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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Settima arte (11): "Il posto" di Ermanno Olmi (1961)

Aggiornamento: 20 feb 2022

Video, immagini e brevi informazioni su film e documentari che hanno segnato la storia del cinema (o solo il mio immaginario)

"Il posto" di Ermanno Olmi (Italia - 1961)


Soggetto e sceneggiatura: Ermanno Olmi. Con: Alessandro Panseri, Loredana Detto, Tullio Kezich, Mara Revel, Bice Melegari, Corrado Aprile.


"I miei primi film sono storie sulla povertà ma in cui c'è sempre un po' della storia del nostro paese. Il passaggio dalle società contadine a quelle operaie, o da queste alla nuova borghesia. Ne "Il posto" lo si vede bene nella casa di Domenico, una cascina in cui non si lavora più la terra ed è diventata solo un dormitorio per gente che va a lavorare in fabbrica e in città. Tra poco in quelle stalle senza più animali avrebbero messo le Lambrette e le Seicento." (Ermanno Olmi)


"Un film antispettacolare che, con ironica levità, offre un attento quadro della condizione piccolo-borghese nella Milano degli anni '60." (Paolo Mereghetti) "Questo film a mio avviso resta un documento, oltretutto con rigorosa assenza della colonna musicale. Verrebbe persino voglia di dire che è un tardo esempio di neorealismo, per non aggiungere che l'aria della nouvelle vague non è estranea a certe sequenze, e si potrebbe continuare." (Lorenzo Pellizzari) "Il piccolo mondo degli impiegati di un'importante azienda e i genuini sentimenti che possono sorgere tra due ragazzi non ancora toccati dalle dure esperienze della vita, sono gli elementi più appariscenti di questo di questo pregevole lavoro, diretto con abilità e freschezza. La vicenda, tenue ma nello stesso tempo lirica, e piena di centrate psicologiche, è ottimamente interpretata dai due giovani esordienti." (da una recensione pubblicata su "Segnalazioni cinematografiche", 1961) "Per la gente che vive nelle cittadine e nei paesi della Lombardia, intorno alla grande città, Milano significa soprattutto il posto di lavoro." (scritta nei titoli di testa)


"Meda, provincia di Milano. Inverno dei primi anni '60. Il capoluogo lombardo è in pieno boom edilizio: il traffico e i lavori urbani sono dappertutto. Il giovane Domenico Cantoni lascia la Brianza per recarsi in città a cercare un lavoro. Una grande azienda ha indetto un concorso per alcuni posti da impiegato, e lì, durante l'esame, conosce una ragazza, Antonietta Masetti, da tutti soprannominata Magalì, e anche lei, che è di Milano, sta cercando un lavoro stabile. Domenico passa le prove, ma gli viene proposto di ricoprire il ruolo di aiuto-usciere. Lo accetta, nonostante non fosse esattamente l'incarico sperato. L'esito positivo della selezione segna comunque per lui l'esordio nella vita adulta e l'indipendenza economica: l'acquisto di un impermeabile nuovo (quello che piace a Magalì), l'ingresso in ditta, il primo colloquio con l'ingegnere capo e l'incarico di fattorino. Viene poi a sapere che anche Magalì è stata assunta, ma trovandosi in un altro reparto i due non riescono mai ad incontrarsi. Dopo un appuntamento mancato con la ragazza, al rientro in ufficio un evento cruciale lo aspetta. Per Domenico è iniziato un nuovo, lungo anno, tra interrogativi, piccole umiliazioni e meschinità da affrontare, ma anche labili speranze...".


Il film di Ermanno Olmi traccia un perfetto e malinconico ritratto dell'Italia che cambia sotto il frenetico ritmo del boom economico, con tutte le contraddizioni e le difficoltà sociali che quel periodo ha portato. "Il posto" è inoltre una sorta di proseguimento ideale de "Il tempo si è fermato" (il primo film di Olmi, uscito nel 1959). Il regista descrive con onestà, sensibilità e grande acume la realtà di quegli anni, raccontando la presa di contatto del protagonista - un giovane ancora integro nella sua disponibilità, gentilezza e intelligenza - col desolato (e intristito) mondo del lavoro. Nel film non c'è dell'esplicita denuncia sociale, ma anzi lascia che sia lo spettatore a riflettere su quale sia il prezzo, concreto o solo ideale, che Domenico (il ragazzo di provincia dal volto un po' triste e dall'aria smarrita interpretato da un ottimo Alessandro Panseri) dovrà pagare per aver conquistato il tanto ambito posto fisso.

Perché l'unica cosa che fa sembrare a Domenico una città come Milano un luogo meno freddo e distante è solo l'incontro con Magalì, ma le rigide regole dell'azienda penseranno ad allontanarli, sistemandoli in due diversi settori collocati in edifici separati. La festa di Capodanno (che era stata già proposta da Mario Monicelli in "Risate di gioia" come uno dei "non luoghi" in cui concentrare tutti i malesseri di una società) sarà l'occasione per mostrare un variegato microcosmo in cui Domenico si trova costretto a fingere un'allegria che non prova. Il film è scarno ma efficacissimo, con scene di livello assoluto (come quella della lampadina che non funziona) in cui scatta facilmente l’identificazione, e la grandezza di Olmi è quella di mantenere sempre un vigile sguardo da documentarista su quella che sarebbe in realtà una fiction, stando sempre alla larga da registri scontati. Domenico non viene schernito (ma il personaggio di Fantozzi ha comunque dei debiti con lui) né esaltato perché non fa niente di coraggioso o di buono (Olmi non mitizzava la classe operaia e meno che mai la piccola borghesia), ma soprattutto ci si incammina insieme a lui alla scoperta di una presunta strada giusta, che tutti devono (e sono costretti) in ogni caso trovare da soli.

Nonostante la quasi totale assenza di riprese da lontano, il film riesce a dare un grande senso di "incastro dell'uomo nella città", e anche se è sempre stato al passo con i tempi, Olmi (classe 1931) dirige un film quasi neorealista, con i suoni in presa diretta; le molte sequenze in esterni che ritraggono i rapidi cambiamenti urbani della città di Milano (come la costruzione della Linea 1 della metropolitana. Nel film viene mostrata proprio la centralissima piazza San Babila, sventrata dai lavori in corso per la metropolitana); i rumori delle tavole calde e dei bar; l'uso del dialetto; l'utilizzo di molti attori non professionisti (nel ruolo di uno dei due esaminatori del "test psicotecnico" appare il critico cinematografico Tullio Kezich, mentre Loredana Detto, che interpreta il ruolo di Antonietta Masetti, divenne la moglie di Olmi).

I palazzi dell'anonima azienda nel quale viene assunto il protagonista sono quelli della Edison, per la quale Olmi ha lavorato per buona parte degli anni '50 realizzando decine di documentari industriali. La scena in cui Domenico prende il treno è stata girata alla stazione di Meda delle FNM (Ferrovie Nord Milano).


Un film della miglior scuola cinematografica italiana, quella che parla di noi, di cos'era l'Italia di allora, che conosce le regole della tradizione ma che, nello stesso tempo, sa essere universale. "Il posto" si è aggiudicato diversi riconoscimenti, tra cui il Premio della critica nel 1961 alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia; il David di Donatello nel 1962 a Ermanno Olmi come Miglior regista: la Espiga de oro alla Semana Internacional de Cine de Valladolid sempre nel '62.


QUI trovate il film completo, disponibile sul sito della Rai, mentre qui potete vedere il trailer e alcune clip:




e infine qui un'intervista dove il regista parla de "Il posto":

Buona visione!


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