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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

Il segno potente e oscuro di Jorge Zaffino

Aggiornamento: 7 set 2022

Uno dei maggiori talenti emersi nel mondo del fumetto, capace di ricreare sulla carta vividi mondi attraverso immagini tanto eleganti quanto inquietanti.

"Jorge Zaffino riesce a disegnare personaggi che hanno una vitalità animale, che trasmettono un'idea ferale. Li fa vivere sulla pagina stampata. Gente che non si desidererebbe incontrare in giro. Mai." (Chuck Dixon)


"Ho una mia teoria sull'arte, che deve essere un perfetto mix di poesia e durezza, atmosfera e realtà, passione e mestiere. Ma mettici troppo mestiere e il tuo lavoro sarà privo di vita, mentre la troppa passione ti può far perdere il senso delle cose, non facendoti più vedere i tuoi errori. Jorge, invece, nel suo lavoro aveva parti uguali di tutto questo, e il suo disegno era vivo. Terribilmente vivo. Sapeva rappresentare i piccoli momenti del quotidiano come quelli lirici. Solo i veri maestri della narrazione a fumetti lo sanno fare." (Larry Hama)


"Quello che faccio non è proprio fumetto, ma illustrazione. In realtà io non mi considero ancora un vero disegnatore di fumetti, perché il fumetto non è solo saper disegnare bene, ma anche raccontare bene qualcosa. Posso farvi dei nomi di gente che riescono a farlo, come ad esempio; Angel "Lito" Fernandez, Horacio Altuna o Frank Szilagyi. Nel mio lavoro, invece, è ancora più una questione di cercare di creare un'atmosfera, un'immagine efficace, invece che di raccontare una storia. (Jorge Zaffino)


La prima parola che forse viene in mente guardando il lavoro di Jorge Zaffino è potenza. Sapeva ricreare sulla carta degli interi mondi, vividi e completi, attraverso immagini tanto eleganti quanto forti e inquietanti, offrendo un disegno complesso ma sempre leggibile, pieno di incredibili atmosfere e immergendo i suoi personaggi in grandi masse di nero e in fitti tratteggi, che spesso erano la rappresentazione del loro carattere più intimo (in tal senso, impressionanti restano i primi piani che realizzava).

L'inchiostrazione era l'arma vincente di questo artista, l'aspetto del suo lavoro che balzava subito all'occhio, frutto di un talento composto di istintività e sicurezza, e finalizzata nell'incessante ricerca di volumi, di effetti e nel restituire l'esatta sensazione dei materiali che disegnava. Un lavoro di cesello che poteva poi contare su un disegno di base solidissimo, di stampo classico, dove l'apprendistato fatto nello studio dei fratelli Ricardo, Enrique e Carlos Villagràn (celebri disegnatori di "Nippur di Lagash", uno dei personaggi più noti dell'historieta, creato nel 1976 da Robin Wood e Luis Lucho Olivera, e di cui anche Zaffino realizzò alcuni episodi), ha fatto probabilmente la differenza.

Tra i principali riferimenti grafici di Zaffino sono evidenti molti maestri dell'historieta argentina, e qui si parla di Alberto Breccia, Horacio AltunaJosè Muñoz, ma anche gli italiani Hugo Pratt, Sergio Toppi Attilio Micheluzzi, oltre che autori nordamericani come Alex Toth, Joe Kubert, Hal FosterTimothy TrumanRichard Corben, Milton Caniff, Gene Colan e Frank Frazetta.

Poteva anche non piacere - e i lettori americani non lo amarono mai troppo, abituati ormai ad quel disegno stilizzato, di maniera e quasi pagliaccesco che si era imposto nei comics degli anni '90, lontano dall'idea di naturalismo che Zaffino invece metteva in scena con una sensibilità quasi completamente assente nei fumetti americani di quel periodo, fatta di sottigliezza del linguaggio grafico, di corpi umani sapientemente ritratti, espressivi e mai rigidi -, ma non lasciava comunque indifferenti e, onestamente, per chi ha occhi per vedere, Zaffino non poteva che risultare come quel grande disegnatore che è stato. Di lui, questo dissero Steve Lieber: "Un qualsiasi problema che il mestiere del disegnatore pone, richiede un lavoro di vera abilità per essere risolto e superato in modo soddisfacente. Jorge Zaffino, nella sua maturità artistica, è stato in grado di gestirli tutti, liberando le storie che disegnava da ogni difficoltà e permettendo al lettore di perdercisi dentro. La sua tecnica è cambiata nel corso del tempo, crescendo ad un livello più impressionistico, ma è sempre sembrato particolarmente interessato a rappresentare umori cupi, catturando notevoli sfumature di luce e ombra. Il fitto tratteggio di linee che usava, apparentemente istintivo, ritraeva le sue figure in un modo che non avevo mai visto fare prima nei fumetti. Dio solo sa cosa devono essere gli originali"; Tommy Lee Edwards: "Ero impegnato a cercare di rendere efficace il mio bianco e nero: come riuscire a creare profondità? Come rendere i volumi su un oggetto o una figura? Studiare l'opera di Zaffino mi aiutò moltissimo. Ha risposto a molte delle mie domande, e mi ha spinto a farmene di nuove"; e John Paul Leon: "Il suo lavoro ti mette in discussione".


Nato nel 1960 a Buenos Aires, Jorge Zaffino testimonia un talento precoce per il disegno e a soli 16 anni inizia a lavorare nel mondo dei fumetti come apprendista (non retribuito) presso lo studio dei Villagràn. L'esperienza lo forma enormemente da un punto di vista professionale, dandogli concrete basi per affrontare il mercato e gestire storie a fumetti. A 19 anni è già al lavoro per diversi editori argentini, e collabora a serie come "Tierra de Elfos" e "Wolf" o al già citato "Nippur di Lagash" ("Nippur de Lagash"). Si fa conoscere presto nel mondo dell'historieta collaborando ad alcuni importanti fumetti argentini, e il suo stile, inizialmente grezzo, migliora visibilmente storia dopo storia. A metà degli anni '80 , Zaffino accompagna Ricardo Villagràn negli Stati Uniti, visto che il disegnatore stava lavorando per una casa editrice americana alla serie "Evangeline", scritta dallo sceneggiatore Chuck Dixon. Dixon rimane molto colpito dal lavoro del giovane allievo di Villagràn: "Ho visto per la prima volta il lavoro di Zaffino poco più di un anno fa. Solo una manciata di tavole, di una storia a fumetti fatta da lui in Argentina, ma il loro effetto su di me fu immediato. Volevo lavorare con questo ragazzo. Dovevo lavorare con lui. C'era questa... forza sotto la sua tecnica di disegno, già di suo impressionante... una forza cruda, cupa... era perfetto per me e per quello che volevo raccontare".

Quel viaggio segna una svolta nella carriera di Zaffino, e da lì a poco con Dixon realizzerà infatti "Winterworld", una miniserie pubblicata dalla Eclipse comics nel 1987 e che rappresenta anche la consacrazione per il giovane disegnatore sudamericano. La serie non è un grande successo di vendite, però riceve un plauso unanime da parte della critica (ha avuto anche un seguito, "Wintersea", e un terzo, intitolato "Winterwar", era in programmazione) e il nome di Zaffino comincia a girare nell'ambiente, suscitando l'ammirazione incondizionata di molti suoi colleghi statunitensi.

Il disegnatore inizia a lavorare regolarmente con gli Stati Uniti, collaborando anche con lo scrittore Dan Chichester, disegnando per lui "Critical Mass" e "Terror Inc.", ma è conosciuto soprattutto per i suoi lavori realizzati per la saga noir de "Il Punitore", in particolare per il volume intitolato "La loggia degli assassini" ("Punisher: Assassin's guild"), del 1988, che è anche uno dei vertici toccati da Zaffino nella sua carriera. Carl Potts, che fu l'editor di quel volume, ricorda: "Mi ricordo che rimanevo sempre spiazzato ogni volta che Jorge mi spediva un nuovo gruppo di tavole. Altri colleghi, o sceneggiatori e disegnatori, quando venivano a trovarmi, cercavano sempre di dare uno sguardo al suo lavoro":

In quegli anni Zaffino collabora poi alla testata "Clive Barker's Hellraiser" con la storia "La tomba" ("The vault"); a una storia di Conan intitolata "Il dio cornuto" ("The horned god"), pubblicata nel 1989 in "The Savage sword of Conan" n.162 (in Italia nel n. 96 della rivista "La Spada selvaggia di Conan", uscito nel '92); sempre su testi del fido Chuck Dixon disegna "Blocco sette" ("Seven block" - 1990), una delle sue opere più significative, pubblicata in Italia nel n.17 del mensile "Star magazine"; e poi ancora "Hoover" (1991), pubblicato qui in Italia sulla rivista "Torpedo", questa volta in collaborazione con il grande Carlos Trillo; e, infine, alcuni numeri di "The 'Nam" (una delle più anomale serie a fumetti della Marvel, creata nel 1986 da Doug Murray e Michael Golden).

L'ultima opera di Zaffino negli Stati Uniti è stata una breve storia per la collana "Batman: Black and White" (uscita nel 1996 e realizzata sempre in collaborazione con Dixon).

Insieme alla sua produzione a fumetti, Zaffino ha anche portato avanti il suo lavoro come pittore, altra sua grande passione. Raccontava spesso che si era dedicato allo studio delle opere di Paul Cezanne, Howard Pyle, Jan Vermeer, Caravaggio, Diego Velázquez e Rembrandt, quest'ultimo per la sua ricerca della "sintesi totale e il controllo assoluto su l'uso di luce e ombra", a cui era molto interessato.


Jorge Zaffino scompare per un attacco cardiaco il 12 luglio 2002 a Buenos Aires, all'età di soli 42 anni.

QUI, QUI e QUI trovate alcune panoramiche sulla sua produzione, mentre QUI altre e dettagliate informazioni sulle sue pubblicazioni.

Buona visione e letture!








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