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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Settima arte (20): "L'Uovo dell'angelo" di Mamoru Oshii (1985)

Aggiornamento: 21 mag 2021

Video, immagini e brevi informazioni su film e documentari che hanno segnato la storia del cinema (o solo il mio immaginario)

"L'Uovo dell'angelo" di Mamoru Oshii ("Tenshi no tamago" - Giappone - 1985)


"Forse è tutto un sogno." (da "L'Uovo dell'angelo")


"Un remoto, tetro, pietrificato futuro, dove il cielo è perennemente oscurato da nubi. Una misteriosa bambina dai folti capelli bianchi che custodisce gelosamente un uovo. Le sue piccole mani sembrano accarezzare qualcosa che non c'è. Una di esse diventa una mano d'uomo, che stritola qualcosa che non c'è. Un gigantesco uovo si staglia nel panorama, all'interno del quale si scorge un animale dalle fattezze di un uccello. Una fatiscente città, dove enormi ombre guizzano sui muri e sulle strade, inutilmente inseguite e bersagliate con arpioni da una folla di uomini che sembrano fantasmi. Un'astronave qui atterra e ad attenderla vi è un soldato, armato di uno strano fucile. ll soldato incontra la bambina e, incuriosito dall'uovo, le domanda che cosa contiene..."


"L'Uovo dell'angelo" è uno dei più ermetici e affascinanti film diretti da Mamoru Oshii, celebre regista e autore di opere come "Ghost in the shell", "Patlabor", "Jin-roh" e "Sky crawler". Una fiaba filosofica (ma che ha echi cyberpunk) sulla morte del mondo, dell'uomo e di Dio.


Il fulcro del film ruota attorno alla presenza dello strano uovo ed al mistero che in esso è contenuto, oltre che alla bambina che vuole proteggerlo e al soldato che intende impossessarsene, convinto che in esso ci sia la chiave per svelare i misteri della vita ed il senso della propria esistenza. Un film che risulta tanto onirico quanto mistico e surreale, aspetto aumentato dal fatto che i dialoghi sono quasi totalmente assenti mentre l'insieme vive esclusivamente di immagini densissime di rimandi e dettagli a loro volta di non facile decifrazione. "L'Uovo dell'angelo" si presta a diverse interpretazioni (e le cerca anche), e infatti ne ha avute moltissime, ma nessuna davvero sufficiente o comunque esaustiva.


L'opera appartiene senz'altro alla particolare poetica narrativa di Mamoru Oshii, alla sua personalità creativa e all'idea dell'uomo e del mondo (non certo ottimistica) che esprime da tempo. È probabilmente la sintesi della sua narrazione, fatta in sottrazione, che spinge gli spettatori a cercare in tutti i modi di decifrare quello che stanno vedendo, di dargli un ordine e un senso (per le sue caratteristiche, il progetto può essere accostato a dei veri classici della storia del cinema, come "2001: Odissea nello spazio", di Stanley Kubrick, o ai film di Andrej Tarkovskij, titoli che Oshii cita esplicitamente, ma anche al cinema di Ingmar Bergman o di Krzysztof Kieślowski).


Parla del rapporto tra scienza e fede? Della sete di conoscenza e di ciò che è inspiegabile? Di sicuro, ma, come ogni film onirico che si rispetti, anche "L'Uovo dell'angelo" ha una struttura ciclica, che non completa mai il suo giro, dove l'inizio e la fine sono collegati, ed è privo di un vero e proprio intreccio (in senso classico, almeno). I due personaggi rappresentano l'unico filo conduttore del film, e noi seguiamo i loro movimenti attraverso l'enorme città in rovina (un residuo di una civiltà passata che sembra inglobare più civiltà in sé) dove infiniti oggetti sono disseminati un po' ovunque (tra cui un mappamondo e una clessidra spezzati a metà, forse a significare la raggiunta fine di tutto, l'immobilità dello spazio e del tempo), e da forme vaghe e indistinte che possono (e vogliono) rendere difficile la visione allo spettatore. Tra le innumerevoli allegorie che quest'opera contiene, c'è anche quella dei pescatori, che sono rappresentati come uomini grigi, spenti, tutti uguali tra di loro. Una massa informe tesa a dare la caccia a delle ombre che si muovono sui muri della città. Ombre che di certo non possono sperare di catturare, ma che rappresentano invece i loro ideali: uomini ridotti loro volta ad ombre che passano la vita alla rincorsa di sogni, di cercare di soddisfare i propri bisogni, i desideri, le speranze. Tutte cose spesso irraggiungibili, indecifrabili, come il senso della propria esistenza oppure quella di Dio. Sempre e solo ombre, a cui l'essere umano non riesce o non può fare a meno di dare la caccia, ma che non arriva ad afferrare.


La bambina ha un atteggiamento quasi "religioso" verso l'uovo che protegge, un primo segnale di senso materno, che si fonda su una sua intima e innocente convinzione, mentre l'uomo è dubbioso e, aspirando alla conoscenza, incarna uno spirito più pragmatico, "scientifico", per certi versi. Un'infanzia opposta ad un'età adulta che non ammette quel tipo di ingenuità o di false speranze ed è disposta a sacrificarle in nome di "altro", anche a costo di svelare l'ultimo mistero e rischiare di lasciare il vuoto dietro e dentro di sé (un profondo baratro come si vedrà ad un certo punto, forse simbolo della mancanza di ogni certezza, di ogni possibile appiglio o rifugio).  Lo stesso titolo originale del film, "Tenshi no tamago", è ambiguo: no esprime il possesso, e di per sé può indurre a pensare che l'angelo (tenshi) si trovi nell'uovo, oppure che l'uovo (tamago) appartenga all'angelo (che noi siamo portati istintivamente a credere che sia la bambina). Quale significato si possono inoltre attribuire alle parole del soldato che recita un passo dell'Antico Testamento raccontando l'episodio della colomba mandata da Noè alla ricerca della terra ferma? La colomba è forse quella che noi vediamo fossilizzata insieme a tanti altri animali, e alla cui vista il soldato rimane evidentemente turbato, oppure è la creatura che l'uovo sembra contenere? Qui i riferimenti alla religione cristiana ed ebraica sono precisi e di certo non casuali, e non sono citazioni sterili, simboli vuoti o meramente estetici: i pesci e i pescatori, il fucile del soldato a forma di croce, il riferimento all'angelo, l'albero della vita, la cattedrale gotica, l'arca, tutto questo sta a rappresentare un momento passato della vita del regista, che poco tempo prima di realizzare il lungometraggio si era interessato al cristianesimo per poi arrivare ad allontanarsene. Una premessa importante, viste le tematiche in questione e le letture che Oshii dà all'insieme.

Denso di atmosfera e mistero, il film è ancora oggi, a distanza di anni, uno dei più suggestivi realizzati da questo regista (e rimarrà anche un caso isolato, almeno dal punto di vista della messa in scena: nella sua filmografia futura si dedicherà a sceneggiature sempre molto elaborate ma comunque più lineari, aderenti alla verosimiglianza delle cose seppur collocate nell'ambito della fantascienza), ma anche uno dei suoi più sconosciuti (il film risultò troppo difficile per il pubblico di allora, abituato forse già ad un altro tipo di animazione, e non riscosse il successo sperato). "L'Uovo dell'angelo" richiede una certa attenzione e disponibilità, ma, a mio parere, poche altre opere riescono a comunicare un così forte senso criptico senza mai arrivare a stancare o a sembrare fine a se stesse (sotto questo punto di vista, l'ora spesa a vedere un film del genere vale molto di più di quelle investite su molti altri titoli e produzioni simili).


Arrivato in Italia solo in dvd (importato ma non tradotto, anche se i dialoghi nel film sono, come detto, ridottissimi), "L'Uovo dell'angelo" è anche uno dei risultati più alti nell'arte del disegno animato tradizionale, ed è il frutto del lavoro di uno staff non comune: oltre alla regia di Oshii, il film vanta anche l'impronta stilistica datagli da Yoshitaka Amano, che ne ha curato anche la direzione artistica insieme a Shichiro Kobayashi, le animazioni sono sotto la direzione di Yasuhiro Nakura e la splendida colonna sonora è opera invece di Yoshihiro Kanno.


Yoshitaka Amano (classe 1952, trovate qui il suo sito: amano-artwork.tumblr.com), uno dei più celebri illustratori giapponesi, iniziò a lavorare giovanissimo. Solo quindicenne entra a far parte del prestigioso studio d'animazione Tatsunoko per occuparsi del disegno dei personaggi di alcune celebri serie Tv come "Gatchaman" e "Kyashan". Negli anni '80 realizza molte copertine e le illustrazioni per romanzi, tra le quali va ricordato "Vampire Hunter D" di Kikuchi Hideyuki (diventato famoso come film animato), e, poco tempo dopo, entra nel prolifico campo dei videogame prendendo parte ai disegni della serie "Final Fantasy" e "Front Mission". "L'Uovo dell'angelo" rappresenta la sua unica esperienza cinematografica in senso stretto, resa significativa dall'indiscusso talento di Mamoru Oshii.


Il film si discosta volutamente dai canoni portanti dell'animazione giapponese di moda in quegli anni (questo film non può e non vuole di certo concorrere con altri titoli del periodo), presentando situazioni lontane da ammiccamenti sessuali, azioni sfrenate, accesi rumori, colori ed effetti vari, ma solo concentrandosi sui suoi disegni e sulle sue atmosfere.  Pochi movimenti, sonorità ammalianti e un'atmosfera inconfondibile (una sorta di video-pittura), sono il tratto distintivo di questo titolo, che ancora oggi lo rende raro nel suo settore.


Qui trovate un trailer, che ben ne rappresenta il clima e le intenzioni, oltre che un'analisi del film:


Buona visione!


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