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  • Immagine del redattorePasquale Frisenda

F come Fumetto (3): "Maus" di Art Spiegelman (1986)

Aggiornamento: 6 gen 2019

Brevi segnalazioni su singole storie, albi, libri e serie rigorosamente a fumetti.

"Maus" di Art Spiegelman ("Maus: A survivor's tale" - USA - 1986)


"Un padre, Vladek, scampato all'Olocausto; una madre, Anja, che non c’è più da troppo tempo; e un figlio, Art, che fa il fumettista e che cerca di ristabilire un rapporto con quel genitore anziano, malato, e così lontano per mentalità e abitudini. Forse, l’unica via per ritrovarsi è ripercorrere insieme, padre e figlio, le loro storie. Dall'epoca felice del fidanzamento e matrimonio dei suoi genitori nella Polonia degli anni '30 fino all'arrivo della guerra e all'incubo dell'occupazione nazista, della persecuzione razziale e dell’internamento nel lager di Auschwitz..."


La Polonia invasa dai tedeschi durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale si intreccia agli Stati Uniti degli anni '80; una baracca di Auschwitz si mescola a una casa di New York. Così come la storia di una famiglia ebraica travolta dalla più immane tragedia del '900 (oltre che una delle più atroci della storia dell'umanità) si sovrappone alla storia di un giovane uomo che tenta di fare i conti con la sua vita e con le sue origini. Ma quel passato non riguarda soltanto lui, riguarda tutti, e costringe tutti a confrontarsi con quanto è successo e con il quasi inevitabile senso di colpa. La colpa di essere, ancora e comunque, vivi (anche nei libri di Primo Levi questo aspetto emerge con forza), e la sensazione sempre presente è che tutto quell'abisso di orrore, sofferenza e crudeltà non era un'esclusiva dei nazisti ma che appartiene all'essere umano, e che potrebbe spalancare di nuovo le sue porte in futuro se solo si ripresentassero le stesse condizioni.


Nella pagine di "Maus", dove gli ebrei sono raffigurati come topi e gli aguzzini nazisti come gatti, si alternano tragedia e leggerezza, brutalità e tenerezza, e Art Spiegelman riesce, come scrisse Moni Ovadia, a "Dire l’impossibile attraverso la pietas artistica".


L'opera è suddivisa in due parti: - "Mio padre sanguina storia" (composta da 6 capitoli pubblicati per la prima volta nel 1986), dove viene mostrato il rapido inasprimento delle condizioni di vita degli ebrei polacchi negli anni immediatamente precedenti allo scoppio della guerra. - "E qui sono cominciati i miei guai" (composta da 5 capitoli pubblicati per la prima volta nel 1991), dove viene invece dato un chiaro spaccato delle terribili condizioni di vita dei deportati all'interno del campo di concentramento nazista negli anni della guerra.


Il lavoro fatto dall'autore in "Maus" è tanto geniale quanto necessario e lucido nell'analizzare quegli avvenimenti. Più quel periodo si allontana negli anni e più la memoria di quello che l'uomo è stato capace di fare all'uomo diventa di primaria importanza.

Durante la lavorazione del volume, Spiegelman (QUI trovate un'intervista all'autore) ebbe molti dubbi su quello che stava facendo, tra cui la paura di non rispettare le tante vittime dell'Olocausto con un'opera forse inadeguata, ma una volta uscito il libro ebbe un grande riscontro di pubblico e critica in tutto il mondo, e meritò l'assegnazione dello Special Award del Premio Pulitzer.

Per celebrare i trent'anni dall'uscita della prima edizione di "Maus", nel 2016 è stato pubblicato "MetaMaus", un libro-mondo in cui Spiegelman racconta e approfondisce i dettagli del processo creativo che lo hanno portato a generare un'opera tanto rilevante. Al volume è allegato un DVD che contiene una copia digitalizzata di "Maus", attraverso cui è possibile accedere a documenti storici, schizzi e taccuini personali di Spiegelman e un ricchissimo archivio di audio interviste con suo padre.


Buona lettura!


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