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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Settima arte (3): "Le avventure del principe Achmed" di Lotte Reiniger (1926)

Aggiornamento: 19 mar 2023

Video, immagini e brevi informazioni su film e documentari che hanno segnato la storia del cinema (o solo il mio immaginario)

"Le avventure del principe Achmed" di Lotte Reiniger ("Die abenteuer des prinzen Achmed" - Germania - 1926)

Soggetto e sceneggiatura: Lotte Reiniger.

"Un mago dà vita a un cavallo volante e lo offre ad un califfo, che lo accetta: in cambio lui potrà prendere dai suoi averi ciò che più desidera. Il mago sceglie sua figlia, la principessa Dinarsade, poi insegna a suo fratello, il principe Achmed, come montare sul cavallo. L'impetuoso ragazzo si innalza subito in volo prima che il mago abbia il modo di spiegargli come far ridiscendere a terra l'animale. Il principe vola così verso le lontane terre degli Spiriti di Wak-Wak, dove conosce la bella Pari-Banou, della quale si innamora. I due partono per un lungo viaggio che li conduce in Cina, dove però la ragazza viene fatta prigioniera. Achmed, per poterla liberare, stringe un'alleanza con una strega, nemica dei rapitori..."

Se il corto "Fantasmagorie" (1908) di Émile Cohl è tra i più antichi esempi di animazione, "Le avventure del principe Achmed" di Charlotte (Lotte) Reiniger (1899-1981) è considerato il primo lungometraggio animato della storia del cinema, realizzato con una complicata ma raffinata tecnica di silhouette ritagliate da sottili lastre di piombo e poi riprese con la tecnica del passo uno.

La Reiniger si fece da subito notare alla scuola d'arte drammatica di Max Reinhardt, proprio creando silhouettes di attori. Lì conobbe Paul Wegener (regista della prima versione del "Golem" al cinema), che la fa lavorare in alcuni film come comparsa o alla realizzazione di silhouettes per didascalie e titoli ("Apokalypse", 1918; "Der Rattenfänger von Hameln"/"Il cacciatore dei topi di Hameln", 1919). Entra poi nell'Institut für Kulurforschung, dove gira il suo primo lavoro con le silhouettes, "Das Ornament des Verliebten Herzens" ("L'ornamento del cuore innamorato", 1919). Lì conosce Walter Ruttmann, Oskar Fischinger e il futuro marito, Carl Koch (1892-1963), che diventa suo stretto collaboratore. Gira film come "Der fliegende koffer" ("La valigia volante", 1921) o "Aschenputtel" ("Cenerentola", 1923), prodotti ancora sperimentali ma molto curati ("Odio vedere le persone raffigurate con tre dita" - dichiarò la regista, critica verso molta dell'animazione allora in voga - "Nelle silhouettes le mani sono quasi l'unico punto in cui si possono dare dei sentimenti alle figure e in cui esse possono risultare espressive") e alcuni film pubblicitari. Dopo aver iniziato a collaborare a "Die Nibelungen" ("I Nibelunghi", 1923) di Fritz Lang, il produttore Louis Hagen le produce "Die Abenteuer...", a cui l'autrice lavora con un tavolo per l'animazione perfezionato per l'occasione. Il livello raggiunto dalla Reiniger si avvia a diventare il termine di paragone per il cinema con ombre cinesi, sottogenere nato tra gli anni '20 e '30.

Poco dopo arriva quindi il primo lungometraggio in animazione: "Le avventure del Principe Achmed", che esce a Berlino nel 1926 dopo tre anni di lavorazione, ma Lotte Reiniger è solo all'alba di una lunga carriera (fu un'autrice molto prolifica e poliedrica, ottenendo riconoscimenti un po' ovunque nel mondo), segnata da una fertilissima collaborazione professionale con il marito Carl Koch ma non solo, e "Le avventure del Principe Achmed", per esempio, riunisce oltre alla Reiniger e a Koch anche Walter Tuerck, Walter Ruttman, Alexander Kardan e Berthold Barthosch, i quali creano degli effetti speciali che animano l'impalpabile, il vaporoso, in contrappunto ai contorni netti delle silhouette della regista.

Il film, elaborato e complesso - ha ben 300mila inquadrature - e per ottenere particolari movimenti, i personaggi, realizzati in piombo e cartone, furono composti dai 25 ai 50 pezzi separati, tenuti insieme da sottili fili di metallo. Per paura di annoiare il pubblico, Lotte Reiniger e i suoi collaboratori decisero di introdurre delle immagini e degli effetti realizzati con altre tecniche d'animazione: è infatti possibile trovare all'interno del film parti animate ottenute utilizzando della sabbia ed altre di animazione visivamente astratta, elaborate con l'apparecchio Fischinger, ideato proprio da Oskar Fischinger. Gli effetti speciali del film sono in gran parte la sovrapposizione delle tre lastre che formavano gli sfondi e per potere filmare quel tipo di set la Reiniger inventò il tavolo multipiani (trick-table), che permetteva di mettere la macchina da presa in alto e riprendere tutte le lastre dando la profondità di campo alle silhouette. Ci fu quindi un successivo lavoro molto complicato di ritaglio, per donare alle immagini diverse misure. Il montaggio, quasi assente se non negli stacchi obbligati, venne compensato sempre dalla ingegnosa creatività della Reiniger, che per certi effetti speciali utilizzò addirittura materiali che poco avevano a che fare con la sua tecnica, come la cera e la già citata sabbia, ma che restituiscono particolarissimi risultati visivi altrimenti impossibili da rendere. Il film era in b/n e fu in seguito creata, sulla copia al nitrato, la colorazione.

La lunga lavorazione del film è stata raccontata nel dettaglio dalla regista nel libro "Shadows theatre and shadows films" (1970), mentre è del 1999 il documentario "Lotte Reiniger: Homage to the Inventor of the Silhouette Film" di Katia Raganelli.

Tecnicamente impegnativo (è costato alla sua autrice ben tre anni di lavoro serrato) e ispirato a "Le Mille e una notte" (900 d.C. circa) e al "Libro blu" (1889) di Andrew Lang, "Le avventure del principe Achmed" è considerato ancora oggi un punto di svolta straordinariamente importante nella storia della cinematografia. Nel fervido clima, anche per il cinema, della Germania weimariana, la Reiniger lascia il segno recuperando la tradizione del teatro d'ombre, unita a temi favolistici classici, per un pubblico adulto, rifacendosi sia all'espressionismo che al cinema avventuroso-fantastico; il risultato è molto suggestivo, e fa avvertire in quelle immagini un magico senso di "fragilità preziosa". È questa un'animazione assai insolita secondo gli standard attuali, non essendo fatta a cartoni animati (la Reiniger fu molto critica nei confronti di Walt Disney, che secondo lei proponeva un prodotto solo commerciale e superficiale), bensì con una particolare tecnica che, andando a recuperare tradizione grafiche antiche, mette in scena figure e non disegni.

Dopo esser stata distrutta sia in versione negativa che positiva durante i bombardamenti del 1945, quest'opera è stata recuperata per una casualità nell'archivio del British Film Institute nel 1954.

Qui trovate il lungometraggio animato:

e qui due brevi speciali sulla Reiniger:


Buona visione!



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