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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Settima arte (17): "Dersu Uzala" di Akira Kurosawa (1975)

Aggiornamento: 24 mar 2019

Video, immagini e informazioni su film e documentari che hanno segnato la storia del cinema (o solo il mio immaginario).

"Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure" di Akira Kurosawa ("Dersu Uzala" - URSS/Giappone - 1975)


Sceneggiatura: Akira Kurosawa e Jurij Nagibin, tratta dai libri "Dersu Uzala" e "Nel profondo Ussuri" di Vladimir Klavdievič Arsenijev.


Con: Maksim Munzuk, Jurij Solomin, Schmeikl Chokomorov, Svetlana Danielchenko.


"Gli uomini di una spedizione topografica, guidati dal capitano Vladimir Klavdievič Arsenijev, incontrano un nomade, appartenente al gruppo etnico Hezhen, chiamato Dersu Uzala, originario di quei luoghi e che accetta di fargli da guida in quei territori impervi. Inizialmente visto come un rozzo ed eccentrico vecchio, Dersu Uzala si guadagna presto il rispetto dei soldati grazie alla sua grande intelligenza, il suo istinto, l'acuto senso di osservazione e la sua profonda umanità. In diverse occasioni Dersu Uzala salva le vite degli uomini della spedizione, oltre quella dello stesso capitano Arsenijev. Fra i due arriva a nascere una grande, profonda amicizia, che abbatterà tutti i limiti imposti da un retroterra culturale molto diverso e che permetterà al giovane capitano di scoprire il vero significato dell'esistenza..."


"Forse il testamento più struggente di un poeta del cinema."

(Paolo e Vittorio Taviani)


"La prima rivoluzione da fare è quella ecologica. Il problema politico è passato in secondo piano."

(Luis Buñuel)


"Come è fragile l'essere umano, debole e piccolo."

(Il capitano Arsenijev in "Dersu Uzala")


"Dersu Uzala" segnò il ritorno al cinema di Akira Kurosawa ("Rashomon", "I sette samurai", "Il trono di sangue"), dopo l'insuccesso avuto con "Dodès-Ka-Den" scaturito poi in una grave crisi personale.

Il film, criticato in quegli anni per il fatto di non contenere in sé elementi "politici" (la critica cinematografica sa essere a volte incredibilmente miope e faziosa), venne invece sostenuto con forza da moltissimi registi o altri rappresentanti del mondo della cultura. Vincendo nel 1975 il premio FIPRESCI (a Kurosawa viene conferito il Gran premio) al Festival di Mosca, nel '76 l'Oscar come Miglior film straniero, nel '77 il David di Donatello per la Migliore regia, e il David speciale alla Mosfil'm (per la produzione), "Dersu Uzala" si dimostra essere un'opera davvero intensa, una lirica rappresentazione del rapporto tra uomo e natura che non concede nulla alla retorica.

La natura di quella parte di mondo è infatti l'autentica, gigantesca protagonista del film, e il regista riesce a donargli un respiro e della magia, ma anche a ritrarla nella sua autentica durezza e "crudeltà", che impongono all'uomo e alle creature che la abitano una sfibrante e quotidiana lotta per la sopravvivenza. Una natura ostile, un mondo dal quale l'essere umano fugge per rifugiarsi in un ambiente più ristretto - scolpito a sua immagine e che assecondi le sue necessità - rappresentato dalla vita di città, ma che diventa poi inevitabilmente un insieme di leggi privative (non si può raccogliere l'acqua, non si può tagliare la legna, non si può dormire in una capanna o sotto le stelle) inaccettabili e incomprensibili per chi ne è estraneo.


Nel film, Dersu il cacciatore insegna ai giovani e inesperti militari che compongono la piccola comitiva a seguito dell'esploratore a sopravvivere, ma li aiuta soprattutto a imparare a vivere con tutti i sensi tesi, a dilatare lo sguardo oltre l'apparenza, a scoprire i segreti e a rispettare le leggi che regolano il mondo. Nella sua visione delle cose, la nebbia è realmente "la terra che respira", il gelo "la riserva della vita", il Sole "l'uomo più importante perché senza di lui tutto morirebbe"; anche il fuoco e l'acqua sono per lui "degli uomini potenti" (nel suo variopinto linguaggio, Dersu infatti "umanizza" tutti gli elementi naturali, chiamando "uomo" anche il bastone che lo accompagna da una vita). Cacciatore per sopravvivere, Dersu uccide solo per mangiare: "Se si uccidono tutti gli animali, di cosa ci nutriremo?". Quando si accorge che una tigre li sta seguendo la prega di allontanarsi: "Non c'è abbastanza spazio nella taiga? Proprio dietro di noi devi venire?" (la tigre incarna ai suoi occhi lo spirito autentico della taiga, e ne ha un reverenziale timore). Quando per legittima difesa le sparerà, si prostrerà in ginocchio come chi ha commesso un peccato imperdonabile: da quel giorno infausto, Dersu non sarà più lo stesso (da li a poco comincia a perdere la vista e  crede che questo fatto sia una vendetta dello spirito della taiga). Vedendolo deperire ogni giorno di più, Arsenijev propone alla guida di stabilirsi in città; Dersu vi resterà per poco, gli sembra di vivere in gabbia (non gli consentono nemmeno di piantare una tenda all'aperto e di tagliare un ramo). Prima di lasciarlo ripartire per il suo elemento naturale, Arsenijev regala all'amico un fucile di precisione; con quello forse se la caverà comunque, anche se con una vista debole, ma il destino ha in serbo altro, sia per il vecchio cacciatore che per per il giovane esploratore.


Dersu Uzala è impersonato con eccezionale mimetismo da Maksim Manzuk, attore non professionista che nella vita fa il musicologo, e l'amicizia con il capitano Arsenijev (interpretato da Yurij Solomin) è narrata senza eccessi romanzeschi o retorici e il tutto si regge su un equilibrio che non conosce cadute di tono o sbavature (la storia è raccontata attraverso la voce narrante del protagonista russo, essenziale per aiutare lo spettatore a comprendere il significato sia del film che, soprattutto, di quei luoghi, unica e vera possibile casa per Dersu Uzala).


Kurosawa si rifà a due libri da lui letti in gioventù e scritti proprio dall'esploratore Vladimir Klavdievič Arsenijev, il primo, "Dersu Uzala", del 1923, e l'altro intitolato "Nel profondo Ussuri", in cui sono riportate notizie circa le sue numerose esplorazioni nel Sichotė-Alin', una regione della Siberia, risalenti ai primi anni del XX secolo, che vengono fusi insieme nell'opera cinematografica (Kurosawa girò il film proprio nei luoghi narrati da Arsenijev. Nella foto qui sotto si vede il vero Dersu Uzala, fotografato da Arsenijev verso il 1902).

Qui trovate un trailer, un filmato in lingua originale che presenta anche alcune foto di Dersu Uzala e Vladimir K. Arsenijev, e due clip del film:





Buona visione!


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