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F come Fumetto (4): "Peter Kampf lo sapeva" di Carlos Trillo e Domingo Mandrafina (1987)

  • Immagine del redattore: Pasquale Frisenda
    Pasquale Frisenda
  • 29 gen 2018
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 14 nov 2024

Brevi segnalazioni su singole storie, albi, libri e serie rigorosamente a fumetti.

"Peter Kampf lo sapeva" di Carlos Trillo e Domingo Mandrafina ("Peter Kampf lo sabìa" - Argentina - 1987)


"America, anni '50. In una New York letteralmente tappezzata di manifesti elettorali per le imminenti elezioni presidenziali, un editore francese, Paul Leduic, si mette alla ricerca dell'autore di una serie a fumetti intitolata "Peter Kampf", che sembra scomparso nel nulla forse proprio a causa del suo lavoro. Ma a chi può dare fastidio la pubblicazione di una striscia a fumetti? Di questo disegnatore l'unica cosa che si sa è che è emigrato dall'Europa agli Stati Uniti circa vent'anni prima, forse per sfuggire alla galera. L'autore, che firmava le strisce con uno pseudonimo e che prima di "Peter Kampf" aveva realizzato anche un altro personaggio, "Superiorman" (un eroe quasi divino, alto e biondo), viene trovato, ma solo per scoprire che è morto in miseria, che la scelta di fare il disegnatore era stata un ripiego dopo una fallita carriera politica, e che il suo nome era Adolf Hitler. Le strisce di "Peter Kampf" sembrano però destinate a sopravvivergli..."


"Ripeti una bugia cento, mille, un milione di volte, ed essa diventerà una verità".

(frase attribuita a Joseph Goebbels, ministro per la propaganda del regime nazista dal 1933 al 1945)



"Peter Kampf lo sapeva" ha una sceneggiatura perfetta e dei disegni perfetti, ed è una delle migliori opere in assoluto del fumetto argentino.

Una di quelle storie che, se ti capita di disegnarle, danno un altro senso al mestiere del fumettista, e Domingo Mandrafina non si è fatto scappare l'occasione per esprimere il suo talento e realizzare uno dei suoi capolavori.

Quella imbastita da Carlos Trillo è una storia distopica ambientata in un'America, quella di figure come J. Edgar Hoover, il rigido direttore dell'FBI, e del paranoico senatore Joseph McCarthy, per capirci, che piano piano arriva ad trasformarsi in uno stato totalitario.


Anche senza la degenerazione delle tensioni economiche e sociali che hanno permesso al nazismo di mettere radici in Europa e poi di scatenare la Seconda Guerra Mondiale, l'America dà comunque segnali inquietanti a causa di uno dei candidati alla Casa Bianca, un John Wayne in versione caricaturale (nell'81, pochi anni prima che questa storia uscisse, era invece stato eletto negli states un altro attore, Ronald Reagan), uno dei politici più determinati nel voler introdurre leggi durissime nel paese e che ha impostato tutta la sua campagna elettorale tra insulti razzisti, slogan tipo "L'America prima agli americani" (un concetto un po' ridicolo, considerando la storia di quel Paese, anche se tornato in voga durante la campagna presidenziale di Donald Trump), e sull'esaltazione della forza e dell'onore.

Al fianco del candidato Wayne c'è poi anche il consigliere per le pubbliche relazioni che ha supportato tutta la sua campagna elettorale: un uomo piccolo e zoppo, immigrato anche lui dall'Europa, che sia chiama Joseph Goebbels.


E' proprio Goebbels che cerca di far scomparire dalla circolazione "Peter Kampf": è rimasto affascinato dalle vignette e dal messaggio di quel fumetto, e l'idea è quella di ritirarlo per assicurarsene l'esclusiva e poi rilanciarlo in grande stile, sia nelle edicole che sui giornali, come veicolo diretto e immediato per propagandare tra le masse ogni tipo paura, oltre che fomentare l'odio verso chi si deciderà poi di eliminare dalla società, che sia un singolo o un'intera etnia (nelle strisce di "Peter Kampf" - un nome non scelto a caso da Trillo, visto che rimanda ovviamente al famigerato "Mein kampf"/"La mia battaglia", il libro scritto da Adolf Hitler quando era in prigionia e dove aveva esposto chiaramente le sue idee politiche di "società ideale", oltre che profondamente razziste - il protagonista si scontrava sempre con cattivi di origine ebraica, e l'intenzione di Goebbels è quella di ritoccare le tavole in modo da sostituire gli avversari del personaggio con neri, ispanici o altre minoranze), facendo diventare nello stesso tempo lo scomparso fumettista quasi come un profeta.

Trillo e Mandrafina ci mostrano uno scenario sempre plausibile e sempre allarmante: linciaggio e persecuzione di fasce della popolazione (una sequenza in tal senso, dove molti cittadini manifestano a favore del partito di Wayne per le strade, in massa e tutti imbavagliati, fa davvero effetto), discriminazioni, apartheid, manipolazione della memoria storica (tra i possibili riferimenti per questa storia vengono in mente di sicuro i romanzi "1984" di George Orwell e "La svastica sul Sole" di Philip K. Dick).


La Seconda Guerra Mondiale è stata senza dubbio una catastrofe epocale, da cui molti Stati non si sono mai più ripresi davvero, soprattutto a livello umano, ma quei fatti, dicono gli autori di quest'opera, dovrebbero servire come monito per aprire gli occhi sui pericoli del fanatismo e di quello che può portare la disgregazione del senso di società e di empatia verso il prossimo.

Da "Peter Kamp lo sapeva" traspare un messaggio chiaro: il fenomeno del nazismo come di altri regimi totalitari del '900, dal fascismo allo stalinismo sovietico, non sono nati dalla follia di un uomo solo ma dalla paura di un popolo intero, che ha permesso l'instaurarsi di determinate idee dittatoriali, dove l'uniformità è vista come un valore e la diversità come un male da abbattere.


Non si può capire il nazismo pensandolo solo come un'idea politica, perché così non era; il nazismo era un culto pseudo religioso: volevano sentirsi degli dei, discendenti da dei e procreatori di una nuova stirpe semi divina.

Tutte le altre considerazioni erano secondarie o bandite dalla struttura nazista.

Ogni persona non ritenuta in linea con questa idea era eliminabile perché debole, e quindi impura.

In "Kaputt" (1944), Curzio Malaparte scrisse: "Pensiamo all'idea della crudeltà nazista: ciò che li muove in tal senso, agli atti più freddamente, più metodicamente, più scientificamente crudeli, è la paura. Non hanno paura di soffrire, né della morte, ma hanno paura degli inermi, dei malati, delle donne, dei bambini, la paura dei diversi, dei deboli. Hanno paura sopra tutto degli esseri deboli. Hanno paura dei vecchi".

Trillo poi dedica anche un'attenzione particolare al personaggio dell'editore Paul Leduic, che risulta piegato su se stesso e sui suoi interessi (trovare il fumetto scomparso, una sua ossessione sia come lettore che professionale) ma non si preoccupa di quello che gli accade intorno, neanche se lo vede con i suoi occhi.

Leduic è la rappresentazione di quelle persone che badano solo al proprio orticello, egoisti e indifferenti a tutto, almeno fino a quando diventano loro stesse vittime di una discriminazione.


"Peter Kampf lo sapeva" è una storia di neanche 50 pagine, ma così densa, complessa, ricca di rimandi eppure sempre così leggibile e chiara, da dare il peso della capacità di questi due autori.

Oltre ai riferimenti politici, "Peter Kampf lo sapeva" è in qualche modo un omaggio anche alla storia del fumetto, e abbonda di citazioni a personaggi o autori, sia statunitensi che argentini, come Frank Godwin, Harold Foster ed Eduardo Linage.


La storia in questione non è purtroppo di facile reperibilità qui in Italia, perché è stata pubblicata a puntate solo molti anni fa su "Lanciostory" e "Skorpio", e poi ripubblicata completa in un albetto allegato sempre a "Skorpio" uscito nel 1992, ma nel 2024 è stata riproposta dalla Libreria delle nuvole di Perugia.


Vi lascio con due video, dedicati rispettivamente a Carlos Trillo (tratto dalla trasmissione "Mastercomics") e Domingo Mandrafina:


Buona lettura!



 
 
 

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