dal cinema western americano di stampo classico che dalla nuova ondata di pellicole uscita negli anni '70, tese a dare una nuova lettura su quegli avvenimenti, oltre che dai film di Sergio Leone, Giraud porta ben presto "Blueberry" ad essere riconosciuto come un capolavoro nel suo genere e a diventare, nel giro di poco tempo, un vero classico della narrativa disegnata, seguito da un vasto ed appassionato pubblico.


Il primo albo della serie, "Fort Navajo", pubblicato a puntate sulla rivista "Pilote", è infatti subito accolto con grande attenzione dai lettori, non abituati alla descrizione di un West di quel tipo (e tenendo presente le caratteristiche del fumetto franco-belga non è poca cosa). Nelle intenzioni degli autori la serie doveva guidare il lettore alla scoperta di un western piuttosto realistico (e raccontato con grande ritmo) rispetto a quello classico visto nei fumetti francesi fino ad allora. Giraud ama il genere, si vede, e nella serie riesce ad esprimersi al meglio, diventando immediatamente un nome di primo piano nel panorama fumettistico francese (e non solo), ma il merito di un tale riscontro va ovviamente anche alle storie di Charlier, che hanno la forza e la capacità di risultare incredibilmente tese, piene d'atmosfera, sempre avvincenti e affascinanti. Lontano da molti stereotipi del genere - ma senza però mai tradirne la mitologia classica - Charlier riesce a mantenere alta l'attenzione dei lettori con una quantità sorprendente di svolte narrative e colpi di scena, dimostrando un fervida fantasia oltre che una conoscenza del genere western non comune, ma, soprattutto, sebbene la concentrazione di un così gran numero di vicende insieme è poco probabile ("guaio" che accomuna Blueberry a tutti i personaggi dei fumetti), lo sceneggiatore riesce a trovare sempre degli espedienti narrativi plausibili, mai forzati.

La maturazione del personaggio (che curiosamente all'inizio ricorda l'attore Jean-Paul Belmondo mentre arriva poi a somigliare a Charles Bronson), degli efficaci comprimari e del mondo che lo circonda prosegue costantemente, numero dopo numero, arrivando a picchi narrativi e grafici che hanno segnato la storia della BD, e qui vorrei ricordare almeno "Il generale Testa gialla", "La miniera del tedesco", "Ballata per una bara", "Naso rotto", "Angel face", "La lunga marcia" e "La fine della pista".

La collaborazione tra Charlier e Giraud continuerà fino al 1989, anno in cui lo sceneggiatore viene a mancare.

Nonostante le diverse strade espressive intraprese da Jean Giraud (in quel caso con lo pseudonimo di Moebius, che utilizzò la prima volta nel 1963, quando iniziò a disegnare per il magazine satirico "Hara-Kiri", e, dopo circa dieci anni, dal 1975 per i lavori di tema fantascientifico e fantasy, che gli daranno fama internazionale, pubblicati in origine dalle riviste "Charlie" e "L'Echo des savanes", ma soprattutto da "Métal Hurlant", pubblicazione che lui stesso aveva contribuito a creare), il disegnatore non lascerà mai Blueberry, e anzi, ostinatamente, continuerà con dedizione la serie occupandosi anche delle sceneggiature (non arrivando mai, va detto, ai livelli raggiunti da Charlier), cominciando dall'albo intitolato "Arizona love", lasciato incompiuto da Charlier, per poi proseguire (fino al 2012, l'anno della sua scomparsa) anche con altre serie, come "La giovinezza di Blueberry" ("La jeunesse de Blueberry") e "Marshall Blueberry".


La saga de "Il tenente Blueberry" è stata presentata più volte in Italia, sia su riviste (tipo "Il Corriere dei Piccoli" o "L'Eternauta") che in serie di volumi, e da diverse case editrici (come Mondadori, Nuova Frontiera, Alessandro Distribuzione, Comic Art, Editore Del Grifo, Rizzoli).


Vi lascio con questi quattro video: nei primi si può facilmente capire tutta la maestria di cui era capace Jean Giraud, mentre l'ultimo è dedicato a Jean-Michel Charlier:





Buone letture!


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